Morti sul lavoro
Un dramma ancora troppo attuale
I dati provvisori divulgati all’Inail riferiscono al 2023 esattamente 1.041 incidenti mortali sui luoghi di lavoro.
3 morti al giorno per un intero anno.
Di questi, 15 casi sono ascrivibili a un incidente plurimo con il coinvolgimento di più persone, per un totale di 36 vittime. Si ricordi, tra le molte, la tragedia di Brandizzo.
Nell’ultimo ventennio questi numeri sono sostanzialmente stazionari.
Prendendo in considerazione la fonte ufficiale Inail del 2022, sulla totalità dei morti sul lavoro in percentuale si è riscontato che gli incidenti mortali sul luogo di lavoro sono del 72%, mentre il 28% avviene in itinere e riguarda coloro che tornano dal posto di lavoro con mezzi di locomozione propri o pubblici.
Dividendo l’Italia in cinque grandi macroaree (nord ovest, nord est, centro, sud e isole maggiori), la percentuale delle morti sul lavoro su 100.000 mila occupati si attesterebbe in media intorno al 5%. Nelle regioni del sud il dato è più significativo.
Un altro dato del quale tener conto è il legame tra morti bianche ed età anagrafica: nel maggior numero dei casi sono coinvolti over 50.
Ma il fenomeno delle morti nei luoghi di lavoro va rivisto anche alla luce della situazione dell’Europa.
L’indice Eurostat, che indica il numero di morti sul lavoro in rapporto alla totalità della popolazione, attesta che l’Italia risulta al 12° posto, la Francia al 1° posto e la Germania, fanalino di coda, al 25°.
I soli numeri, però, non bastano.
Vanno analizzati all’interno di un contesto più ampio, con considerazione di tutti gli aspetti connessi agli incidenti e alla frequenza degli stessi all’interno di ogni specifico settore.
Soltanto un esempio.
L’incidente avvenuto nel cantiere di Esselunga a Firenze, dove morirono 5 operai per la caduta di una trave, non può rimanere mero fatto di cronaca nera, ma deve essere un monito a tutta la società civile per andare verso politiche fattive di responsabilità. In quel caso, dalle prime analisi del procuratore capo di Firenze emergono diverse irregolarità: nel cantiere lavoravano 61 imprese e tante di queste utilizzavano operai con titoli stranieri; due tra le vittime erano irregolari con permesso di soggiorno; altri lavoratori non avevano i titoli per soggiornare in Italia; degli operai in regola, la maggior parte aveva un contratto metalmeccanico e non edile, ovvero contratti meno centrati sulla formazione, che sappiamo essere invece assolutamente necessaria; la più recente ispezione della Asl in cantiere, datata 12 gennaio, non aveva rilevato e segnalato alcuna anomalia.
Le aziende che entrano in cantieri di quelle dimensioni devono essere qualificate, il che significa avere una cultura organizzativa e detenere strumenti per creare condizioni di sicurezza per i lavoratori.
Per far ciò risulta necessario tener conto di strumenti di coordinamento, della presenza di tante attività, ciascuna delle quali espone i lavoratori a possibili rischi. Dalle informazioni che gli inquirenti stanno raccogliendo emerge un quadro di mancanze organizzative e di controlli.
Il Governo è intervenuto per limitare le morti sul lavoro all’interno del pacchetto sicurezza sul lavoro, inserito tra i 48 articoli del nuovo decreto-legge sull’attuazione del Pnrr, che riguardano soprattutto il contrasto al lavoro nero, l’implementazione dei controlli (con assunzione di 800 nuovi ispettori), un aumento delle sanzioni per le aziende irregolari; al contempo, ma per coloro che fanno ammenda, le sanzioni civili saranno ridotte mentre i più virtuosi finiranno nella «lista di conformità Inail». Un percorso chiamato compliance che accompagni le aziende ad avere un comportamento regolare e virtuoso.
Tra le novità c’è la patente a punti per le imprese e per i lavoratori autonomi, come già prevista nel vecchio art. 27 dal Testo unico sulla sicurezza sul lavoro del 2008 e ora aggiornato con le nuove disposizioni che entreranno il 1° ottobre del 2024. Le informazioni relative ai punti confluiranno in un’apposita sezione del portale nazionale del sommerso. Il nuovo documento con 30 punti sarà rilasciato a imprese e lavoratori autonomi dell’edilizia con tutte le carte in regola: in caso di illeciti o irregolarità subiranno la decurtazione dei punti fino alla sospensione delle attività e al pagamento di una multa fino a 12 mila euro. La «pena» massima arriva con un incidente mortale: via 20 crediti e stop alle attività, ma con un corso di formazione e un minimo di 15 crediti si può tornare a lavorare.
Il decreto va nella direzione auspicata di un inasprimento delle sanzioni verso chi non rispetta la sicurezza sul lavoro, ma nello stesso tempo dà la possibilità di ravvedersi pagando sanzioni ridotte o recuperando i punti persi sulla patente attraverso corsi di recupero.
Occorre piuttosto incentivare un circolo virtuoso per coloro i quali rispettano fin da subito il quadro normativo sulla sicurezza sul lavoro nei luoghi di lavoro. Una visione di premialità, nella quale le imprese che sono capaci organizzare un sistema corretto di applicazione delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e soprattutto nei cantieri ricevano riconoscimenti e incentivi.
I subappalti a cascata sono una condizione che porta in seno il rischio di un aumento di esposizione al rischio. Serve invece che il committente abbia il controllo e la responsabilità sia dell’appaltatore sia del subappaltatore nella stessa senza distinzione tra appalti pubblici e appalti privati.
In tutti i cantieri le aziende devono applicare il contratto dell’edilizia, che forse è più oneroso per il datore di lavoro ma prevede che, prima di mettere piede in cantiere, siano doverose almeno 16 ore di formazione per quelli operai addetti che stanno entrando.
Aumentare gli ispettori può essere efficace nel breve termine, ma è la prevenzione l’obiettivo principe da perseguirei.
Inoltre, bisogna tener conto che non sarebbe possibile usufruire di un ispettore in ogni cantiere, in quanto le aziende italiane sono più di 3 milioni, e i luoghi in cui queste aziende esercitano le proprie attività sono, invece, molte di più. Il sistema dovrebbe crescere sia in termini di unità di personale che di dotazione tecnologiche per fare meglio questi controlli e farli sempre nei luoghi più a rischio con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Non è corretto inseguire sempre le patologie del sistema, ma vale far crescere la qualificazione delle imprese.
L’Inps dovrebbe poter fornire le risorse necessarie alle aziende che vogliano investire nella prevenzione o riprogettare il proprio modello organizzativo, rispettando la sicurezza nei luoghi di lavoro, attingendo al fondo di 40,7 miliardi accantonati per far fronte ai pagamenti dei premi assicurativi in caso di incidenti, fondo finanziato dai contributi versati dalle imprese.
Vi è l’urgenza di opere pubbliche e private per colmare un gap infrastrutturale, e che tal gap riguardi in primis il tema sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
È il momento di avere il coraggio di attuare azioni puntuali e di responsabilità per migliorare il decreto emanato il 2 marzo scorso (d.l. n. 19 del 2024, su «Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)») che introduce la patente a punti, o patente a crediti, per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi che operano nei cantieri edili.
Morire sul lavoro non è più tollerabile.
Ogni nuova riforma sia calibrata sul bisogno di tutela della dignità e della vita del lavoratore.