Nuovo ‘bonus 200 euro’: la solita politica di stretta emergenza tra confusione e approssimazione
Alla pioggia di sussidi, il decreto Aiuti 2022 aggiunge il ‘bonus 200 euro’, una misura rivolta a beneficio di lavoratori dipendenti, pensionati, disoccupati, percettori del reddito di cittadinanza, colf, stagionali, co.co.co. e liberi professionisti in possesso di specifici requisiti. Per circa 31,5 milioni di beneficiari.
La somma sarà corrisposta, una tantum, nel mese di luglio e non sarà soggetta a tassazione, non concorrendo alla formazione del reddito ai fini Irpef né per lavoratori dipendenti e pensionati, né per le partite Iva, né per tutti gli altri soggetti beneficiari.
Nelle intenzioni è salvaguardare il potere di acquisto, mortificato negli ultimi mesi da inflazione e rincari.
Come ripetutamente accaduto negli ultimi due anni, però, l’erogazione del beneficio è accompagnata da garbuglio procedurale e complicazioni nella selezione e nella verifica dei presupposti di accesso che scoraggiano l’accesso e pregiudicare le opportunità.
Dalla prima versione del provvedimento, che legava il bonus alla sola condizione di un reddito percepito inferiore ai 35.000 euro, si è approdati a un decreto che dispone presupposti differenziati a seconda della categoria di appartenenza, peraltro altamente particolareggiati (ad esempio, per i lavoratori dipendenti, occorre aver beneficiato per almeno una mensilità nel primo quadrimestre dell’anno 2022 dell’esonero contributivo IVS, pari allo 0,8% «sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore», e a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo di 2.692 euro che, moltiplicato per tredici, appunto, risulta pari a 34.996 euro). I casi sono tanti e molto diversificati nella disciplina, ma l’importo della indennità è calcolato in 200 euro per tutti gli aventi diritto.
Per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti, poi, l’importo da corrispondere non è ancora stato definito, pur essendo stato istituito un Fondo dedicato di 500 milioni.
Inoltre, per quelli dipendenti, è prevista la presentazione di una richiesta mediante autodichiarazione, ma ancora non sono stati resi noti i tempi di presentazione né di scadenza, e non si sa neppure cosa accadrebbe se un lavoratore presentasse la dichiarazione all’ufficio del personale dopo il pagamento degli stipendi di luglio. Ciò che si sa è soltanto che i datori di lavoro non possono erogare il bonus nei mesi successivi a luglio.
Confusione, approssimazione e appesantimento burocratico continuano a caratterizzare una politica di stretta emergenza, senza visione e incapace di seria programmazione.
La scelta di continuare a centellinare piccoli sussidi serve, forse, a tamponare il problema nella stretta emergenza, ma non basta a rinvigorire la fiducia dei consumatori e, di riflesso, a conferire solidità dei mercati, per dare nuova linfa al sistema economico e produttivo e traghettare il Paese fuori dalla lunga crisi.
Meritocrazia Italia invocare ancora una volta il superamento di logiche meramente assistenzialistiche e torna a chiedere interventi strutturali che permettano di mettere al riparo i cittadini da futuri rincari e speculazioni. In questo, sarà strategico puntare al definitivo calo della pressione fiscale sulle aziende e all’adeguamento salariale.
Stop war.