Meritocrazia Italia plaude alla riforma Nordio
Ancora riforma della Giustizia.
Nel nuovo disegno di legge sono previsti limiti all’applicazione del reato di traffico d’influenze, l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, veti alla pubblicazione delle intercettazioni. Si aggiunge l’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento relativamente ai reati a citazione diretta che prevedono una pena nel massimo di quattro anni.
In tema di misure cautelari, è previsto che deciderà sulla loro applicazione non più il Gip in funzione monocratica, ma un collegio di magistrati, salvo poi procrastinare l’introduzione della norma a seguito dell’implementazione dell’organico della magistratura (la norma entrerà in vigore tra due anni, quando saranno completate le procedure di assunzione dei nuovi magistrati).
Altra novità è la previsione dell’interrogatorio dell’indagato prima dell’applicazione della misura custodiale, a cui si derogherà nell’ipotesi di sussistenza di una delle circostanze di cui all’art. 274 c.p.p. in tema di esigenze cautelari, nello specifico, il pericolo di fuga o quello di inquinamento delle prove.
Molte novità sono in linea con le proposte avanzate da ultimo negli ultimi mesi da Meritocrazia Italia, che ha costruito un piano di riforma organica della giustizia inteso a dare la massima attuazione alle garanzie processuali e soprattutto al principio del contraddittorio.
In particolare, Meritocrazia ha avuto modo di mettere in evidenza tantissime delle criticità connesse all’attuale regime delle intercettazioni. Ha chiesto ripetutamente di arginare e limitare la pubblicazione di interi stralci di conversazioni, in particolare con riferimento alle storture che portano a una frequente ripetuta violazione del principio di riservatezza del cittadino (v. comunicati precedenti). In risposta, il disegno di legge propone un migliore giusto bilanciamento tra diritto all’informazione e protezione delle libertà personali dei soggetti coinvolti, e di quelli estranei, talora illegittimamente travolti nella macchina del fango.
Stesso a dirsi per il reato d’abuso d’ufficio, sui pericoli del quale Meritocrazia si è espressa con decisione.
Come sempre ci sarà da attendere i modelli di applicazione nelle aule di giustizia per soppesare in concreto la efficacia della riforma e il reale rispetto delle garanzie del cittadino, ma ci si augura che gli opportuni interventi normativi siano accompagnati da una adeguata ragionevolezza decisoria, con maggiore attenzione nell’emissione delle misure custodiali, migliore tutela della riservatezza della persona sottoposta alle indagini e prudenza nella pubblicazione dei dati sensibili.
Nel frattempo c’è ancora tanto da fare, anzitutto per la semplificazione dei termini di riparto di giurisdizione e l’agevole individuazione del giudice naturale, con istituzione di un Ufficio filtro a composizione mista, operante nei casi di dubbia interpretazione e deputato alla individuazione del giudice naturale e allo smistamento dei ricorsi direttamente all’ufficio del giudice competente, con soppressione delle norme processuali che comminano inammissibilità e decadenze legate a ‘errori’ sulla giurisdizione. Nel momento del deposito telematico anche con l’udienza scritta si abbatta l’eccezione di incompetenza territoriale. Si lavori, insomma, per una giurisdizione unica.
Meritocrazia chiede da sempre anche una riforma che investa la struttura del CSM, tra l’altro con elezione a sorte dei componenti tra soggetti rientranti in una lista di selezione per meriti, per una giurisdizione libera da interferenze politiche.
Stop war.