MOBILITÀ DOLCE
Si punti alla sostenibilità e alla sicurezza
Si consolidano buone prospettive per il settore della mobilità sostenibile.
36,1 miliardi di euro sono messi a disposizione dalla Legge di Bilancio 2022 per le competenze del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile; si aggiungono quelli previsti dal PNRR per garantire la continuità degli investimenti, in una solida prospettiva di impegno anche oltre il 2026, e, non ultimo, per il completamento delle opere commissariate nel corso di quest’anno.
È istituito anche il Fondo per la strategia di mobilità sostenibile, per due miliardi di euro, che finanzierà iniziative per la trasformazione del sistema dei trasporti nel quadro della lotta al cambiamento climatico e della riduzione delle emissioni climalteranti.
Anche il nuovo Piano Nazionale della Sicurezza Stradale 2030, che contempla una lunga serie di interventi a livello infrastrutturale, tecnologico e di prevenzione, stimando un costo complessivo di 1,4 miliardi di euro tra finanziamento statale (anche attraverso i fondi del PNRR) e cofinanziamento degli enti locali, rappresenta un’ottima opportunità.
Nel suo insieme il Piano recepisce le osservazioni delle competenti Commissioni parlamentari e delle associazioni del settore, assumendo la centralità dell’utenza più vulnerabile come pedoni e ciclisti.
È anche prevista l’attivazione di un sistema di monitoraggio allo scopo di valutare l’efficacia delle azioni avviate e individuare eventuali aggiornamenti e migliorie.
L’obiettivo è migliorare la sicurezza, la sostenibilità e la resilienza di strade, ferrovie e strutture idriche, nel verso di favorire la mobilità nei grandi centri urbani e colmare alcuni ritardi storici della rete nazionale dei trasporti.
L’opportunità è senza precedenti e apre, potenzialmente, a una profonda trasformazione del Paese nei prossimi dieci anni e fino al 2036.
È certo, infatti, che la mobilità sostenibile e intelligente non faccia bene solo all’ambiente; è conveniente anche in termini di costi ed efficienza. Trasporti innovativi, integrati nel territorio ed efficienti permetterebbero ai cittadini di risparmiare tempo, ma anche di ridurre la spesa, individuala e collettiva.
Per questo, ci si auspicano risultati concreti in tempi ragionevoli.
Si punti anche alla sicurezza.
In parallelo all’aumento del ricorso ai mezzi di mobilità dolce, aumentano infatti, incidenti e infortuni dovuti anche soprattut-to alla carenza infrastrutturale, con mancanza di corsie dedicate e adeguata segnaletica, e alla scarsa abitudine degli automobi-listi alla ‘circolazione mista’.
In un’ottica di prevenzione, sarà importante stimolare, fin dall’età adolescenziale, una riflessione sui rischi connessi a certi comportamenti, fornendo informazioni chiare e corrette, sollecitando una valutazione critica delle informazioni veicolate nel contesto di riferimento, promuovendo il confronto tra opinioni personali e i dati oggettivi. Si educhi alla conoscenza dei pericoli oltre che al buon senso anche attraverso metodologie di tipo attivo-partecipativo.
È fondamentale che l’uso dei nuovi strumenti di mobilità possa realmente rispondere a un piano di circolazione alternativa, di affiancamento e integrazione di quella tradizionale. Diversamente, la mobilità dolce è destinata a rappresentare soltanto una inutile fonte di pericolo.
Essenziale in questo senso:
– la realizzazione di infrastrutture ‘soft’ per la mobilità attiva (pedonale e ciclabile) e la micromobilità, protette dalla viabilità stradale con strumenti sicuri di antievasione delle corsie e successivamente manutenute in efficienza;
– maggiore impegno nel mantenimento delle misure di equilibrio del sistema della mobilità, come ZTL, aree pedonali, sosta regolamentata, corsie preferenziali, indispensabili ancor oggi più che mai per gestire di un traffico spesso selvaggio ed evitare la promiscuità tra corridoi;
– la realizzazione di ricoveri e stalli protetti con blocco antifurto e dotati di punti di ricarica, specie in prossimità di stazioni di autobus e treni.
Potrebbe essere utile anche una riforma normativa, con
– possibilità di utilizzo di monopattini con una potenza non superiore ai 3 kw e un’alimentazione non superiore ai 60 volt per coloro che sono dotati di Patente di guida A, e di monopattini di potenza non superiore ai 6 kw con un’alimentazione non superiore ai 72 volt per coloro che sono dotati di Patente di guida B (o di tipo A ma maggiorenni);
– in entrambi i casi con velocità consentita autolimitata e non superiore ai 25 km/h;
– obbligo di casco leggero per tutti.
Ovvio che si tratterebbe soltanto di una parte della più ampia riforma strutturale del sistema dei trasporti pubblici, con oculata redistribuzione degli investimenti secondo le diversificate esigenze territoriali, essenziale al miglioramento della qualità della vita di tutti per il futuro.