
MI chiede che il futuro del SSN non sia affidato a una tecnologia senza etica
In questi giorni, mentre si accendono i riflettori su una nuova sperimentazione del Servizio Sanitario Nazionale britannico, capace – si dice – di “migliorare” il cervello umano con ultrasuoni e interfacce tecnologiche da romanzo distopico, sembra doveroso un passo indietro. Non per rinunciare al progresso, ma per ricordare che il progresso, senza etica e buon senso, è solo un salto nel buio.
La notizia del dispositivo “Forest 1” solletica la fantasia: un chip sotto il cranio, in grado di risvegliare neuroni pigri e correggere squilibri mentali. L’annuncio è stato accolto con l’entusiasmo che si riserva al nuovo messia della tecnologia. Eppure, come ogni soluzione che promette miracoli, rischia di trasformarsi in un placebo per coscienze pigre.
Siamo di fronte a problemi reali – depressione, ansia, epilessia – ma non è necessario rivolgersi subito alla fantascienza. Perché non chiedersi, con un po’ di umiltà, se davvero servano soluzioni così estreme? Ci sono già approcci consolidati e meno invasivi, basati su psicoterapia, stimolazione cognitiva e stili di vita equilibrati, che funzionano. Certo, non promettono miracoli. Ma la scienza seria non è un’industria dell’intrattenimento, e i miracoli non si vendono a 6,5 milioni di sterline.
Il problema non è la ricerca, ma le priorità. In Italia, come nel Regno Unito, la domanda non è “quale tecnologia futuristica può curare di più?” ma “quale sistema di assistenza possiamo rafforzare per aiutare meglio?”. La salute mentale non ha bisogno di progetti visionari che rischiano di rimanere appannaggio di pochi; ha bisogno di un sistema solido, che funzioni per tutti.
L’Italia non è immune alle stesse fragilità del NHS britannico: la carenza di psicologi e psichiatri nel SSN è cronica; le liste d’attesa per una prima visita psicologica spesso superano i sei mesi; i servizi di salute mentale territoriali sono sottodimensionati e faticano a intercettare precocemente i bisogni dei pazienti.
Ma il vero nodo, che pochi osano affrontare, è quello etico. Questa tecnologia apre scenari inquietanti: chi controllerà i dati cerebrali raccolti? Chi deciderà quali “circuiti neuronali” sono da correggere e quali no? E se, in futuro, questo potere finisse nelle mani sbagliate, trasformando il cervello umano in un software da manipolare a piacimento?
Il rischio è che si passi dalla cura al controllo, dall’aiuto alla discriminazione: con dati cerebrali usati per negare un’assunzione, una polizza assicurativa, persino una dignità. L’idea di “riprogrammare” i pensieri è un terreno scivoloso, dove la salute potrebbe diventare un pretesto per annullare la libertà.
Il progresso deve essere al servizio dell’uomo, e non viceversa. La soluzione ai problemi complessi non è mai semplice né immediata, ma richiede interventi concreti e trasparenti, radicati nella realtà. Per questo, Meritocrazia Italia propone di:
– creare un Comitato Etico Nazionale per monitorare l’uso di neurotecnologie e garantire che siano sempre rispettati la libertà e la dignità delle persone;
– promuovere politiche aziendali che valorizzino il benessere dei dipendenti, introducendo strumenti per prevenire il burnout e lo stress cronico.
– introdurre un “Patto per il Benessere Mentale”, coinvolgendo istituzioni, aziende e cittadini in un impegno condiviso per prevenire il disagio e valorizzare le risorse umane;
– rafforzare la rete dei servizi territoriali di salute mentale, con un piano straordinario di assunzioni e formazione di psicologi, psichiatri e terapisti. L’obiettivo deve essere garantire tempi di risposta rapidi e una copertura uniforme su tutto il territorio
Nazionale;
– creare un Fondo Nazionale per la Salute Mentale, che garantisca accesso gratuito a psicoterapia e interventi psicosociali, almeno per i casi più gravi o per le fasce economicamente fragili. La salute mentale non può essere un privilegio per chi può permetterselo;
– investire su programmi di prevenzione: campagne educative nelle scuole, promozione di stili di vita sani e piattaforme di supporto psicologico online, già sperimentate con successo durante la pandemia;
– monitorare e regolamentare la ricerca in neurotecnologie: qualsiasi sperimentazione deve essere accompagnata da un dibattito pubblico e da una chiara normativa etica. Serve un “codice di responsabilità” per tutelare i diritti dei pazienti e la privacy dei loro dati;
– promuovere la ricerca non invasiva, finanziando progetti che esplorano approcci basati sulla stimolazione cognitiva naturale, la neuroplasticità e le terapie integrate, senza ricorrere a interventi estremi o speculativi.
La sfida non è applicare ultrasuoni per “aggiustare” il cervello, ma creare una società che aiuti ogni persona a diventare protagonista del proprio cammino. Perché la mente non è solo una macchina, è il luogo dove risiede il nostro futuro.
Meritocrazia Italia è al servizio di un progresso che metta al centro la dignità e la libertà dell’essere umano.
Perché il progresso non è mai un salto nel buio, ma un cammino da percorrere con etica e responsabilità.
Stop war.