Ma DeepSeek è davvero affidabile?

Ma DeepSeek è davvero affidabile?

È ormai acquisito cha la Cina stia raggiungendo le prestazioni dell’AI occidentale utilizzando chip molto economici ma comunque performanti.

In particolare, si è fatta notare grazie a DeepSeek, un modello di AI c.d. LLM (Large Language Model, AI avanzata con focus sulla comprensione e sull’analisi di testo). Lo sviluppo di questo progetto, che vanta qualcosa come 671miliardi di parametri, è costato meno di 6 milioni di dollari, una cifra ridicola se confrontata con i budget miliardari a cui siamo abituati (per esempio 10 milioni di dollari per GPT-4 per il solo addestramento).
Con “pochi spiccioli” DeepSeek R1 riesce a tenere testa a giganti dell’intelligenza artificiale dal momento che i primi test mostrano che può competere, e in alcuni casi superare, le controparti più costose, risultando peraltro più accattivante grazie all’interfaccia user-friendly che mette a proprio agio l’utente con la sua grande intuitività e con tempi record di risposta.

Gli esperti sono tutti d’accordo: l’avvento di DeepSeek segna l’ingresso in una nuova fase dell’AI, in cui l’efficienza supera il puro potere di spesa costringendo le aziende occidentali a ripensare completamente le loro strategie, anche alla luce dell’effetto domino esercitato sui mercati dalla notizia della diffusione del prodotto cinese.
Gli investitori temono il successo di DeepSeek, perché potrebbe sconvolgere l’intero mercato dell’AI: se le aziende non avranno più bisogno di chip ultra-high e di infrastrutture sofisticate per puntare sull’AI, società come Nvidia e ASML, le cui attività dipendono proprio da quella domanda, potrebbero subire un brusco scossone e con esse tutti gli investitori che in questi anni hanno trovato l’Eldorado.

Tuttavia, in disparte gli entusiasmi iniziali, che i numeri di DeepSeek tornino davvero rimane ancora da vedere.
Gli analisti hanno già messo in dubbio che il costo di 6milioni di dollari comprenda effettivamente tutte le voci: il costo reale, sostengono, potrebbe essere nettamente più alto se si considerano anche i costi in materia di ricerca e sviluppo.

È pur vero, tuttavia, che progressi rapidissimi della start up continuano ad attirare l’attenzione di tutti, anche alla luce dell’approccio open source, che rende i suoi modelli disponibili liberamente e gratuitamente.
Ed è qui che probabilmente si annida la svolta epocale ma anche la grande insidia del colosso cinese.

DeepSeek sta portando avanti un vero e proprio processo di democratizzazione dell’AI, potenzialmente accelerando l’innovazione in tutto il mondo il che potrebbe anche rendere più difficile ai concorrenti mantenere il vantaggio competitivo.

Non è solo una questione di soldi, ma un vero e proprio campanello d’allarme.

In un mondo in cui la trasparenza è sempre più importante, DeepSeek si distingue per la sua apertura; mentre i modelli occidentali restano ancora avvolti nel mistero, DeepSeek si mostra per quello che è: uno strumento potente, ma anche accessibile e migliorabile da chiunque abbia le competenze per farlo, senza neppure la necessità di aggiornamenti manuali perché impara direttamente dalle interazioni con gli utenti, diventando sempre più preciso e utile in tempo reale nel corso della conversazione (a differenza degli altri omologhi che pur aggiornandosi dall’interazione con gli utenti, ciò non accade immediatamente perché non sono dotati di apprendimento continuo).
Tramite il suo operato il mondo della tecnologia è tenuto a riconsiderare il modo in cui vengono allocate le risorse, soprattutto perché l’AI è ormai pacificamente considerata come una risorsa strategica.

DeepSeek non è solo un’alternativa a ChatGPT e Claude, è un modello che rappresenta il futuro dell’intelligenza artificiale. Potente, accessibile, trasparente e in continua evoluzione in cui ognuno può accedere al suo codice, modificarlo e migliorarlo: un’IA davvero al servizio di tutti, almeno fin quando le si regalano i dati di accesso.

Ed è proprio qui che bisogna tenere gli occhi bene aperti: nell’uso della chatbot non esiste alcun richiamo alle norme europee o statunitensi di gestione dei dati nonostante in poche ore abbia avuto luogo una raccolta esagerata di dati memorizzati in Cina.
In altri termini, se una piattaforma è basata negli Usa, tutto sommato deve rispettare le norme europee, come deve fare chiunque offra servizi nei mercati dell’Unione, tenendo conto di tutto il corpus, dal Gdpr all’AI Act.
In questo caso, invece, non solo la legge applicabile è quella cinese, con garanzie diverse per i consumatori, ma non c’è alcun richiamo alle normative europee per cui in caso di contenzioso la giurisdizione sarebbe con ogni probabilità quella cinese regolata dall’ordinamento locale.

Questi aspetti dovrebbero subito allertare gli utenti perché DeepSeek memorizza input e output, ma anche dispositivo, indirizzo IP, sistema operativo, pattern di scrittura e altri dati, tra cui quelli necessari alla creazione dell’account e dunque l’indirizzo email, l’eventuale numero di telefono, la data di nascita, il nome utente e così via. Tutti dati che vengono conservati in Cina, su infrastrutture cinesi e di cui nulla si conosce sui tempi di cancellazione. Tecnicamente, per quanto si sappia, i dati forniti potrebbero essere conservati per finalità di addestramento dell’algoritmo anche dopo che un utente abbia ad esempio cancellato il suo profilo.

Per questo Meritocrazia Italia chiede:
– che siano regolamentate le politiche di autorizzazione di nuove forme di IA in Italia e in Eu prima dell’immissione sul mercato e solo dopo un’ampia discovery delle policy di trattamento dei dati forniti, con codici di condotta condivisi ispirati a trasparenza, equità e responsabilità;
– di creare un unico sistema di monitoraggio degli algoritmi;
– di implementare controlli e certificazioni affinché siano resi obbligatori con focus particolare per le IA ad alto rischio (medicina, trasporti, sicurezza, difesa e giustizia);
– di perseguire il raggiungimento di intese e iniziative normative a livello globale, anche attraverso delegazioni ad hoc, per la regolazione dell’uso dell’IA e la creazione di un aggregato legislativo in grado di evitare che, dalla diversità degli ordinamenti, si possa creare una breccia per eludere i sistemi di controllo.

Stop war.



<p style="color:#fff; font-weight:normal; line-height:12px; margin-bottom:10px;">Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso consulta la nostra Privacy Policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.</p> Leggi la nostra cookie policy

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi