Manovra Bilancio 2023: su flat tax e pace fiscale servono coraggio e determinazione
Le misure già introdotte dal decreto Aiuti quater non bastano. Occorre intervenire in maniera ancora più decisa per contrastare la crisi energetica, favorendo politiche di risparmio e contenimento dei consumi.
Il Governo non dovrebbe arretrare rispetto ai propositi elettorali. È giunto il momento di dare fiducia ai cittadini (e non agli evasori) con misure che agevolino l’adempimento dei debiti verso lo Stato.
C’è chi non potrà mai pagare la somma richiesta, e ciò non riguarda solo i minimi importi. Gli imprenditori per pagare cartelle (quasi) raddoppiate nell’importo con sanzioni e interessi dovrebbero liquidare la propria attività o evitare di pagare i propri dipendenti. A questo punto sarebbe importante fare uno scrutinio dei crediti che lo Stato deve ancora riscuotere e fare, per ogni posizione, una proposta di definizione (oggettiva e documentale) che porterà alle casse dello stato un effettivo beneficio. Chi non osa pensando di agevolare gli evasori non è a conoscenza della effettiva criticità della gestione del debito verso l’erario, che riguarda una grande fetta della popolazione e non gli evasori.
Ad esempio, chi è contemporaneamente creditore e debitore verso le società pubbliche dovrebbe immediatamente avere un vantaggio di gestione delle cartelle di pagamento con abbattimento anche della sorta capitale, se dovesse dimostrare che il mancato pagamento deriva proprio dall’inadempimento della p.a.
Questa è la reale Giustizia che lo Stato dovrebbe perseguire, fuoriuscendo dalle logiche demagogiche di contrasto elettorale.
Va risolta in primis la vexata quaestio della flat tax, che, per un verso, potrebbe effettivamente ridurre la pressione fiscale per famiglie e imprese, ma, dall’altro, se non ben congegnata, potrebbe portare a squilibri a danno di contribuenti a reddito basso ma non tale da poter essere escluse dalla tassazione.
È pubblica da tempo la posizione di Meritocrazia Italia, che, oltre a tutto quanto già proposto, reputa essenziale
– consentire una determinazione del reddito imponibile con deduzione dei costi dai ricavi e non da coefficienti forfettari;
– considerare la possibilità di introdurre due aliquote per ovviare a soglie di esclusione per i redditi più bassi, e non alleggerire troppo i redditi più alti, tale possibilità permetterebbe una gestione più egualitaria del criterio di progressività di imposta;
– adottare una tassazione sul reddito di impresa estendendo la flat tax per fatturati sono a 150.000 euro (vendita di beni) e €
100.000 per la prestazione di servizi.
– diminuire di almeno 4 punti percentuali le aliquote contributive INPS, per gli iscritti alla gestione separata di cui all’art. 2, comma 26, l. 8 agosto1995 n. 335, attualmente previste con un minino del 24% e con un massimo del 35,03% con ridu-zione delle sanzioni civili entro il limite massimo del 15% degli importi dovuti;
– una definizione agevolata delle pendenze tributarie innanzi alla Corte di Cassazione con innalzamento del valore della con-troversia a euro 300.000 indipendentemente se i contribuenti o l’Agenzia delle entrate risultino soccombenti in tutto o in parte, in uno dei gradi di merito;
– una riduzione delle ritenute a titolo di imposta sulla distribuzione di dividendi con aliquota unica del 20% per tre anni.
Altra questione sulla quale trovare convergenza di vedute è la pace fiscale.
Diverse le misure al vaglio dei tecnici. Per quanto riguarda le ‘definizioni agevolate delle liti fiscali pendenti’ e le rottamazioni susseguitesi negli ultimi anni, gli esecutivi succedutisi nel tempo hanno sempre cercato di recuperare il non riscosso con provvedimenti agevolativi che a parere degli scriventi presentano delle incongruenze. Il Governo, nella legge di bilancio 2023, parrebbe voler attuare una cancellazione definitiva dei debiti sotto i 1.000 euro per i ruoli notificati fino al 2015 (ci si riferisce a singoli ruoli per cui nella misura ricadono anche cartelle superiori ai 1000 euro che contengono più ruoli), mentre per quelli di importo non superiore a 2.500 euro si era parlato di uno sconto fino all’80%, ma solo per chi possiede un red-di- to al di sotto del 15.000 euro.
La misura, utile anche all’a.f. per l’abbattimento dei costi di riscossione, sembra ancora timida. Ci si attendeva maggior coraggio.
Secondo la Corte dei Conti, solo il 6/7% delle somme iscritte a ruolo vengono incassate e quindi una manovra più incisiva sicuramente potrebbe risultare più utile.
Il punto è che vengono lamentate problematiche irrisolte, che comunque bloccano ogni slancio comunque opportuno per un rilancio economico: disparità di trattamento per chi è stato diligente negli adempimenti fiscali e danno agli Enti locali, che lamenterebbero un pregiudizio da mancato gettito in considerazione della quarta misura di “condono fiscale” di imminente attuazione.
Sarebbe necessario prevedere un sistema di definizione agevolata che tenga conto del reddito del debitore per l’applicazione dell’agevolazione, ma che non trascuri la necessità di tutelare gli Enti locali ed i contribuenti virtuosi.
Meritocrazia Italia propone:
– che venga lasciata ai Comuni la possibilità di scegliere in maniera autonoma l’incidenza della riduzione dell’imposta, delle sanzioni e degli interessi al fine di garantire un gettito omogeneo agli Enti;
– che vengano previste riduzioni per le annualità successive ai contribuenti più virtuosi per gli anni di imposta ancora da in- cassare;
– che lo stralcio delle cartelle sotto i 1.000 euro si compia per i ruoli notificati fino al 2020 e che per i debiti superiori a tale soglia sia consentito una rateizzazione fino a 120 rate per tutti i contribuenti con riduzione delle sanzioni e interessi fino all’80%.
Stop war.