MI invoca nuove politiche monetarie e un migliore coordinamento con quelle di vigilanza
A Draghi fa eco il governatore della Banca d’Italia, che sottolinea, visti l’inflazione vicina al target desiderato, consumi fiacchi e crescita economica debole, l’opportunità di chiudere la fase politica “restrittiva” della BCE.
Meritocrazia Italia da tempo invoca una nuova politica monetaria. È evidente che la corsa inflattiva non sia solo strutturale bensì derivante principalmente dalla guerra nel cuore d’Europa e da fragilità energetiche emerse un po’ ovunque in Europa.
Il sistema economico reale, infatti, dopo una prima fase di contenimento inflattivo, andava sostenuto, per recuperare competitività sul mercato e favorire i consumi interni.
Resta una frenata lunga in fase di contenimento, con interventi tardivi, e una fase di rilancio lenta, con tentennamenti e attendismo che condizionano l’economia dell’intera Unione, tanto da dover prendere atto che “nell’area l’economia è stagnate e i tassi di interesse sono ancora in territorio restrittivo”.
Scatta, quindi, l’invito ad adottare politiche monetarie meno restrittive in quanto “non più necessarie”.
Se l’analisi è corretta e i fattori presi in considerazione altrettanto, non si comprende tanto timore, considerando anche i presenti e futuri possibili scenari internazionali.
A margine di queste riflessioni, restano altri fattori da dirimere, quali la funzione e la politica industriale e di sviluppo dell’intera Europa.
Resta debole, infatti, in uno scenario globalizzato, il solo green deal quale strumento di pianificazione industriale, mentre restano irrisolte questioni quali la concorrenza interna all’Europa e quella esterna.
Questioni che palesemente condizionano i risultati dell’economia.
A oggi non esiste un piano di sviluppo unitario, ma frastagliate e diversificate politiche economiche all’interno di una cornice che si allarga e restringe in modo continuativo.
Questo, se, da un lato, può essere un bene, in quanto ogni nazione ha le sue peculiarità e problematiche interne, con punti di forza e debolezza diversificati, dall’altro, per portare risultatati positivi dovrebbe essere supportato da una maggiore flessibilità nella conduzione politica Europea, cosa che al momento non sembra in agenda.
Le strade, dunque, restano due: o delegare in maniera fattiva le politiche economiche di sviluppo europeo aumentando i margini della cornice o intraprendere una strada unitaria, condivisa e coprogettata al fine di raggiungere nuovi obiettivi in termini di sviluppo.
Queste questioni, ancora prima di quelle di politica interna, dovrebbero essere oggetto di confronto e risolte, senza tentennamenti e con una logica di pianificazione nel breve, medio e lungo periodo, in quanto cruciali.
Meritocrazia Italia, in una costante ottica di miglioramento del dato economico a beneficio del cittadino e della vita del cittadino medio, condivide la posizione ‘neutrale’ descritta da Panetta. Chiede un coordinamento severo tra politica monetaria e politica di vigilanza.
Stop war.