LO PSICOLOGO AL SERVIZIO DEL CITTADINO
Di recente, il Consiglio regionale della Campania ha approvato all’unanimità il testo di legge che prevede l’istituzione del servizio di Psicologia di base, con l’obiettivo di integrare il lavoro di medici di base e dei pediatri di libera scelta, fornire un’attività di assistenza psicologica primaria e promuovere il lavoro di rete territoriali di sostegno alle famiglie e agli istituiti scolastici.
Per vero, sa diversi anni si sono susseguite proposte e norme di legge al fine di regolamentare queste figure all’interno del territorio e del SSN.
La norma inserita nel decreto Calabria del 19 giugno del 2019 istituisce la presenza dello psicologo negli studi dei medici di famiglia. La norma in questione è il frutto di un’attività di elaborazione e di rapporto del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi con le rappresentanze istituzionali e sindacali dei medici di base e del conseguente rapporto con le Istituzioni e con le Associazioni di tutela dei cittadini, per dar luce al ruolo fondamentale della psicologia – e quindi dello psicologo – nella tutela della salute, come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia“.
Secondo le dichiarazioni del Presidente dell’ordine degli psicologi dott. Lazzari, «La necessità di affiancare la professione dello psicologo a quella del medico di famiglia e del pediatra è emersa già da diverso tempo e non solo in Italia. L’obiettivo è il potenziamento delle cure primarie, quelle che, essendo più vicine ai cittadini, permettono di raccogliere i bisogni dei pazienti ed effettuare interventi sia terapeutici che di prevenzione. Questa legge offre l’opportunità di garantire un supporto a chi soffre di disturbi psicologici o psicosomatici, ma anche la possibilità di trattare il correlato psicologico di malattie fisiche e patologie croniche, purtroppo sempre più diffuse». Ruoli già sperimentati in diverse realtà nazionali ed internazionali.
Uno studio internazionale dimostra che il 75% degli utenti, trovandosi in una situazione di disagio, piuttosto che prendere una pillola, preferisce un supporto psicologico.
Da parte dei cittadini c’è una forte richiesta di psicologi, ma questa figura è tuttora poco presente nel servizio pubblico, cosicché chi ne ha bisogno deve pagarla di tasca propria e, ovviamente, non tutti ne hanno la possibilità. Per tale motivo si spera che gran parte di questo bisogno insoddisfatto possa trovare la giusta accoglienza proprio attraverso l’applicazione di questa legge.
Nel Lazio, dal 2007, alcuni comuni, in collaborazione con le Asl territoriali, hanno istituito sportelli di ascolto psicologico nelle scuole e predisposto una rete di supporto a famiglie e corpo docenti .
In Umbria, ad esempio, da circa due anni si sta testando questa figura con ottimi risultati, sia in termini di efficacia degli interventi, che per il gradimento espresso dagli utenti.
Diverse regioni del nord Italia hanno istituito degli studi pilota per valutare l’utilità e l’efficacia delle figure dello psicologo di base e dello psicologo scolastico, ma ad oggi non vi sono dati sufficienti .
Lo scorso 20 luglio, anche la Regione Puglia ha approvato la proposta di legge che istituisce il servizio dello psicologo di base. La nuova figura sarà introdotta per un anno a titolo di sperimentazione e affiancherà i medici di medicina generale. Lo psicologo del servizio svolge funzioni di coordinamento e programmazione per la psicologia territoriale nell’ambito delle strutture sanitarie territoriali afferenti al distretto socio-sanitario in collaborazione con la medicina convenzionata. Sarà istituito presso l’agenzia regionale strategica per la salute e il sociale (Aress) il coordinamento regionale dei dirigenti psicologi delle singole Asl, con lo scopo di avanzare nuovi modelli organizzativi innovativi e verificare la eventuale loro applicabilità. Tale organismo, costituito da un dirigente psicologo e integrato con la presenza di due rappresentanti designati dall’ordine regionale professionale degli psicologi e di due rappresentanti designati dai dipartimenti universitari corrispondenti, definisce linee guida rispetto alle problematiche prioritarie. Vincenzo Gesualdo, Presidente dell’ordine degli psicologi Puglia, commenta la proposta dicendo: «La legge regionale per l’istituzione dello psicologo di base rappresenta un indubbio salto di qualità per il riconoscimento dell’importanza di una professione così delicata e il suo incardinamento nel sistema sanitario pubblico. Anche se si tratta di una sperimentazione annuale, si coglie nel testo approvato nell’aula consiliare, dopo mesi di confronto e discussione nella Commissione Sanità, la volontà di imprimere una svolta a lungo termine, per la quale ringrazio tutti». Questo passo in avanti è molto importante per la considerazione della salute psichica alla stregua di quella fisica, finalmente in linea con i dettami dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’art. 32 cost.
In questo panorama le Regioni hanno un ruolo fondamentale: saranno gli enti locali, attraverso gli accordi con i medici di medicina generale, con gli istituti scolastici a concretizzare questa importante possibilità per i cittadini italiani. L’attivazione delle Unità Operative di Assistenza Psicologica proposte in alcuni distretti socio sanitari ed il convenzionamento con gli studi professionali accreditati possono essere intesi come ulteriori obiettivi strategici per garantire una rete di assistenza psicologica e psicoterapeutica in linea con il diritto alla salute della popolazione.
Un sistema di cure primarie utile ed efficace presuppone che l’attenzione alla componente psicologica della salute è fondamentale, e non si tratta solo di offrire cure al disturbo psicologico, o di trattare il problema individuale, occupandosi del benessere e della salute psicofisica dei cittadini di un territorio, dei membri di una comunità, in modo equo e accessibile, per fornire a tutti indistintamente cura e terapia, ma anche per promuovere consapevolezza, promozione di salute, e adozione di comportamenti positivi, rispondendo, inoltre a quattro grandi problemi:
1. intercettare e diminuire il peso crescente dei disturbi psicologici della popolazione, costituendo un filtro sia per i livelli secondari di cure che per il pronto soccorso;
2. intercettare i bisogni di benessere psicologici che spesso rimangono inespressi dalla popolazione;
3. organizzare e gestire l’assistenza psicologica decentrata rispetto ad alcuni tipi di cura;
4. realizzare una buona integrazione con i servizi specialistici di ambito psicologico e della salute mentale di secondo livello, e con i servizi sanitari più generali.
Ma chi è lo psicologo di base?
La presenza dello psicologo, come quella dell’infermiere, è un investimento per la qualità dell’offerta degli studi dei medici di famiglia per la migliore risposta ai bisogni di salute ed è evidente che dall’esame dei dati epidemiologici si palesa un crescente disagio psicologico con pesanti ricadute nella qualità della vita.
La situazione socio-economica fa lievitare condizioni soggettive di maggiore sofferenza, disagio, depressione e ansia che danno vita a sintomi psicosomatici nelle persone che si rivolgono al medico di medicina generale per un suo intervento. La non presa in carico oppure una risposta inadeguata a queste condizioni di disagio hanno ripercussioni negative sia per l’intero sistema socio-sanitario che per chi ne è portatore.
In questo scenario viene a delinearsi il ruolo dello psicologo di cure primarie che sia in grado di coadiuvare il medico di medicina generale ad intervenire nelle fasi di disagio psicologico, ad iniziare dalla sua precoce individuazione al fine di prevenire la sua degenerazione in forme croniche e/o patologiche, il che porterebbe a spostare l’intervento in strutture specialistiche, di carattere pubblico o privato .
Lo psicologo delle cure primarie adotta interventi terapeutici evidence-based, multiprofessionali, integrati e collaborativi, che consentano di affrontare in modo appropriato e tempestivo le patologie al loro esordio, di migliorare l’aderenza alla terapia dei pazienti affetti da patologie croniche, di incrementare il benessere individuale e diminuire l’utilizzo improprio e i costi del Servizio Sanitario. E’ una figura formata all’individuazione precoce di stati mentali a rischio, ed è preparata nella somministrazione di test adeguati al fine diagnostico, che opera in modalità multi-professionale, che è la modalità ottimale per fornire assistenza con percorsi d’integrazione interdisciplinare anche in raccordo con gli operatori del sociale.
Le ricerche hanno dimostrato che, accanto a bisogni di salute di carattere fisico, la presenza e la soddisfazione dei bisogni psicologici risultano altrettanto importanti e fondamentali per la salute psico-fisica degli individui. La letteratura, inoltre, ci dimostra che la maggior parte di queste persone, in fase iniziale, chiede aiuto al suo medico di famiglia, e almeno il 50% di dette richieste esprime un disagio psicologico- relazionale.
E’ rilevante il fatto che fornire una risposta più appropriata ai bisogni e problemi produce risparmi effettivi perché gli interventi risultano più efficaci ed efficienti, la sola medicalizzazione o la non risposta a problemi a forte componente psicologica produce un incremento dei costi sanitari e sociali, come acclarato da molti studi; al contrario una risposta pertinente, integrata e tempestiva risulta fortemente virtuosa dal punto di vista economico ed in grado di produrre risparmi effettivi, aumentando la sostenibilità del Sistema.
La mission della psicologia di cure primarie pertanto è la garanzia del benessere psicologico di qualità nella medicina di base, sul territorio, vicino alla realtà di vita dei pazienti, alle loro famiglie e alle loro comunità, fornendo un primo livello di servizi di cure psicologiche, di qualità, accessibile, efficace ed integrato con gli altri servizi sanitari, caratterizzato dunque anche da costi contenuti e contraddistinto da una rapida presa in carico del paziente.
Lo psicologo scolastico
La situazione degli psicologi che lavorano nelle istituzioni educative europee è stata presentata in un documento della Task Force on Psychologists in The Educational System dell’EFPA (1998) attivata dalla European Federation on Psychologists Associations, da cui emerge che la specificità dello psicologo che opera a scuola, rispetto ad altre figure professionali che lavorano nei contesti educativi, consiste in un approccio attento alla complessità del sistema scuola.
Quest’ultima, infatti, è una realtà composta da individui (studenti, insegnanti, operatori) e da gruppi (classi, famiglie, corpo docente e non docente) ed è inserita in un contesto territoriale più ampio (comuni, province, sistema socio-sanitario, settore terziario).
Lo psicologo lavora nella consapevolezza delle relazioni tra questi diversi attori sociali e di solito opera su tre obiettivi principali: 1. promozione della salute e del benessere; 2. contrasto dei fenomeni di rischio; 3. diffusione delle buone pratiche psicologiche.
Gli psicologi nelle istituzioni educative devono quindi contribuire alla promozione, realizzazione e valutazione delle competenze necessarie per supportare lo sviluppo negli studenti di attitudini positive verso l’apprendimento, attraverso interventi di promozione di attività trasversali in ottica di apprendimento continuo (EFPA, 2010). Molte evidenze, a livello internazionale, indicano la necessità di riconfigurare la figura dello psicologo in un’ottica sistemica integrata al fine di promuovere salute e benessere e di migliorare i contesti educativi (EFPA, 2010).
Un ulteriore e recente ambito di cui lo psicologo scolastico deve occuparsi è quello delle tecnologie, non solo per loro pervasiva presenza, ma per ragioni di natura profondamente psicologica. Infatti, le tecnologie sono veri e propri strumenti di mediazione che influiscono profondamente sui processi psichici quali pensiero, linguaggio e ragionamento e apprendimento. Gli strumenti di mediazione rappresentano la forma esteriorizzata”dei processi mentali pertanto le tecnologie finiscono con il veicolare rappresentazioni mentali, governate da regole e operazioni complesse immaginative e simboliche e modulano l’agire nel mondo. Quando poi sono calati nei processi formativi, svolgono funzioni molto specifiche che si differenziano a seconda delle caratteristiche delle tecnologie stesse. La diffusione della cultura digitale ha implicazioni profonde anche nel rapporto genitori-bambini (Blum-Ross e Livingstone, 2017) che vede i genitori attivamente impegnati a marcare la presenza dei propri figli negli ambienti digitali o il ruolo delle tecnologie nelle comunicazioni insegnanti-genitori con implicazioni di privacy, trattamento dei dati e costruzione di una precoce identità digitale. Altri fenomeni da conoscere sono il cyberbullismo (Hinduja e Patchin, 2014) e la dipendenza da Internet (Anderson, Steen, e Stavropoulos, 2017).
Spunti di riflessione e proposte
Le figure professionali specializzate necessitano di una regolamentazione lavorativa e formativa che le includa all’interno del SSN.
Il regolamentare la figura dello psicologo all’interno delle strutture sanitarie ed educative è fondamentale da diversi punti di vista.
Il primo riguarda il risparmio e il controllo dei costi del cittadino. Fornendo un servizio pubblico, si ammette l’accesso a gran parte della popolazione equiparando gli aspetti socio economici e dando a tutti la possibilità di prevenzione e cura.
Il secondo punto di vista riguarda l’aspetto libero professionale che, se pur convenzionato, non è sempre accertabile sia dal lato economico che in termine di formazione continua e di aggiornamento.
Il terzo aspetto riguarda la collaborazione all’interno di un equipe multi-professionale e territoriale che già conosce i membri al suo interno e può favorire la collaborazione e la comunicazione tra essi e il cittadino ampliando il lavoro sul territorio.
La regolamentazione è importante anche sotto il punto di vista formativo.
Infatti, al momento, solo poche sono le Università italiane che offrono Corsi di Laurea Magistrale pertinenti all’area di Pratica professionale “Psicologo dell’Educazione”, prefigurata dal Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi (CNOP) e che prevedono, sebbene non in modo esclusivo, fra gli sbocchi occupazionali la scuola e i contesti educativi. Generalmente alla fine dei cinque anni universitari ne segue un sesto di formazione specifica che permette poi di iscriversi all’Albo regionale. Molti studenti, alla fine di questo percorso, si sentono obbligati, data la scarsa richiesta di lavoro, a proseguire gli studi in ulteriori anni di scuole di specializzazioni psicoterapeutiche con la speranza che maggiori competenze possano aprire altrettante possibilità di lavoro.
Come brevemente accennato la formazione di psicologi scolastici e o di base come professionisti in grado di contribuire attivamente al benessere nei contesti clinici-scolastico-educativi e formativi ammette un percorso lungo e fumoso. Si potrebbe ipotizzare una formazione universitaria di 2° ciclo, Laurea Magistrale, seguita da un anno di tirocinio professionalizzante (con conseguente iscrizione all’albo) e da corsi obbligatori di aggiornamento annuali (ECM) come livello formativo essenziale per intraprendere la professione di psicologo nei contesti specifici (Matteucci, 2018).
E’ necessario, però, che tali percorsi formativi abbiano obiettivi peculiari per lo psicologo e prevedano i contesti performanti come sbocchi occupazionali specifici e prioritari.
Inoltre, si rende opportuna una riflessione sul tirocinio professionalizzante, che deve essere svolto in contesti atti a sviluppare competenze in linea con l’area di pratica professionale in oggetto. A tale scopo, i contenuti formativi e professionalizzanti devono risultare adatti sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, alla preparazione di tale figura professionale e, di conseguenza, in linea con standard e criteri internazionali di formazione degli psicologi.
Di conseguenza, è auspicabile che il sistema formativo italiano adotti dei benchmark per la formazione degli psicologi che intendono approfondire la loro formazione e dedicare la loro professione ai contesti specifici come qualli sopra indicati. In particolare, come detto, è necessario sostenere lo sviluppo di Corsi di Laurea Magistrale in Psicologia (LM-51) che propongano curricula conformi a standard internazionali condivisi e sostenuti dalla comunità internazionale scientifica e professionale degli psicologi . A tale scopo, l’adozione di standard internazionali deve essere favorita (quali, ad esempio, quelli proposti dall’ISPA), e le procedure di accreditamento internazionali dei corsi di studio che formano psicologi scolastici devono essere raccomandate.
Non ultimo, sarà necessario, per realizzare quanto sopra, che gli psicologi delle cure primarie e quelli scolastici vengano individuati attraverso una specifica selezione sulla base di criteri predefiniti tra cui una specifica formazione che dovrà essere individuata e regolamentata.
Di BARBARA PAOLI