No al divieto di vendita di auto a benzina e diesel dal 2035. Si perseguano insieme giustizia ambientale e giustizia sociale.
Il Consiglio dell’Unione europea rinvia il voto sul divieto di vendita di auto a benzina e diesel dal 2035. Decisiva l’opposizione di Italia e Germania, preoccupate del possibile impatto sulle filiere dei motori endotermici.
In effetti, nelle stime, il rischio per l’Italia sarebbe la perdita, al 2040, di circa 73.000 posti di lavoro, dei quali 67.000 già nel periodo 2025-2030. Perdite che le nuove professionalità legate allo sviluppo della mobilità elettrica non andrebbero a compensare.
È vero che le esigenze di un’economia in affanno vanno bilanciate con le esigenze di tutela ambientale e di contenimento della produzione di CO2. Ma le auto elettriche costano, perché tra i componenti principali vi sono terre rare, litio e cobalto, necessari per produrre motore e batteria. Ed è la Cina, si sa, a farla da padrone nell’estrazione delle terre rare, coprendo il 98% della fornitura in Europa e monopolizzando almeno il 93% di questi materiali; senza contare il controllo della metallurgia altamente specializzata e l’intera supply chain per molte cruciali applicazioni.
L’Italia si troverebbe, una volta di più, in una condizione di dipendenza da Paesi stranieri.
Serve evitare che le modalità di investimento sulla sostenibilità contribuiscano ad aggravare il gap già esistente tra Paesi in posizione di diversa forza economica. Sarebbe altresì paradossale che la battaglia per la tutela dell’ambiente portasse il maggior beneficio a uno dei Paesi che è possibile noverare tra i maggiori inquinatori al mondo.
Per altro verso, i costi finirebbero per ricadere inevitabilmente sui cittadini. Non tutti potrebbero permettersi l’acquisto di un’auto elettrica.
Giustizia sociale e giustizia ambientale sono facce della stessa medaglia.
Meritocrazia Italia esprime condivisione per la scelta del Governo italiano, e lo fa con il sostegno delle centinaia di cittadini che hanno aderito al sondaggio pubblico lanciato dal Movimento sulle proprie pagine social nella giornata di ieri.
Non si nega il problema, che resta, ma che meriterebbe di essere affrontato per altra via, almeno nell’immediato.
Occorre anzitutto saper valorizzare le risorse a disposizione. In Italia, ad esempio, tra Lazio e Toscana, vi sono diversi giacimenti di litio, che è possibile ricavare anche dalle saline. Una risorsa troppo preziosa per essere ignorata, per quanto neppure vanno ignorate le preoccupazioni per terremoti o inquinamento delle falde acquifere. Meritocrazia sollecita a cogliere l’occasione offerta dal PNRR per favorire lo studio di nuovi sistemi di estrazione in sicurezza o per approfondire la ricerca su effettivi rischi e utilità. Si potrebbe così aggiungere un tassello importante al piano di indipendenza nazionale nell’approvvigionamento delle risorse essenziali.
Non seconde, le opportunità connesse alla produzione di biocarburanti da biomasse.
Meritocrazia invoca una neutralità tecnologica. Non è giusto forzare verso una sola tecnologia, senza tenere conto delle realtà dei singoli Stati. Occorre un approccio flessibile al problema, che apra allo sfruttamento di tutte le tecnologie a disposizione, secondo esigenze e possibilità e secondo la libera valutazione sulla strada più consona da percorrere per raggiungere la neutralità carbonica.
Si chiedono realismo ed equilibrio.
Stop war.