NON E’ PIU’ AMMISSIBILE
La notizia della triste e assurda morte di George Floyd occupa le pagine di tutti i quotidiani. «Disumanità a livelli estremi» sono state tra le prime parole di commento. Che a calpestare i diritti umani sia proprio chi dovrebbe garantire il corretto svolgimento della vita quotidiana accresce la gravità di un fatto in sé già tragico.
La vicenda rimette in discussione il concetto stesso di civiltà. E purtroppo l’episodio non è isolato, né riguarda soltanto realtà lontane.
Dopo anni di lotta per i diritti umani e per il superamento di ogni forma di discriminazione (per razza, credo, sesso), l’odio (quasi ideologico) nei confronti di chi ha un colore della pelle diverso resta inconcepibile. È un insulto alla razionale volontà, che dovrebbe tenere a freno gli istinti, specie quelli più oltraggiosi della dignità umana.
La coscienza è un bene prezioso, che non può essere dismesso a favore di una presunta superiorità.
Eppure la riflessione politica sembra piuttosto incentrata sul solo rilancio economico, sull’evoluzione tecnologica al servizio dell’economia. Il diritto a una esistenza libera e dignitosa passa in secondo piano.
Vale combattere per riconquistare l’effettività dei diritti fondamentali, a volte dati per scontati, per evitare che restino lettera morta di Carte internazionali e Costituzioni.
Vale combattere per una eguaglianza che non sia soltanto formale.
Nella consapevolezza, però, che le armi più forti contro la violenza non sono mai quelle della distruzione e del disfattismo.
Il rabbioso coraggio deve esprimersi nelle forme adeguate alla ricostruzione di uno Stato di diritto che sia realmente tale e alla valorizzazione delle qualità umane.
«Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla» [Martin Luther King]