MI: no all’obbligo di denuncia di maternità surrogata a carico dei medici
La proposta di introdurre un obbligo di denuncia di maternità surrogata a carico dei medici appare una minaccia al fondamentale rapporto di fiducia tra medico e paziente e tra le strutture sanitarie ed i cittadini.
I medici hanno la missione primaria di prendersi cura dei pazienti, senza che questi ultimi debbano temere conseguenze legali, oltre che gravi limitazioni delle libertà personali, della privacy e dell’effettività di diritti fondamentali, come quello, appunto, alla cura.
L’obbligo di denuncia finirebbe, infatti, per spaventare le donne, inducendole ad evitare controlli medici. Ciò rappresenterebbe un grave rischio per la salute sia delle madri che dei nascituri, aumentando l’incidenza di complicazioni durante la gravidanza, il parto ed i primi giorni di vita dei bambini. È essenziale che le donne si sentano libere di accedere alle cure senza timori di ripercussioni legali.
Inoltre, il codice deontologico dei medici vieta di divulgare informazioni personali dei pazienti e una violazione della privacy esporrebbe i sanitari a sanzioni disciplinari.
Meritocrazia Italia ritiene che non si possa pretendere dai medici di agire come informatori per la legge, soprattutto su questioni così delicate come la maternità. L’obbligo di denuncia non solo tradirebbe la missione di cura, ma potrebbe anche avere l’effetto opposto a quello desiderato, allontanando le madri dai controlli medici e dalle cure necessarie.
Meritocrazia invita a concentrarsi su misure che garantiscano la protezione delle donne e dei bambini, mantenendo al contempo il rispetto per i diritti e la dignità di tutte le persone coinvolte. È necessario avviare un dialogo costruttivo e proporre soluzioni concrete che affrontino la questione della maternità surrogata in modo responsabile e umano.
È fondamentale promuovere un approccio che valorizzi la salute, il rispetto della privacy e la fiducia nel rapporto medico-paziente, per costruire un futuro in cui le donne possano sentirsi sicure e protette nei loro percorsi di cura.
I medici non siano strumento di controllo, ma siano messi in condizione di svolgere la loro professione in un ambiente di fiducia e rispetto.
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