Nella vita vera, non esistono perdenti e vincenti
È mancato pochi giorni fa lo scrittore francese Milan Kundera.
Lo ricordiamo soprattutto per il suo capolavoro più noto, ‘L’insostenibile leggerezza dell’essere’, scritto nel 1982. Un’opera apprezzata non subito, ma con il passare del tempo.
Proprio da qui mi piace partire oggi, perché tanto di quello che racconta ha a che fare con il difficile percorso di Meritocrazia Italia.
Nel romanzo di Kundera s’intrecciano le vite di quattro personaggi. Una trama punteggiata da amori, guerre, impegni lavorativi, momenti di leggerezza e tragedie personali e condivise. Alla fine, uno spaccato sul mondo.
Mette in evidenza le fragilità umane, la fallibilità degli individui e la difficoltà di trovare un proprio posto nella società.
Scopre, e lascia scoprire, che non esistono vincenti e perdenti, solo persone alla ricerca della felicità e terribilmente, meravigliosamente, imperfette.
Viviamo nella continua tensione alla leggerezza, e sopportiamo con riluttanza il peso imposto dal mondo, credendolo spesso ingiusto. Siamo combattuti tra le responsabilità, inevitabili, e la voglia di evasione, dagli obblighi, dai vincoli, semplicemente dagli altri.
E finiamo per sposare la superficialità.
Kundera sovrappone i due momenti, della leggerezza e della pesantezza, facendoli convergere verso il medesimo risultato: alla fine, tutti, ma proprio tutti, qualunque scelta facciamo, puntiamo a vivere la migliore vita possibile.
Siamo liberi di decidere chi e cosa vogliamo essere.
Ma arriva sempre il tempo in cui siamo chiamati a fare i conti con le nostre decisioni. E arriva sempre il tempo in cui è dato comprendere la differenza tra i percorsi di vita strutturati sull’impegno e sulla visione e la continua ricerca di scorciatoie e sotterfugi. Ha sempre più certezze, maggiore consapevolezza, chi ha saputo seminare anche a favore degli altri.
L’egoismo, invece, non dà nulla.
Nell’Iliade, Agamennone aveva la forza di restare fermo sulle sue decisioni e sapeva esaltare la giustizia, che, nel suo sentire, valeva per certo più della ricchezza. Sosteneva, forzando il ragionamento, che i cittadini che puntano soltanto all’arricchimento personale, non perseguono la giustizia e non vivono di solidarietà non sono meritevoli di considerazione.
Accade spesso di veder osannare dai più chi è sulla cresta dell’onda e infierire tanti nei confronti di chi è caduto.
Sul desiderio comune di leggerezza e sulla propensione ad assecondare il successo e prendere le distanze da chi, in un certo momento, è considerato perdente bisogna riflettere molto.
Meritocrazia si propone di essere differente, perché ambisce alla costruzione di una società nuova, attenta ai bisogni di tutti.
Lo fa partendo dalle idee, per creare una cultura nuova. La cultura dell’altruismo e del sacrificio.