Nel decreto Valditara grandi assenti le famiglie. Si punti alla prevenzione per una formazione solida
Approvato in e già passato in valutazione alla Camera, il disegno di legge Valditara torna a far discutere.
Se, da un lato, si avverte un forte entusiasmo, dall’altro non mancano voci dissonanti che attribuiscono al decreto in commento un’allure ormai obsoleto e contrario alle conquiste raggiunte sino ad ora nel mondo della scuola.
Tra gli elementi di novità, il decreto tocca anche la componente valutativa della didattica, appuntandosi su tre misureprincipali: la bocciatura con il 5 in condotta, il ritorno della valutazione numerica sul comportamento alle scuole medie, le multe per le aggressioni al personale scolastico.
Quanto alla votazione, al di fuori del giudizio sintetico finale proposto per le primarie in relazione alla valutazione del comportamento dell’alunno, rientra il voto in condotta con attribuzione del punteggio numerico espresso in decimi e la previsione della bocciatura automatica in caso di non raggiungimento della sufficienza. In più, Ma proprio per enfatizzare il ruolo cruciale del voto in condotta, sono proposte ulteriori ‘sanzioni’ agli studenti che non brillano per una contegno specchiato: chi si accontenta del 6, infatti, riceverà comunque un debito formativo che potrà recuperare, a settembre, con una verifica specifica in educazione civica; per i punteggi compresi tra il 6 e l’8 si potrebbero registrare delle penalizzazioni in ordine all’attribuzione dei crediti per l’ammissione e il superamento dell’esame di maturità.
L’attenzione per la condotta è ulteriormente consolidata dall’abolizione della sospensione come provvedimento disciplinare, che sarà sostituita, se superiore a due giorni, con l’obbligo di svolgere attività di cittadinanza solidale, sottoposta a valutazione dal consiglio di classe per certificare la redenzione del trasgressore; se inferiore, invece, comporterà allo studente l’aggravio del proprio carico di lavoro con attività didattiche aggiuntive che stimolino la riflessione del malcapitato sulle conseguenze delle sue azioni.
Chiude il cerchio la previsione di un vero e proprio apparato sanzionatorio di tipo pecuniario, con la previsione di multe anche salate (comprese tra un range che oscilla da € 500 a € 10.000) a carico di coloro che ledono gli interessi dell’amministrazione scolastica di appartenenza con la commissione di reati commessi ai danni del personale scolastico senza distinzione di ordine e grado.
Sono annunciate ulteriori proposte in merito alla sospensione delle attività didattiche per motivi religiosi non riconosciuti dal calendario scolastico nazionale e finalizzate a garantire il servizio scolastico anche nel periodo estivo.
Meritocrazia Italia apprezza l’intenzione di fondo, quella di responsabilizzare gli studenti e alimentare la cultura del rispetto nei confronti di un’istituzione sempre più delegittimata ed esposta a vere e proprie aggressioni da parte dell’utenza (studenti e, talvolta, familiari).
Nel merito delle misure, tuttavia, è appena il caso di fare qualche riflessione ulteriore. A conti fatti, le modalità prescelte di attuazione dei principi e degli obiettivi non sono pienamente rispondenti al fine. Il ritorno a un modello autoritario e repressivo sortirebbe gli effetti desiderati nel breve periodo, ma, anche alla luce dell’esperienza passata, rischierebbe di risultare sterile nella prospettiva dell’edificazione di un modello educativo solido, che dovrebbe rappresentare l’intima finalità del percorso scolastico.
In proposito, Meritocrazia ha più volte sottolineato che gli interventi in materia scolastica non possono trascurare la valutazione di contesto e la sinergia con l’ambiente di provenienza dello studente. Il progetto normativo lascia fuori la famiglia che, come istituzione, deve affiancare la scuola ed essere coinvolta nell’ambiziosa restaurazione del ruolo centrale nella formazione dell’individuo dai primi anni di vita.
Occorre intervenire nel processo educativo con strumenti di prevenzione, consolidando tutti gli aspetti della vita scolastica e di relazione e quindi: garantendo la continuità didattica e superando il cronico precariato del personale docente, agendo sull’organizzazione e sulle condizioni del lavoro, sulle modalità di reclutamento e sulla crescita socio-affettiva dei ragazzi, evitare l’isolamento della scuola rispetto alle altre esigenze dell’utenza, creare sinergie con il tessuto locale anche con il coinvolgimento di percorsi di rete e altri interlocutori attivi sul territorio in settori socialmente sensibili, per costruire efficacemente in ciascun ragazzo le competenze di cittadinanza.
Stop war.