Meritocrazia Italia propone il ‘BTP Salute’
Gli italiani tornano a investire sui BTP nazionali.
Il collocamento retail del BTP ‘valore’ e dei precedenti come il BTP ‘Italia’ ha registrato cifre record tra i piccoli risparmiatori. La circostanza dimostra che i cittadini italiani, da un lato, hanno maggiore propensione a fare affidamento sulla stabilità dello Stato italiano e, dall’altro, ritengono profittevole l’investimento costituito dai BTP, che scontano una tassazione agevolata (12,5%) rispetto agli altri investimenti finanziari (26%).
Il BTP in sede di collocamento viene acquistato ‘a 100’. Vuol dire che l’importo nominale del titolo e il capitale investito coincidono. Dopo il collocamento, l’investitore potrà lucrare negli anni il tasso di interesse garantito, portare il titolo a scadenza e riottenere l’intero capitale investito (salvo il caso di fallimento della Repubblica Italiana), oppure, liquidare il titolo prima della sua scadenza sul mercato secondario e, in base alla legge della domanda e dell’offerta, ottenere un prezzo minore o maggiore rispetto al prezzo di emissione.
Ciò considerato, oggi Meritocrazia Italia propone di utilizzare lo strumento anche al fine di finanziare gli investimenti in ambito sanitario.
Il BTP Salute, a durata necessariamente non inferiore a 10, 15 o 20 anni, potrebbe garantire ai cittadini rendimenti in linea con prodotti simili, dando la migliore utilità di finanziare investimenti in prevenzione.
Se il bilancio dello Stato è prosciugato dalle emergenze e non riesce a garantire risorse per gli investimenti di lungo periodo, i cittadini, certamente sensibili al tema salute, risponderebbero positivamente a un BTP che consenta di contribuire al bene comune con la prospettiva di guadagno.
I finanziamenti, però, non potrebbero essere erogati ‘a pioggia’ sulle singole Regioni, con il rischio che restino bloccati, distratti o non correttamente e integralmente dedicati al loro scopo precipuo. Pertanto, sarebbe opportuno dettagliare gli scopi cui tali risorse devono essere destinate, imponendo alle Regioni di rendicontare le relative attività (vaccinazioni, screening oncologici, BPCO, diabete e malattie metaboliche in generale, obesità infantile, malattie cardiovascolari e corretti stili di vita, etc.). Inoltre, al fine di non incrementare l’asimmetria assistenziale tra Regioni con maggiori risorse e Regioni in affanno, la ripartizione delle risorse non dovrebbe essere legata esclusivamente al numero di abitanti residenti, ma ponderato in modo da garantire a tutti i cittadini uguale accesso al diritto alla salute, in piena attuazione dell’art. 32 cost.
Stop war.