Nuovi percorsi abilitanti: la formazione e il lavoro non siano un lusso
È stato appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale il d.P.C.M. del 4 agosto 20223, su “Definizione del percorso universitario e accademico di formazione iniziale dei docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado ai fini del rispetto degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e Resilienza”.
I percorsi abilitanti possono essere erogati da Centri multidisciplinari individuati da Università e istituzioni Afam (Conservatorio e Accademia delle belle arti), anche in forma aggregata, attraverso la sottoscrizione di un protocollo di intesa con l’indicazione dell’istituzione capofila. L’accreditamento iniziale e periodico spetta al Ministero dell’Università e della ricerca, sentito il parere dell’Anvur, che avrebbe dovuto pubblicare entro il 15 settembre scorso le Linee Guida per la valutazione dei requisiti dei percorsi.
Gli atenei bandiranno un corso con un certo numero di posti in base al fabbisogno del territorio, ma ancora non sono state specificate le modalità di accesso: unica specifica è che, se i candidati sono in eccesso rispetto ai posti disponibili, le Istituzioni possono programmare selezioni a livello locale secondo modalità individuate dal Ministero.
Per le classi di concorso coinvolte ancora nessuna certezza proprio perché si attiveranno in base alla necessità dei territori per cui alcune potrebbero essere bandite solo in determinate zone.
Sono percorsi con obbligo di frequenza che prevedono corsi e tirocinio con due prove finali (una scritta e una orale) per conseguire l’abilitazione all’insegnamento.
A parte gli aspetti tecnici descritti con diverse casistiche che non facilitano molto la comprensione delle singole realtà, non si può non evidenziare il ritardo con il quale questo provvedimento, atteso sin da luglio 2022, viene emanato, sottolineando anche la difficoltà di rispettare le tempistiche previste per percorsi che dovrebbero concludersi entro maggio 2024, con attivazione prevista entro il 28 febbraio prossimo.
Grave, poi, la scelta di non finanziare le attività di formazione con risorse dedicate, facendo ricadere gli oneri formativi su docenti precari e studenti.
Senza contare l’eccessiva onerosità dei percorsi: i costi attualmente previsti variano da € 2.000,00 per i corsi da 30 cfu/cfa a € 2.500,00 per i corsi da 60 cfu/cfa, a cui va aggiunta la quota di € 150,00 destinata alle prove finali (costi che varieranno secondo le determine dei singoli atenei).
Da sempre Meritocrazia Italia sottolinea la necessità di qualificare la formazione per consentire ai lavoratori di acquisire le competenze necessarie a svolgere il proprio ruolo, quindi accoglie favorevolmente l’iniziativa di introdurre corsi che contribuiscono alla crescita delle professionalità che operano nella scuola. La formazione, però, è un diritto dei lavoratori e dei precari e deve essere accessibile a tutti.
Meritocrazia Italia propone che
– le Università statali abbiano un ruolo di primo piano così da non affidare la formazione del futuro corpo docente alle università private telematiche, regolate dalle leggi di mercato;
– i corsi siano erogati con costi calmierati e prevedano agevolazioni specifiche in funzione dello status sociale e delle condizioni economiche degli studenti.
Stop war.