L’ITALIA E’ PRONTA PER LA MOBILITA’ SOSTENIBILE? LA NUOVA FRONTIERA DEL MONOPATTINO ELETTRICO
L’esigenza di ripresa, a chiusura delle misure restrittive della circolazione a contrasto alla diffusione epidemiologica, ha imposto, tra l’altro, la definizione di misure volte a evitare che la riattivazione della mobilità comportasse un’esplosione di traffico e inquinamento nei centri urbani.
E’ certo che una quota significativa di utenti del trasporto pubblico locale preferirà, infatti, gli spostamenti in automobile (così come già accaduto in Cina e in altri Paesi).
Il Presidente di ASSTRA (Associazione Trasporti) Andrea Gibelli ha dichiarato che «Solamente nel primo trimestre dall’inizio del COVID-19 il nostro settore del trasporto pubblico ha fatto registrare una perdita complessiva di ricavi da traffico di 600 milioni di Euro trimestrali, con una previsione di perdita a fine anno di circa 1,5 miliardi di Euro», e che l’uso del trasporto pubblico locale sarà fortemente ridotto (si stima una riduzione del 70%), sia a causa del distanziamento sociale, sia causa della sfiducia dell’utenza rispetto alla sicurezza sanitaria dei mezzi pubblici.
Ancora più inquietanti sono le dichiarazioni del direttore generale di ATM Giana: «La sopravvivenza del trasporto pubblico così come lo conosciamo si regge su due pilastri: uno è quello dei fondi che vengono stanziati dal governo attraverso le Regioni e l’altro è la vendita dei biglietti e questa seconda parte si sta azzerando. Eravamo a -90% nel corso del lockdown e più o meno siamo ancora su quei livelli. Quello che abbiamo davanti è un gap di capacità produttiva e di trasporto legata agli obblighi di distanziamento sociale che comunque ci limiterà al 25-30% della nostra capacità teorica». E, in effetti, durante le settimane appena trascorse, Atm ha trasportato complessivamente il 13-14% dei passeggeri rispetto alla media di una giornata feriale di questa stagione.
Il problema è comune ad altri Paesi, alcuni dei quali si sono mostrati particolarmente propositivi nella gestione della fase transitoria, specie con riferimento alla strategia di mobilità alternativa (Budapest, Bogotà, Philadelphia, Minneapolis, Oakland, Vancouver, Calgary, Vienna, Città del Messico, Berlino e Londra).
Tra le soluzioni proposte, la creazione di corridoi per la mobilità di emergenza, con corsie dedicate alle forme di mobilità alternative all’auto lungo tutte le principali direttrici urbane, in modo da convogliare le quote di mobilità che si perderanno dal trasporto pubblico, almeno nelle parti più congestionate delle città.
In Italia cosa si sta facendo?
In molte città d’Italia si punta sulla mobilità in sharing di biciclette e monopattini elettrici.
La misura è, in astratto, di estrema funzionalità. Certamente lo sarà ancor più se accompagnata da un miglioramento dei sistemi di trasporto pubblico (tram, metropolitane, etc.), utile a coprire lunghe distanze nelle grandi Metropoli.
Eppure la carenza infrastrutturale di molte città rende pericoloso l’uso di quei mezzi che dovrebbero favorire il miglioramento della qualità di vita del singolo e della collettività.
I fatti di cronaca degli ultimi giorni ne riportano il segno. Non sono pochi gli incidenti dovuti alla scarsa abitudine degli automobilisti a questa ‘circolazione mista’ e alla mancata preventiva predisposizione di corsie dedicate e segnaletica adeguata. Triste l’episodio del giovane parigino in monopattino che in questi giorni ha perso la vita nello scontro con un mezzo pesante.
E allora s’impone una riflessione sull’uso dei nuovi mezzi di mobilità dolce.
I monopattini elettrici potranno viaggiare sia in città sia fuori (eccetto le strade extra-urbane principali).
La previsione sembra postulare che dalla circolazione stradale siano esclusi mezzi veloci.
Anche in Italia, non si può non tener conto del fatto che, invece, dopo un anno di incoraggiante calo, le cifre relative al 2019 parlano di un +7% di vittime da sinistri stradali. Continuando di questo passo sembra purtroppo allontanarsi l’ambizioso obiettivo del piano UE secondo cui l’Italia sarebbe dovuta scendere nel 2020 a ‘soli’ 2000 morti, visto che la cifra del 2019 è di circa 3.500. Le cause? Soprattutto la guida distratta da smartphone, l’alcol e la droga. A farne le spese, in particolare, gli utenti deboli come pedoni e ciclisti. La necessità di tutelare questa categoria con maggiori controlli e con strade riservate sicure e invece è stata soddisfatta semplicemente aprendo le strade ai monopattini elettrici.
L’uso in sicurezza di monopattini elettrici presuppone strade in ottimo stato di manutenzione. Questo rende il mezzo incompatibile con la circolazione su strade (anche urbane) note per le insidie continue (Roma e Milano si segnalano in negativo più di altre).
L’ondata di variazioni di un quadro normativo frammentario è causa di incertezza.
Serve riflettere anche sull’età minima consentita per l’uso di un mezzo in grado di raggiungere i 20 km/h. Il rischio di incidenti legato ad una mancanza di educazione stradale è alto. La giovane età che unisce euforia e voglia di libertà rischia di farlo diventare una moda, elevando così il rischio di incidenti mortali che coinvolgono i minorenni.
E allora si dia spazio alla mobilità dolce, ma con regole precise:
– realizzazione di nuove regolamentazioni e/o infrastrutture ‘soft’, a basso costo e rapida attuazione, per la mobilità attiva (pedonale e ciclabile) e la micromobilità, in deroga al Codice della strada, costruite in modo ottimale, protette dalla viabilità stradale con strumenti sicuri di antievasione delle corsie e successivamente manutenute in efficienza;
– forti incentivi economici e finanziamenti per il potenziamento della mobilità attiva con un Fondo interventi urgenti mobilità sostenibile dei Comuni, bonus-mobilità per acquisto bici elettriche, servizi di bike sharing e micromobilità;
– pieno mantenimento delle misure di equilibrio del sistema della mobilità, come ZTL, aree pedonali, sosta regolamentata, corsie preferenziali, indispensabili ancor oggi più che mai per gestire il traffico, quindi per quanto più possibile evitare la promiscuità con gli altri corridoi e dove possibile realizzarle senza sottrarre spazi alla sede stradale dedicata alle auto rendendo inefficace l’alleggerimento del traffico;
– contenimento della domanda e dei picchi di mobilità lavorativa e commerciale, promuovendo in modo diffuso lo smart working come modalità facoltativa di lavoro con priorità per i pendolari extraurbani, la differenziazione degli orari di attività economiche e uffici, e i sistemi di consegna a domicilio, privilegiando e incentivando quelli su bicicletta e cargo-bike;
– campagne informative nazionali per stimolare stili di vita basati su forme di mobilità attiva, indispensabili per tenersi in salute e recuperare la forma fisica.
La ‘mobilità dolce’ deve poter rappresentare realmente un vero valore aggiunto, secondo un piano di circolazione alternativa, di affiancamento e integrazione di quella tradizionale.
Diversamente, è destinata a restare promessa non mantenuta e ulteriore fonte di pericolo.
[Fonti:
https://theromantimes.altervista.org/flaminio-donna-in-monopattino-investita-da-unautomobile/]
I nostri articoli sul tema
«La mobilità sostenibile è quando usi le gambe oltre al cervello»
Comunicato MI dell’1 maggio 2020: Urge una ristrutturazione del sistema dei trasporti pubblici
FASE 2. URGE UNA RISTRUTTURAZIONE DEL SISTEMA DEI TRASPORTI PUBBLICI – COMUNICATO 01.05.20