MAI CONTRO QUALCUNO – 5 DICEMBRE 2021

MAI CONTRO QUALCUNO – 5 DICEMBRE 2021

Siamo un Popolo diviso dai pregiudizi.

In ogni esperienza comune capita di incontrare persone troppo proiettate all’affermazione del proprio ego, miopi alla verità dei contesti e mosse da impulsività. Capita di incontrare persone che reagiscono a parole o azioni altrui senza prima riflettere sulle ragioni delle scelte, senza chiedersi il perché delle cose, delle decisioni, dei singoli gesti. Capita che abbiano la meglio sulla ragione emotività, antipatie e aprioristiche convinzioni personali.

Questo atteggiamento ha interferito spesso anche con le vicende politiche. È nella storia di tutti i partiti.
Le principali sconfitte di fazioni di centro, destra e sinistra, le principali delusioni elettorali sono dovute sempre a conflitti interni. Anche partiti che si sono mostrati capaci di conquistare largo consenso, almeno in un certo momento storico, si sono poi sgretolati a causa di attriti per l’accaparramento della leadership.
Battaglie inutili e deleterie, che impediscono di governare e dare finalmente concretezza alle tante iniziative per anni pensate e condivise, a favore dei cittadini, destinati a restare delusi, specie quando avvertono di più il bisogno di fidarsi, e crederci.
È accaduto alla destra di Berlusconi.
Ma anche D’Alema e la sinistra vissero un periodo difficile per le medesime ragioni nel 1999. D’Alema era riuscito a costruire relazioni solide e importanti con il partito socialdemocratico tedesco, e in particolare con Schroeder. Si ricorda la sua visita a Firenze come un atto di apertura al dialogo. L’idea era quella di comporre un’Europa che sapesse reggere le nuove dinamiche di un mercato globale e di procedere a un riassetto dei conti pubblici compatibile con la salvaguardia dei diritti dei cittadini. E però questo, per altri versi, nonostante le utilità delle nuove intese per la stabilità economica anche interna, provocò critiche tali che il governo D’Alema finì per incorrere in una clamorosa disfatta alle elezioni amministrative, specie nella Regione Lazio.

Le lotte intestine portano alla non governabilità. Inducono alla ricerca continua di nuove alleanze, nuove idee, e alla tensione costante alla rottamazione di leadership dal repentino invecchiamento.

Non è casuale l’altissima percentuale di astensionismo alle ultime elezioni amministrative.
I dissapori diffusi e il clima di latente guerra fredda alimentano la sfiducia popolare e non incoraggiano le iniziative politiche di costruzione.

Il punto è che si è persa la memoria storica e non si conoscono le esperienze del passato, prossimo e remoto, dalle quali si può imparare tanto. La politica è ormai quella fatta sui social, quella che rincorre il selfie perfetto, nuova forma di comunicazione di un pensiero atrofizzato.
Vale chiedersi come mai l’Italia sia rimasta indietro rispetto ad altre democrazie avanzate e non sia stata in grado di forgiare un ‘sistema Paese’ retto da senso civico, e di meritare credibilità anche nelle relazioni internazionali. Stupisce, considerato che ci siamo sempre distinti per vitalità e creatività individuale e imprenditoriale.
Tante le riforme strutturali, in tema di finanza, welfare, giustizia, non attuate a causa di finti pregiudizi ideologici, veti incrociati, inimicizie, rancori, che generano piaghe di legalità e un groviglio di criticità e incongruenze. Manca visione di sistema.

In questo quadro, è difficile affermare realtà diverse. È difficile stimolare l’opera di gruppi davvero autonomi, non mossi dall’odio e dal desiderio di andare ‘contro qualcosa’.

Per questo Meritocrazia è impresa di coraggio.

È ardito cercare un obiettivo al di fuori di sé. Concentrati sulla missione, senza lasciarsi avvilire dalla falcidia elettorale, dalla macchina del fango.
Una goccia dopo l’altra, Meritocrazia vuole scavare la roccia, senza cedere alle polemiche, all’emotività e all’impulsività, ragionando.
Riflettendo prima di reagire, si è in grado di vedere con lucidità, di cogliere le sfumature, di comprendere i problemi e di trovare le soluzioni.

La storia d’Italia racconta di vinti apparentemente invincibili, di una scena politica mutevole. Gli ingredienti del successo duraturo di un percorso sono altruismo, voglia di condivisione, gioco di squadra, desiderio costruttivo.



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