Muoviamoci!

Muoviamoci!

Aristotele sostiene che la guerra debba essere sempre in vista della pace, il lavoro in vista del riposo, le cose necessarie e utili in vista delle cose belle.
Un pensiero che ricorda la filosofia di vita di artisti come Picasso. Secondo il pittore, l’arte della menzogna serve a disvelare la migliore verità. La creazione artistica non è mera trascrizione, fotografia della realtà, ma espressione di un sentimento, anzi del proprio personale sentire.

Le tradizioni greca e latina ci consegnano un patrimonio immenso di conoscenze filosofiche, storiche, politiche e artistiche. Anche le scienze, la tecnologia, l’economia e la finanza hanno le radici in quei modelli. Se ne sente ancora l’influenza, a distanza di centinaia d’anni.
Hanno giocato un ruolo decisivo pure le tante battaglie, finite con storici compromessi. È forse nella natura dell’Uomo la tensione al conflitto, al contrasto, ma sta di fatto che il messaggio più importante consegnatoci dalla Storia è che, dopo la guerra, serve una pace duratura. Serve trovare un equilibrio stabile, costruendo un’idea comune.
Ma per questo non bastano le parole. Occorre saper osservare le cose, percepire la realtà, con spirito creativo.

Soltanto con un pensiero differente è possibile risolvere tanti problemi, realizzare templi, musei, biblioteche, terme, scuole innovative e luoghi di cultura.

Meritocrazia cerca di interpretare questa missione fin dal principio, sostenendo con forza la necessità che si riacquisti il coraggio della visione.
È uno sforzo vano quello del legislatore che si limiti ad attingere acriticamente dalla realtà, a copiare senza riflettere. Il politico dovrebbe essere come l’artista, dovrebbe saper interpretare gli accadimenti e guardarli da ogni angolazione, considerando anche aspetti nascosti a un occhio poco attento. Non deve cedere alle lusinghe dello scontato, del già visto, dell’omologato.

Meritocrazia sollecita la politica a essere più flessibile, a rompere gli schemi del pensiero formalista, a superare logiche divisive e a recuperare quella coesione che serve ai fini della costruzione. Dimostra quale forza pssa avere un gruppo di persone mosse dalla voglia di fare la propria parte, che riescono a contagiare con il proprio ottimismo.
Alla fine l’arte è proprio questo. Trasmettere buone sensazioni anche a chi non le prova. L’arte è qualcosa che ti entra dentro, ti fa cambiare idea e supera le parole. Vive nei gesti.

La città meritocratica del domani deve essere aperta a tutti. Che la periferia, per come concepita oggi, non esista. Non ci siano forme di emarginazione, né aree nelle quali possa attecchire l’antistato. Non ci siano scuole di seria A e scuole di serie B. Non ci sia spazio per le scorciatoie, nessun margine all’illegalità.
Mi piace ritornare sulle parole di Umberto Eco, che sosteneva che l’esempio classico è nel superamento del fare populista, che sembra intercettare il consenso dei concittadini ma, a conti fatti, rende la politica non libera e infedele.
Noi non facciamo leva su nessun populismo. Il nostro punto di forza è nell’umiltà. Con il garbo cerchiamo di agevolare la migliore costruzione del pensiero, cercando di coinvolgere anche chi meno ha voglia di leggere e studiare. Lo Stato è fatto anche dei tanti che non hanno propensione al sacrificio dell’approfondimento, e che vanno invogliati e sensibilizzati.
Le idee nuove nascono e crescono grazie a chi ha fiducia, a chi ci crede.
Così si coniugano arte, bellezza, sensibilità e saggezza.
È il momento dell’azione.
Non si perda più tempo a pensare ai sondaggi e alle percentuali. Si pensi piuttosto a seminare.



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