MERITO E LEGALITÀ
Un binomio reso indissolubile dalla Cultura
Legalità e Merito rappresentano un binomio che può essere reso indissolubile soltanto per il tramite della valorizzazione della Cultura.
Senza una sana base culturale, legalità e merito finiscono facilmente per subire distorsioni concettuali, deleterie e pericolose in concreto.
Senza cultura, la legalità cede il posto al ‘legalitarismo’, quel modo di essere e di fare che pone l’uomo al servizio di una legge astratta, determinando quel paradosso che già aveva portato Cicerone a sostenere «summum ius summa iniuria».
Sulla Cultura è costruito un concetto di legalità non fatto di formale rispetto delle regole, ma di riconoscimento del valore dell’altro, in una migliore dimensione della responsabilità.
Per altro verso, è la Cultura che porta a comporre e applicare le regole in maniera ragionevole, consentendo di trovare soluzioni massimamente calibrate sulle peculiarità del caso concreto. Perché la legge si possa adattare alla vita dell’Uomo, nella garanzia dell’effettività dei diritti e nel rispetto di aspettative e tradizioni. Perché l’applicazione delle leggi non sia mai una forzatura e mai valga il brocardo ‘dura lex sed lex’.
Del pari, senza la cultura a smussare gli spigoli e a riportare l’attenzione sull’importanza dell’equità e della giustizia sociale, il Merito diventa competizione senza limiti, fino al paradosso di una inaccettabile ‘dittatura del merito apparente’, una forma di darwinismo sociale in cui soltanto quelli che appaiono essere i migliori sopravvivono e prosperano.
Non ci sono persone migliori e persone peggiori, perché ognuno ha capacità e talenti peculiari.
Se il ruolo della Cultura è importante quando si parla di merito e legalità, quando si parla di valutazione del merito questo rapporto diventa imprescindibile.
Misurare il Merito è il problema di sempre.
Come trovare i criteri giusti per valutare in maniera oggettiva l’attività di un artigiano, di un professionista, di un artista o di chiunque altro si trovi a svolgere un’attività con passione e dedizione?
Valutare il lavoro di una macchina è facile, basta utilizzare dei parametri riproducibili e standardizzati (ad esempio, consumo/h, produttività/h, etc.) e misurarne i risultati. L’essere umano non si presta alla freddezza del calcolo matematico, né può essere giudicato in base alla produttività. Ogni prodotto sarà unico, frutto e risultato della somma di elementi misurabili (qualità del materiale, degli strumenti) e non misurabili (abilità, impegno, passione, amore).
Proprio per questa ragione è necessario investire nella formazione culturale delle nuove generazioni, affinché gli adulti di domani sappiano riconoscere e apprezzare il frutto dell’impegno altrui non in base a meri criteri economici, che poco dicono e poco raccontano, ma considerando l’impegno e le capacità profuse nella sua realizzazione.
Non più ‘quanto costa?’, ma ‘quanto vale?’.
Soltanto in questo contesto avrà ancora senso parlare di merito nella legalità, di merito nella valutazione dei risultati, nella consapevolezza che una valutazione basata su meri criteri economici vedrà sempre l’uomo soccombere di fronte alla macchina.