Meritocrazia Italia: per il SSN sia il tempo di una nuova spending review

Meritocrazia Italia: per il SSN sia il tempo di una nuova spending review

Allarmante la condizione nella quale versa il Sistema Sanitario Nazionale.

Di necessario livellamento qualitativo del servizio già si discuteva prima della riforma del Titolo V della Costituzione. A seguire la situazione è cronicamente peggiorata e le differenze si sono acuite. A fronte di Regioni che sono state in grado di conservare eccellenze, attrarre professionisti e investimenti, tante sono quelle che, invece, hanno vissuto, tra l’altro, l’incubo del commissariamento, lo stop agli investimenti, la riduzione della spesa. L’emergenza pandemica, poi, ha rappresentato la cartina di tornasole delle conseguenze di anni di tagli alla spesa sanitaria. La dismissione del merito come criterio di selezione, i rinnovi contrattuali con retribuzioni inadeguate, i turni sempre meno sostenibili, la mancata sostituzione dei pensionati hanno fatto il resto.

È vero che da ultimo sono state concesse nuove risorse e che qualcosa si è mosso, ma molto è stato sprecato e ancor più si poteva fare. Oggi, i bilanci di 15 Regioni su 20 sono in rosso e i livelli essenziali di assistenza (LEA) non sono garantiti in almeno 7 Regioni italiane.

Meritocrazia Italia crede fermante nell’importanza di un SSN universale e solidale quale imprescindibile baluardo per la crescita sociale ed economica del Paese. La spesa sanitaria deve essere considerata un investimento, come quella per l’istruzione e la ricerca, e per questo deve essere sottratta ai normali vincoli di bilancio applicati alla spesa pubblica. Meritocrazia propone una spending review volta a ridurre la spesa improduttiva rinegoziando mutui e finanziamenti, gestendo con attenzione e competenza l’enorme patrimonio immobiliare in capo alle Asl italiane, evitando sprechi o acquisti inopportuni.
Insiste inoltre sulla necessità di:
– un aumento dei compensi per i medici, infermieri e personale sanitario che contribuisce alla erogazione delle prestazioni del SSN sia al fine di riconoscere la giusta idea retribuzione a tali lavoratori sia per limitare la concorrenza che altri Paesi europei hanno messo in campo per sottrarre preziose risorse umane, allettandole con compensi notevolmente maggiori e condizioni di lavoro più favorevoli;
– una riforma della mobilità interregionale, in modo da valorizzare le eccellenze regionali senza privare le regioni più disagiate dei fondi che consentirebbero loro di sviluppare una assistenza efficace, riducendo i ‘viaggi della speranza’ e garantendo la prossimità delle cure;
– riconoscere alle regioni i fondi promessi durante il periodo emergenziale per pagare tutte le spese straordinarie che oggi non possono cadere, neanche in parte, sui bilanci ordinari delle Asl, già notoriamente fragili;
– incentivare le centrali di acquisto e i costi standard a livello nazionale in modo da facilitare economie di scala e ridurre ingiustificabili sperequazioni;
– investire in prevenzione (screening, campagne vaccinali, corretta informazione, ecc.) perché solo attraverso l’aumento degli investimenti in prevenzione sarà possibile ridurre, in futuro, la spesa per le cure;
– incentivare l’attività fisica rendendo detraibile, come spesa medica, quella di palestre, centri sportivi, piscine e dietologi (con una corretta alimentazione ed un sano esercizio fisico, avremo cittadini meno bisognosi di assistenza medica);
– verificare la spesa dei fondi regionali per le liste d’attesa – stanziati oltre due anni fa – e non ancora integralmente spesi, soprattutto dalle regioni del sud.

Stop war.



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