Non si arretri nella lotta al caporalato: MI chiede più controlli e strategie premiali
Troppo poco si parla di un fenomeno tanto diffuso da risultare una vera e propria piaga sociale.
Il “caporalato” è una forma illegale di reclutamento e organizzazione della manodopera nel lavoro dipendente e che interessa, nello specifico, diversi settori produttivi (trasporti, costruzioni, logistica ecc.).
Si tratta di un meccanismo che si insinua tra domanda e offerta di lavoro, che riguarda soprattutto migranti, donne e minori, persone che si trovano in condizioni di particolare vulnerabilità e bisogno, e che comporta molto spesso la violazione dei diritti umani e dei diritti fondamentali sul lavoro.
Questo fenomeno si manifesta con particolare forza e pervasività nel settore dell’agricoltura, caratterizzandosi l’attività lavorativa svolta in questo settore per la prevalenza di rapporti di lavoro di breve durata e fortemente legati alla stagionalità delle attività. I dati ISTAT-RCFL rilevano che i lavoratori stranieri rivestono un ruolo significativo rappresentando circa il 10% degli occupati; la ragione di tale fenomeno risiede molto spesso nella scarsa conoscenza degli strumenti di tutela, nell’inadeguata sistemazione abitativa, circostanze che rendono questi lavoratori sempre più appetibili per impieghi sottopagati e dequalificati.
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha posto in essere una strategia di contrasto in collaborazione con la Direzione Generale dell’Immigrazione e politiche di integrazione, manifestando un’attenzione specifica su due aspetti: la ‘governance multistakeholder territoriale’, con l’attivazione di reti composite e il raccordo tra le diverse progettualità insistenti su uno stesso territorio, e la ‘governance multidimensionale o multilivello’, che ha consentito l’attivazione di modelli efficaci di intervento della pubblica amministrazione, tramite il coordinamento fra e con le Istituzioni. Questo metodo di lavoro ha consentito la programmazione e la realizzazione di interventi mirati su tutto il territorio nazionale, oltre alla possibilità di garantire una tempestiva e concreta assistenza ai lavoratori stranieri potenziali vittime di sfruttamento, anche attraverso l’instaurazione di un rapporto di maggior fiducia e cooperazione con gli ispettori del lavoro, quali rappresentanti delle Istituzioni nazionali.
Incisiva anche la l. n. 187 del 9 dicembre 2024, di conversione del decreto flussi, che introduce disposizioni urgenti sull’ingresso di lavoratori stranieri in Italia, sulla protezione internazionale e sulle misure di contrasto al caporalato.
Tra le novità introdotte, i) l’ingresso riservato fino al 40% per il 2025 alle lavoratrici; ii) la programmazione triennale degli ingressi per la gestione dei flussi migratori, che coprirà il periodo 2026-2028; iii) i ricongiungimenti familiari, che possono essere richiesti solo dopo un periodo di soggiorno legale ininterrotto di almeno due anni sul territorio italiano.
Meritocrazia Italia è convinta che il lavoro sia un diritto di tutti i cittadini e che lo Stato debba promuovere tutte le azioni possibili per renderlo pienamente fruibile. Chiede quindi l’esercizio di poteri di controllo sempre più stringenti sull’intera filiera produttiva, come deterrente allo sfruttamento del lavoro e come strumento per la conseguente applicazione della relativa sanzione in ipotesi di al lavoro nero a fini di maggiore profitto; e l’adozione di strategie premiali per le aziende che adottino programmi tesi al benessere dei lavoratori stessi e un cambio di paradigmi nel rapporto tra forze datoriali e lavoratori.
Stop war.