LO STATO DI SALUTE DEGLI ENTI LOCALI REGIONI E COMUNI
La Campania è una regione complessa ma ricca di potenzialità e di risorse.
Vi convivono al suo interno anime molto diverse tra loro.
Da un lato, il patrimonio di storia, cultura, tradizioni, rappresentato da piccoli comuni soprattutto dell’entroterra, molti dei quali in progressivo spopolamento; dall’altro, la forza attrattiva della grande area metropolitana della fascia costiera, costituita da città medie densamente popolate.
Lo stato di salute degli enti locali rileva una forte difficoltà finanziaria dovuta alla crisi di liquidità determinata da un indice di autonomia finanziaria del 69,9%, inferiore alla media nazionale italiana pari al 73,9%.
Il bilancio dei Comuni presenta entrate costituite da tributi locali maggiori (IMU, Tassa rifiuti, Addizionale comunale), tributi minori (tassa occupazione suolo pubblico, tassa pubblicità, imposta di soggiorno), entrate patrimoniali (locazioni immobili comunali, proventi sanzione codice della strada). Rappresenta una voce d’entrata anche il Fondo di solidarietà con il quale lo Stato contribuisce alle finanze degli enti locali con minore capacità fiscale. Tali entrate sono destinate a finanziare, per lo più, la spesa corrente e sono inferiori a quanto necessario, non tanto in termini di previsione delle stesse, quanto in termini di velocità di realizzazione, ulteriormente compromessa dalla congiuntura economica attuale della realtà campana.
In una fase congiunturale negativa, infatti, la capacità di riscossione si riduce notevolmente e si crea di conseguenza una difficoltà di liquidità degli enti locali, riconosciuta peraltro dallo Stato, più volte intervenuto, anche durante il periodo Covid-19, concedendo la possibilità di ricorrere all’anticipazione di liquidità, cui tanti Enti hanno attinto per reperire le risorse necessarie al pagamento dei debiti pregressi.
Lo Stato di salute degli Enti locali risulta in equilibrio precario, legato ai tempi di realizzazione delle entrate, di per sé già difficili da riscuotere per le caratteristiche economiche del territorio amministrato e di gran lunga superiori rispetto ai tempi di realizzazione delle uscite.
Diversi enti locali si trovano di fronte a nuove esigenze da soddisfare, ma anche con meno risorse su cui puntare: alla difficoltà di riscossione si è aggiunta anche la progressiva riduzione dei trasferimenti statali, in conseguenza della riforma della Costituzione che ha previsto l’autonomia finanziaria degli enti locali, abbandonando così una logica di finanza derivata.
Tale autonomia, però, non pone tutti gli Enti locali sullo stesso piano.
Le autonomie locali del Sud, penalizzate rispetto alle altre più industrializzate, vedono con minor favore il federalismo fiscale, che si è tradotto in una maggiore difficoltà di gestione degli Enti locali con scarsità di risorse sempre più evidente. Laddove si riscontra, come succede in regione Campania, una forte disparità di entrate fiscali, lo Stato dovrebbe intervenire con fondi perequativi più adeguati, in aiuto agli enti con capacità fiscale ridotta. A volte lo Stato destina alle Regioni già importi differenziati a monte, altre volte interviene con fondi a supporto ma in maniera insufficiente.
Durante il periodo Covid-19, il Governo ha liberato risorse (con il decreto Cura Italia del 17 marzo 2020, e con il decreto Rilancio del 13 maggio 2020) attraverso la rinegoziazione dei mutui degli enti locali e la sospensione della quota capitale dei mutui Mef, destinando queste risorse all’Emergenza Covid-19. Ha inoltre istituito il fondo di solidarietà alimentare, a supporto dei Comuni nell’erogazione di risorse aggiuntive da destinare alle fasce più deboli. Nel contempo, però, l’attività di riscossione è stata sospesa e rinviata a Settembre, per non gravare ancora di più i cittadini, ma determinando così un ulteriore riduzione di liquidità necessaria a sostenere la spesa corrente comunque esistente.
La maggior parte degli Enti locali, d’altro canto, è caratterizzata da una struttura della spesa eccessivamente rigida, con una forte incidenza della spesa del personale e della spesa per ammortamento dei mutui sulle entrate correnti. Una razionalizzazione programmata di queste voci di spesa garantirebbe maggiore flessibilità al bilancio locale a beneficio delle politiche di investimento e di gestione del territorio.
Posto che il discorso economico è a fondamento di tutto, bisogna però sottolineare quanto anche una più efficiente macchina amministrativa possa contribuire ad un risollevamento degli enti locali.
Da uno studio Ifel, balza agli occhi la progressiva diminuzione di personale: dal 2010 al 2017 gli enti locali campani hanno perso il 25% del personale. Altro dato rilevante è l’età media dei dipendenti pari a 56 anni, che a ragion veduta si può dire età avanzata soprattutto se rapportata ai cambiamenti tecnologici in atto negli ultimi anni e alla carenza di aggiornamento professionale adeguato.
Al riguardo un ricambio generazionale, finora bloccato dal legislatore, consentirebbe la disponibilità di figure professionali competenti e più giovani, in grado di produrre quel salto in avanti, in termini di efficienza del processo amministrativo, richiesto a gran voce da cittadini ed imprese: personale che sarebbe in grado, per esempio, di approfondire ed intercettare fondi europei utilizzabili per investimenti sui territori. Fondamentale sarebbe anche la telematizzazione che, sebbene ripetutamente proposta, non vede ancora la sua realizzazione. Non si può prescindere dall’attenzione ad infrastrutture tipo la banda larga, perché una rete efficiente incide anche sull’efficacia e sull’economicità della gestione amministrativa.
Nella Regione Campania ci sono esempi di gestione attenta e virtuosa di alcuni servizi. Dopo la fase emergenziale, ad esempio, si può evidenziare un cambio di atteggiamento rispetto alla gestione dei rifiuti, in passato poco attenzionata. Oggi un elevato numero di enti locali attua una raccolta differenziata dei rifiuti con percentuali di differenziazione elevate, tanto da essere insigniti da premi a livello nazionale.
Dal lato loro, gli Enti locali possono attuare poche iniziative volte a promuovere attività per un incremento delle entrate.
Sarebbe necessario un aumento delle risorse. Per evitare di ottenerle attraverso la leva fiscale, si potrebbe considerare, ad esempio, la possibilità di allargare la base imponibile incentivando gli insediamenti produttivi, in occasione della definizione degli strumenti urbanistici. Nelle aree a vocazione turistica, invece, sarebbe opportuno, ad esempio, creare un maggior numero di circuiti virtuosi per incrementare le innumerevoli potenzialità che il territorio campano offre.
Le risorse disponibili per gli enti locali, come già detto, sono di certo scarse, ma anche quelle esistenti andrebbero meglio gestite. A titolo esemplificativo, sarebbe necessaria una gestione più efficiente degli immobili comunali: in caso di locazione prevedendo canoni in linea con il mercato e non improntati a logiche politiche o clientelari; in caso invece di comodato d’ uso, prevedendo l’onere della gestione degli stessi (utenze, manutenzione ordinaria) a carico dei soggetti comodatari.
Un esempio virtuoso, da evidenziare, in termini di gestione del territorio, è rinvenibile in alcuni comuni che si sono attivati per la conclusione di contratti finalizzati all’installazione di pale eoliche sui territori comunali. Questo ha offerto risorse finanziarie certe ed aggiuntive rispetto alle tradizionali.
In sintesi, sarebbe auspicabile la maggiore diffusione di un’economia ‘mista’, con fondi pubblici e privati capaci di promuovere il territorio e smuovere l’asfittica realtà economica che ci circonda.