MEDIAZIONE CIVILE
La Sicilia tra le prime Regioni
Nel periodo compreso tra il 2014 e il 2019, lo strumento della mediazione, relativo all’organismo di mediazione della Camera di Commercio di Palermo ed Enna, ha registrato un trend di crescita di procedimenti chiusi con accordo raggiunto che per l’anno in corso è dell’8% rispetto al 3% del 2014, con un picco dell’11% nel 2016; una media di 60 procedure trattate nell’anno con un picco di 82 nel 2015.
A causa, invece, della mancata adesione della ‘parte invitata’, l’insuccesso delle procedure è del 50% circa sul totale delle procedure depositate per anno. Quest’anno, e nel 2016, invece, tra i motivi di insuccesso delle procedure ha prevalso il mancato accordo.
I dati sono stati illustrati a Palermo, nel corso di un Convegno al quale hanno partecipato avvocati, notai ed esperti contabili.
“La Camera di Commercio di Palermo ed Enna è attiva da molti anni nello sviluppo e nella promozione di attività formative in materia di risoluzione alternativa delle controversie – spiega la Presidente Alessandro Albanese – e tutto si inserisce in una più ampia azione che è stata svolta dalla Camera e diretta a favorire forme di conciliazione stragiudiziale che si è tradotta nella creazione di uno sportello di conciliazione affiancato alla già esistente camera arbitrale, e successivamente, nella creazione di un organismo di mediazione civile ai sensi del decreto legislativo del 2010 accreditato con il Ministero di Giustizia. In questo organismo svolgono funzioni di mediatore civile numerosi avvocati e dottori commercialisti“.
La Sicilia è tra le regioni in cui la mediazione civile è più utilizzata.
In base ai dati elaborati dal ministero della Giustizia, il 7,5% delle mediazioni in Italia sono siciliane. Il report ministeriale, pubblicato nelle scorse settimane, prende in considerazione i dati statistici relativi al periodo 1° gennaio – 30 giugno 2015.
La classifica delle Regioni, all’interno della quale la Sicilia si colloca al quinto posto, è guidata dalla Lombardia, con il 17,7%, seguita dal Lazio con il 10,6%, dalla Campania con il 9,8% e dall’Emilia Romagna con l’8%. L’obbligatorietà della mediazione è stata reintrodotta in Italia con l. n. 98 del 2013.
Allargando lo studio a livello nazionale, la percentuale di successo è pari a circa il 43% delle mediazioni che procedono oltre il primo incontro. La mediazione è ulteriormente rafforzata grazie alla recente pronuncia del Consiglio di Stato (sentenza n. 5230 del 17 novembre 2015), che stabilisce definitivamente che le spese di avvio sono sempre dovute; che gli avvocati, mediatori di diritto, hanno l’obbligo di formarsi e di svolgere il tirocinio, e che la mediazione è del tutto conforme ai principi costituzionali.
Segnali positivi sono stati descritti in un rapporto che annualmente fornisce una serie di indicatori utili per fare impresa. Si tratta del rapporto della Banca Mondiale “Doing business”, che, tra gli altri dati, fornisce alle imprese anche uno specifico indicatore sulla giustizia civile (enforcing contact) e, in particolare, sulla celerità dei processi, oltre che sui costi necessari a tutelare in quella sede i propri diritti. Ebbene oggi, dopo molti anni, il rapporto segnala una interessante variazione di tendenza. L’Italia, che si era attestata nel rapporto 2012 al 160° posto e nel 2013 al 140° posto, si posiziona quest’anno al 111° posto sui 189 Paesi esaminati.
La decisione di non rivolgersi al sistema giurisdizionale per il soddisfacimento di una posizione giuridica è originata da una molteplicità di motivi tra cui la sproporzione tra i costi e i possibili vantaggi (30,8%), le possibilità economiche (13,5%); il rischio di perdere troppo tempo (25,6%) a fronte di risultati non necessariamente certi (15,5%); la scelta di risolvere per proprio conto (19,0%); la farraginosità delle procedure (13,5%); la scarsa importanza attribuita al motivo del contenzioso (8,1%); la reticenza nel chiamare in causa amici e/o persone della propria famiglia (6,9%); il giudizio sulla imparzialità dei magistrati (4,5%); il disorientamento rispetto alle azioni da intraprendere e alle persone cui rivolgersi (1,8%); la scelta di praticare forme alternative di risoluzione delle controversie, come la Mediazione Civile e l’Arbitrato (4,5%).
A livello territoriale, l’informazione sulle potenzialità e i termini di accesso agli istituti alternativi si riduce passando dal Nord al Sud del Paese. Nel Nord-est, infatti, la Mediazione Civile è nota a circa il 47,0% delle persone maggiorenni e l’Arbitrato al 44,9% mentre nelle Isole si scende rispettivamente al 39,2% e al 37,1%.
Tra i soggetti che rinunciano spontaneamente ad agire in giudizio il 4,5% lo fa perché sceglie forme alternative di risoluzione delle controversie.
Per incentivare l’utilizzo di soluzioni alternative alla via giudiziaria nelle controversie, occorre fare un passo alla volta. Il vero investimento va fatto sulla diffusione della cultura della mediazione, non solo tra gli operatori del diritto ma soprattutto tra gli utenti, attraverso una campagna di sensibilizzazione scevra da spot pubblicitari con il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche sia universitarie e attraverso appositi progetti formativi per i giovani cittadini.