MERITOCRAZIA E COESIONE
Si parta dalla cultura
«..sia davvero di vitale importanza, per la classe dirigente (o élite), che ai luoghi di responsabilità venga preposto solo chi sia adatto alla funzione da svolgere, premiando il merito della persona, talché la società tende (o dovrebbe tendere) a essere guidata dalla parte migliore della comunità. Laddove ciò non accada, ossia le istituzioni che governano la comunità non siano inclusive degli individui migliori, vengono dunque a generarsi pericolosi sommovimenti, anche violenti, che finiscono per sovvertire l’ordine costituito».
Wilfredo Pareto
Il termine ‘meritocrazia’ apparve per la prima volta nell’opera Rise of the Meritocracy (1958), da un’intuizione del sociologo inglese laburista Michael Young (1915-2002).
Il termine assumeva da subito accezione negativa, perché indicava la necessità di affidare ai singoli una posizione sociale in relazione al proprio quoziente intellettivo e alla capacità di compiere un lavoro.
Nel tempo, però, il concetto di meritocrazia ha mutato sfumatura semantica. Il sistema meritocratico è un sistema più ‘giusto’ e più produttivo degli altri, e concorre a garantire la fine di discriminazioni fondate su criteri arbitrari come sesso, razza, origini o classe sociale.
Il merito è una combinazione di più elementi. L’intelligenza e l’impegno, come affermato da Young, sono fondamentali, ma, di fatto, la prima avrebbe poca utilità se non maturata mediante la cultura e l’esperienza, che invece la modellano. Essenziale il proficuo impegno, ma posto con perseveranza.
Esistono persone che riescono ad eccellere nel loro mestiere, senza aver sviluppato alcuna cultura. Invece, è proprio l’intelligenza unita alla cultura a caratterizzare l’uomo saggio, in particolare se a questa si aggiunga l’esperienza.
In questa breve descrizione della ‘meritocrazia’, si vuole sottolineare l’importanza della cultura come mezzo di espressione dell’intelligenza del soggetto. Cultura generale, base della formazione dell’individuo, che può essere arricchita con studi universitari, corsi e titoli di alta formazione e soprattutto di approfondimenti che diventano la cultura specialistica della persona.
Senza solide fondamenta culturali, nessun approfondimento troverà mai il luogo per un valido apprendimento.
Il concetto di coesione sociale, invece, è da tempo oggetto di studio di molte discipline, dalla sociologia all’economia, alle scienze politiche. In generale, per coesione sociale si intende l’insieme di fiducia, cultura e ricchezza economica e sociale che caratterizzano una comunità.
Emile Durkheim osservò che il fenomeno della coesione è strettamente correlato alla forza delle relazioni, facilitata dalla condivisione di valori, dalla percezione di una identità comune e dal senso di appartenenza ad una stessa comunità.
Regina Berger-Schmitt ha proposto una definizione di coesione sociale che poggia su due elementi principali: il primo, «la riduzione delle disparità, diseguaglianze, ed esclusione sociale», e il secondo, «il rafforzamento delle relazioni sociali, delle interazioni e dei legami». Bisogna notare come la seconda declinazione contenga al suo interno alcuni aspetti che sono tradizionalmente riconducibili al concetto di capitale sociale (come, ad esempio, la nozione di fiducia). È chiaro che gli indicatori singoli e rappresentativi degli elementi fondamentali caratterizzanti la definizione di coesione sociale sono relazioni sociali, economia, parità di genere, cultura, inclusione sociale e non discriminazione, ambiente, fiducia.
I concetti di meritocrazia e coesione sociale compongono un quadro ben definito nel capitolo formazione dell’individuo, i cui colori possono essere individuati in una tavolozza che comprende i nodi cardine sia dell’espressione di meritocrazia nell’accezione di Ieva, sia nell’ inclusione sociale nell’accezione di Berger-Schmitt.
La cultura gioca un ruolo fondamentale sia per la formazione dell’individuo sia per un corretto sviluppo della società.
La cultura di base, s’è detto, si concretizza negli anni di frequentazione scolastica ed è proprio nell’impianto strutturale della nuova Scuola che si trovano incongruenze che rendono difficile il connubio tra meritocrazia e coesione sociale.
La coesione sociale prevede, nei principali punti che la definiscono, l’inclusione sociale. L’incongruenza nasce dall’incapacità di realizzare l’inclusione senza penalizzare la cultura.
La Scuola tende sempre di più alla semplificazione delle programmazioni, ad abbassare i livelli di difficoltà affinché tutti possano essere ‘messi in grado’. Questo metodo, però, portato all’estremo, genera a posteriori un abbassamento del livello culturale che i ragazzi appartenenti a ceti più abbienti riescono, in parte, a colmare, mentre accade esattamente il contrario per gli altri.
La promozione a tutti i costi, unitamente al ruolo educativo della scuola che si sostituisce alla famiglia, diventano i principali fattori dell’abbandono scolastico, in quanto rischiano di generare ragazzi poco preparati che si ritrovano senza conoscenze saldamente acquisite in un mondo che corre troppo velocemente, gli stessi andranno a costituire quella che chiamiamo la generazione dei NEET.
La coesione sociale non può essere realizzata su questi presupposti, considerando anche che una Scuola sempre tecnologica all’eccesso concorre a limitare le relazioni sociali e non educa alla collaborazione ed al confronto diretto (debate).
Importante sarebbe, tra l’altro:
– la ristrutturazione dell’insegnamento in un’ottica che preveda diverse fasce di livello adeguate alle specificità e inclinazioni degli studenti e che tenga conto anche delle eccellenze;
– la costituzione, all’interno della nuova progettazione e riadattamento dell’edilizia scolastica, di spazi sia interni che esterni destinati a piccoli gruppi omogenei di studenti in cui i talenti (di ogni genere) possano essere sviluppati con tempi e modi adeguati alle loro caratteristiche;
– puntare sulla valorizzazione delle soft skill, anche mediante l’organizzazione di laboratori creativi e d’espressione delle abilità, secondo percorsi individualizzati;
– un aumento del numero di insegnanti a disposizione per ogni classe in modo da garantire una presenza costante per non lasciare nessuno indietro o libero di andare avanti.
La Scuola deve riuscire a mettere in pratica un’inclusione effettiva, attraverso l’impiego di maggiori risorse a sostegno dei più deboli, dei meno abbienti, e di tutti gli studenti, in concreta attuazione dell’art. 34 cost., ai sensi del quale «La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso».
La cultura rappresenta la base per la costruzione di vera e fruttuosa sinergia tra meritocrazia e coesione sociale e permette la comprensione dell’enorme valore dell’inclusione che si realizza nella considerazione e valorizzazione di ogni caratteristica dell’individuo.
FONTI
https://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=756&langId=it
https://www.rivistaimpresasociale.it/rivista/articolo/misurare-la-coesione-sociale-una-comparazione-tra-le-regioni-italiane
https://welforum.it/wp-content/uploads/2018/06/OCIS_SCPAPER012016DEF.pdf
Regina Berger-Schmitt – 2002 .“Considering Social Cohesion in Quality of Life Assessments: Concept and Measurement”.
R Berger-Schmitt, HH Noll – 2000 “Conceptual Framework and Structure of a European System of Social indicators”
Lorenzo Leva ( 2020) La formula della meritocrazia
https://www.governo.it/it/costituzione-italiana/parte-prima-diritti-e-doveri-dei-cittadini/titolo-ii-rapporti-etico-sociali
Mastrocola-Ricolfi (2021) – Il danno scolastico