
MI chiede ai Ministri Urso e Pichetto Fratin di riconsiderare le scelte sui reattori SMR di superficie
La notizia del drone russo che colpisce e danneggia il sarcofago che racchiude il reattore n. 4, esploso nel 1986 a Chernobyl, preoccupa e allarma fortemente.
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) ha confermato l’accaduto sottolineando che l’impatto ha arrecato “danni importanti”, consistenti nell’apertura di un foro di oltre 6 metri di diametro sulla sommità dell’enorme capannone in acciaio e cemento completato nel 2019 e costato alla comunità internazionale oltre un miliardo di dollari.
Non sono comunque stati rilevati cambiamenti significativi nei livelli di radioattività.
Resta però da chiarire se si sia trattato di un errore o di un’azione deliberata per condizionare le trattative di pace in Ucraina. Il solo pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere se al posto di un drone fosse stato impiegato un missile ipersonico capace di colpire il reattore sottostante e liberare il suo carico mortale di scorie radioattive, è agghiacciante.
L’episodio rafforza una consapevolezza che alcuni avevano già evidenziato: un reattore nucleare rappresenta un bersaglio strategico per chiunque voglia infliggere danni irreparabili a intere popolazioni. Colpire un impianto con un missile significherebbe trasformarlo in una “dirty bomb”, capace di disseminare elementi radioattivi su vaste aree del pianeta, con effetti letali che potrebbero durare per migliaia di anni.
Esistono oltre 400 reattori nel mondo (principalmente in USA, Francia, Russia, Cina, Giappone…) ed altrettanti ne sono in costruzione. Nessuno di questi impianti è immune dalla minaccia terroristica o militare. Sebbene i reattori più recenti siano dotati di scudi multipli per resistere alla caduta di un aereo, nulla potrebbero contro i missili avanzati già presenti negli arsenali di paesi come Russia e Corea del Nord.
In questo scenario tutt’altro che rassicurante, l’Italia sta progettando il ritorno al nucleare, puntando su reattori che, oltre a costituire obiettivi vulnerabili, sarebbero del tutto privi di protezione contro simili minacce.
Chiediamo ai Ministri Urso e Pichetto Fratin di ascoltare le valutazioni avanzate da Meritocrazia Italia e riconsiderare l’attuale orientamento verso reattori SMR di superficie, destinati a essere distribuiti sull’intero territorio nazionale.
In particolare, Meritocrazia ritiene doveroso che sia al più presto effettuato un confronto tipo “due diligence”, basato su appositi studi di fattibilità tecnico-economica, tra SMR interrati a 200-300 metri di profondità in roccia solida, per garantire una protezione adeguata e Reattori di III generazione avanzata (GEN+), già collaudati e non futuribili come gli SMR, anch’essi interrati a simile profondità, insieme ai depositi di scorie, che altrimenti rimarrebbero potenziali bersagli.
Senza un’adeguata protezione e un assoluto grado di sicurezza, un ritorno al nucleare non sarebbe eticamente né economicamente accettabile.
Stop war.