Minori in carcere: MI chiede revisione del sistema sanzionatorio e riqualificazione infrastrutturale
In occasione dello scrutinio in senato del disegno di legge che, nel dichiarato intento di reprimere il fenomeno dei borseggi, propone una riforma delle disposizioni in materia di esecuzione penale per le detenute madri di bambini molto piccoli, si torna a parlare di minori in carcere.
Attualmente la legge prevede che, in presenza di figli di età minore a un anno, sia obbligatorio il rinvio della pena; se ne hanno meno di tre il rinvio è facoltativo. Si vorrebbe introdurre la facoltatività del rinvio anche al caso di madri di minori al di sotto del primo anno di vita, rendendo possibile la loro detenzione in carcere.
Una soluzione che divide, come sempre, tra giustizialisti e garantisti, gli uni concentrati alla repressione dell’illecito a ogni costo, gli altri assolutamente non disposti a esporre i bambini a realtà difficili come quelle degli istituti penitenziari.
Il problema è serio. Si dimentica che quando la criminalità è collegata a fenomeni di povertà, basso livello culturale o degrado sociale, i minori scontano due volte un prezzo che non dovrebbero essere loro a pagare.
E, se è giudizio pressoché unanime che sia necessario tenere i bambini lontani dal carcere, in concreto la tutela del loro migliore interesse si scontra con il fatto che, da un lato, non è giusto sottrarre i bambini piccoli alla figura materna (tranne che in ipotesi di inidoneità intrinseca al ruolo genitoriale), e, dall’altro, non v’è alcuna soluzione alternativa che renda compatibile l’istituto di detenzione con le esigenze di un bambino che è ancora nella prima infanzia.
Le strutture penitenziarie dotati della sezione nido si contano sulle dita di una mano e gli enti specifici dedicati alle detenute madri sono appena 5 su tutto il territorio nazionale, peraltro non tutti adeguatamente attrezzati.
Per queste ragioni, Meritocrazia Italia insiste affinché siano predisposte alternative adeguate a casi del tipo considerato, sia mediante un intervento sistematico nel sistema sanzionatorio in generale (che dunque sia funzionale a ridurre il sovraffollamento carcerario, a garantire effettiva proporzionalità tra fatto di reato e sanzione e soprattutto ad arricchire il ventaglio di pene alternative che consentano la migliore rieducazione possibile dei condannati), sia investendo nella riqualificazione di strutture e programmi di reinserimento sociale, mediante lo svolgimento di lavori di pubblica utilità che consentano di creare percorsi ad hoc per determinate categorie (tossicodipendenti, donne con figli minori, …). In tal modo si darebbe attuazione concreta ai fini perseguiti co l’applicazione delle misure restrittive rispetto alle quali non si può retrocedere nella tutela dell’altrettanto prioritario principio di certezza della pena.
Stop war.