Nuova proposta di regolamento sulla deforestazione: per l’ambiente si attui una strategia di sistema
L’Unione europea si appresta a varare la nuova regolazione contro deforestazione e perdita della biodiversità, che consente alle aziende di vendere nel territorio europeo solo i prodotti il cui fornitore abbia rilasciato una dichiarazione di «diligenza dovuta», che attesti che il prodotto non proviene da terreni deforestati e non ha contribuito al degrado di foreste, comprese le foreste primarie insostituibili, dopo il 31 dicembre 2020.
L’attuale superficie forestale del Pianeta è pari a 4 miliardi di ettari, ma ogni anno nel mondo se ne perdono ben 4,7 milioni. Solo in Africa in dieci anni ne sono andati distrutti 3,9 milioni.
Un fenomeno drammatico, alla base del pericoloso cambiamento climatico già in corso.
Le foreste generano piogge, raffreddano la Terra, assorbono gas serra, immagazzinano carbonio, custodiscono una biodiversità fondamentale per la tenuta degli ecosistemi, contrastano la desertificazione, producono acqua, cibo e medicine. In alcune parti del mondo ancora custodiscono comunità indigene.
Nonostante la portata del fenomeno e il suo impatto, la lotta contro la deforestazione nel mondo era fino ad oggi ferma all’unica intesa raggiunta nel corso del COP 26 a Glasgow nel 2021, in occasione del quale i 110 Paesi partecipanti si sono impegnati a fermare la distruzione delle foreste entro il 2030.
Un accordo apparso fin da subito fragile, generico, e soprattutto sprovvisto di sanzioni per i casi di violazione.
Meritocrazia Italia accoglie con favore la nuova regolazione europea, ma non può non rilevare criticità e lacune.
I prodotti interessati dalla normativa, ad esempio, sono alcuni di quelli interessati (soia, manzo, olio di palma, legno, gomma, cacao e caffè e alcuni prodotti derivati come pelle, cioccolato e mobili).
E lascia perplessi che la scelta di tutela abbia riguardato soltanto le foreste, in disparte altre aree naturali assai sensibili come savane e torbiere, così come i diritti umani delle popolazioni indigene appaiono tutelati in maniera ancora troppo debole.
Così come non soddisfa pienamente che, per le pressioni del settore forestale europeo e del governo canadese, i governi dell’Unione abbiano optato per una definizione poco rigorosa di ‘degrado forestale’, che rischia di diventare una scappatoia proprio per chi intende continuare a tagliare legname in modo insostenibile.
Il nuovo regolamento è un utile punto di partenza, ma certamente non un approdo.
Che da subito e per gli anni a venire, l’Unione europea alzi il livello d’attenzione per la protezione dell’ambiente in tutti gli aspetti, impedendo alle imprese non responsabili non solo di accedere al mercato, ma anche di ottenere prestiti dalle banche europee.
Il fenomeno della deforestazione ha senza dubbio una dimensione globale, ma non avanza dappertutto allo stesso modo, e ci sono Paesi più colpiti di altri. Nella gestione di una crisi fuori controllo, gli interventi da mettere in atto e le decisioni da assumere siano distribuiti su un doppio livello, sovranazionale e locale.
Stop war.