NELLA COESIONE SOCIALE, IL VENETO C’È
La parola coesione deriva dal latino ‘cohaerere’, termine composto da cum (con) e haerēre (essere attaccato).
La coesione sociale ha a che vedere con l’inclusione e con tutto ciò che è idoneo a promuovere l’assunzione collettiva di responsabilità, a far percepire la dimensione collettiva dei problemi e a favorire l’agire solidale e il senso di (cor)responsabilità per il superamento delle disuguaglianze sociali, fonte di arricchimento reciproco più che fattore di conflitto.
Nella realtà delle cose, invece, si assiste alla progressiva affermazione di una cultura individualista, probabilmente accentuata dalle difficoltà emergenziali, che sta conducendo all’impoverimento delle relazioni a tutti i livelli: fenomeni legati all’instabilità e alla diseguaglianza, alla precarietà del lavoro, all’affermarsi di un multiculturalismo nel quale identità diverse faticano a convivere e a trovare punto di incontro, sono solo alcuni degli esempi possibili.
Il Consiglio d’Europa ha elaborato una strategia per la coesione sociale, la cui attuazione è affidata al Comitato europeo per la coesione sociale (CDCS). Alla base vi è questa definizione: «la coesione sociale è la capacità di una società di assicurare il benessere [welfare] di tutti i suoi membri, riducendo le differenze ed evitando le polarizzazioni. Una società coesa è una comunità di sostegno reciproco di individui liberi che perseguono obiettivi comuni con mezzi democratici». Allo scopo di fornire un quadro di riferimento comune e favorire lo scambio delle best practice, il Consiglio d’Europa ha pubblicato una guida metodologica per l’elaborazione condivisa di indicatori di coesione sociale e a livello italiano, alcuni Enti locali hanno prontamente risposto inserendo la coesione sociale tra le deleghe di un assessore, associandola in modi vari ad altre competenze.
Anche la Regione Veneto, nell’ambito del Piano Sviluppo e Coesione e della prosecuzione del POR FSE 2014-2020, promuove e sostiene le Azioni Integrate di Coesione Territoriale (AICT) finalizzate ad aumentare l’occupabilità delle persone svantaggiate, disoccupati e non, in condizione di fragilità a rischio di esclusione sociale.
I progetti sono elaborati e proposti da enti accreditati ai servizi per il lavoro o alla formazione superiore, in partenariato con diversi soggetti, tra cui enti locali, cooperative e loro consorzi, imprese o reti di imprese, aziende o Enti del Servizio Sanitario Regionale Veneto, fondazioni e agenzie per il lavoro. Devono prevedere una molteplicità di interventi che permettono la realizzazione di percorsi studiati e commisurati per le diverse tipologie di destinatari oltre alla sperimentazione di servizi innovativi.
È stato recentemente definito un budget di quattro milioni di euro per un bando relativo a progetti tesi proprio a ridurre la disuguaglianza, la povertà e il rischio di marginalità sociale sia di soggetti già svantaggiati, sia di nuovi gruppi venuti in evidenza con la pandemia dell’ultimo periodo. L’iniziativa, inoltre, mira a potenziare la governance complessiva degli interventi rafforzando la rete degli attori sociali coinvolti nei processi, favorendone la sinergia.
La Giunta regionale del Veneto ha inoltre approvato la delibera presentata dal Presidente della Regione, in cui vengono varate le misure da attuare con le risorse nazionali del Fondo sviluppo e coesione (FSC) assegnate al Veneto per dare continuità alla programmazione del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e del Fondo Sociale Europeo (FSE), in un’ottica di crescita sostenibile del sistema socio-economico veneto. Le risorse, per un valore complessivo di 253,7 milioni di euro, sono state spalmate su una serie di interventi di contrasto agli effetti della pandemia e così ripartite: ricerca e innovazione, 14,5 milioni di euro; digitalizzazione, 21,9 milioni di euro; competitività imprese, 44,8 milioni di euro; energia, 27 milioni di euro; ambiente, 4,7 milioni di euro; trasporti e mobilità, 6,4 milioni di euro; lavoro e occupabilità, 46,6 milioni di euro; sociale e salute, 39,8 milioni di euro; istruzione e formazione, 44 milioni di euro; capacità amministrativa, 4 milioni di euro. Un risultato che riflesse un atteggiamento di responsabilità e consapevolezza del momento storico in atto, con reale sostegno della crescita del territorio.
La coesione sociale è oggetto di un processo che si rinnova continuamente. Non è un obiettivo o un fine ultimo da raggiungere, ma un mezzo per realizzare comunità meno fragili, maggiormente in grado di rispondere alle domande dei propri componenti e di prevenire e contrastare qualsiasi forma di esclusione e disuguaglianza.
La differenza la fa l’efficacia dell’interlocuzione istituzionale, specie in una società eterogenea che tende a produrre polarizzazioni sociali. Serve una lungimirante politica attiva, capace di stabilire misure efficaci, sostenibili e temporalmente inclusive e in grado proprio in virtù di una visione organica, di lavorare sulle priorità che la coesione sociale in tutta la sua articolata complessità, richiede. Oggi più che mai.