MI al Ministro Schillaci: il medico di famiglia dipendente è davvero la scelta giusta?
In aderenza con le proposte da sempre avanzate da Meritocrazia Italia, il Ministro Schillaci ha espresso l’intenzione di potenziare la medicina territoriale e garantire una maggiore prossimità delle cure.
Tuttavia, per come pensata, la proposta attualmente in discussione, sebbene animata da buoni propositi, rischia di produrre effetti diametralmente opposti.
Il passaggio dei medici convenzionati al regime di dipendenza comporterebbe la perdita del rapporto fiduciario tra medico e paziente, un legame costruito nel tempo attraverso anni di conoscenza reciproca, e fondamentale non solo per la conoscenza della storia clinica del paziente, ma anche per la possibilità di coglierne le caratteristiche psicologiche, umane e sociali (aspetti che il Fascicolo Sanitario Elettronico, pur essendo un utilissimo strumento, non può sostituire).
L’esperienza dimostra che centralizzare i servizi sanitari spesso introduce inefficienze. Già oggi molti cittadini lamentano difficoltà nel contattare il proprio medico di famiglia; è facile prevedere che, con la dipendenza, il sistema potrebbe diventare simile a quello del CUP per le prenotazioni ospedaliere, notoriamente afflitto da gravi disservizi.
Meritocrazia Italia sollecita attenzione per i rischi portati da un sistema così impersonale.
Una voce automatica guiderà il cittadino attraverso una serie di opzioni (prenotazione visite, certificati di malattia, ripetizione di ricette) prima di consentire un colloquio con un medico che non conosce il paziente e viceversa Questo approccio on può sostituire l’interazione diretta e personale che caratterizza l’attuale rapporto medico-paziente, soprattutto per la popolazione anziana, quella che più di frequente si rivolge alle cure territoriali.
Inoltre, le visite saranno raccolte presso le “Case di Comunità”. Questo, mentre per i residenti in città capoluogo di provincia potrebbe significare spostamenti di pochi chilometri, per chi vive in aree rurali o remote potrebbe comportare tragitti di decine, se non di centinaia, di chilometri. Il pericolo è che i pazienti, specialmente quelli più fragili, rinuncino a controlli e cure tempestive, arrivando nelle strutture sanitarie con condizioni più gravi, aumentando così il rischio di ricovero e i relativi costi ospedalieri. Le 1.400 Case di Comunità annunciate saranno utilissime a ridurre gli accessi impropri in ospedale e devono essere allestite al più presto (per intercettare le esigenze assistenziali soprattutto della popolazione dei grandi centri), ma non possono sostituire la capillarità degli studi medici sul territorio, che rappresentano un pilastro fondamentale per la popolazione anziana e fragile, spesso residente in piccoli Comuni e frazioni lontane dalle metropoli.
Il passaggio alla dipendenza avrebbe ripercussioni anche sul piano previdenziale. Gli stipendi dei medici dipendenti ricadrebbero sotto l’egida dell’INPS, sottraendo risorse all’ENPAM, la cassa di previdenza dei medici. Questo potrebbe compromettere la sostenibilità del sistema pensionistico dei professionisti sanitari, generando ulteriori difficoltà a lungo termine.
Va evidenziato che
– i medici dipendenti godono di ferie retribuite e permessi per malattia, mentre quelli convenzionati devono organizzare (a proprie spese) un sostituto;
– i medici dipendenti lavorano in strutture fornite dal SSN, mentre quelli convenzionati sostengono personalmente le spese per affitto, utenze, arredi e materiali necessari;
– i dipendenti accedono a garanzie lavorative come la l. n. 104, mentre quelli convenzionati ne sono esclusi.
Meritocrazia Italia resta convinta che la soluzione non sia stravolgere l’attuale sistema sanitario territoriale, ma rafforzarlo regolamentando meglio i compiti, le mansioni e le retribuzioni dei medici convenzionati attraverso la contrattazione collettiva, che già prevede che i medici del ruolo unico di assistenza primaria (medici di famiglia ed ex guardia medica) prestino parte del proprio orario all’interno di tali strutture. Tutto ciò anche contro il rischio di una progressiva privatizzazione della sanità, spingendo i cittadini a ricorrere a polizze sanitarie private per accedere a servizi che oggi sono garantiti gratuitamente dai medici convenzionati.
Stop war.