NUOVO TRIBUNALE DELLA FAMIGLIA: SERVE UN ‘UFFICIO DEL GIUDICE’ – COMUNICATO 17.01.22
La recente approvazione del disegno di legge n. 1662 da parte del Senato, relativo, tra l’altro, alla razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie, impone una riflessione sull’istituzione del «Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie».
Da accogliersi favorevolmente sono le novità dell’individuazione di un unico e autonomo rito per queste materie e della previsione della mediazione familiare e del rafforzamento delle funzioni del curatore speciale del minore in caso di suo pregiudizio.
Tuttavia, l’opzione, pure attesa e auspicata da decenni (fin dal primo progetto Reale del 1967), non sembra rispondere perfettamente alle istanze di riorganizzazione della giustizia se non completata dalla costituzione di un ‘Ufficio del Giudice’, necessario per permettere l’elaborazione di soluzioni tempestive ed efficaci per le esigenze problematiche e/o drammatiche del settore della famiglia e dei minori.
Le figure professionali delle quali il giudice si avvale (in particolare periti e assistenti sociali) appartengono a realtà lavorative (pubbliche o private) esterne al Tribunale e svolgono attività proprie del loro ruolo, con carichi spesso insostenibili. Altre, come quella del mediatore familiare, radicate da tempo in altri ordinamenti con un fondamentale ruolo sociale e di deflazione del carico giudiziario, non hanno ancora trovato un concreto riconoscimento nel nostro.
Meritocrazia Italia propone l’integrazione del testo approvato dal Senato con l’istituzione di un Ufficio del Giudice della Famiglia composto da
– mediatore familiare, deputato a intervenire a supporto della riorganizzazione delle relazioni familiari nei casi di crisi familiare, di conflitto coniugale, genitoriale e anche generazionale, per aiutare le parti a raggiungere accordi utili;
– assistente sociale, per gli interventi di promozione, prevenzione e sostegno rivolti ai minori e alle famiglie, e per monitorare le situazioni sociali a rischio, senza incidere sul già gravoso carico di quelli operanti nelle varie pp.aa.;
– psicologo, per una prima e rapida valutazione dello stato di bisogno, l’ascolto dei minori, la valutazione nelle procedure di affidamento familiare, anche preadottivo, o collocamento presso strutture;
– pedagogista, per l’elaborazione di progetti educativi di prevenzione e recupero, educazione, assistenza e orientamento, e per aiutare il minore ad automatizzarsi e a differenziarsi in modo critico;
– curatore o amministratore di sostegno, per la tutela del minore, la rappresentanza nel giudizio degli interessi morali e materiali dello stesso nei casi di conflitto d’interesse con i genitori, e la protezione di soggetti anche temporaneamente impossibilitati a provvedere a loro stessi.
Necessario è che
– tutti i componenti abbiano maturato esperienze specifiche nel campo del diritto minorile e siano adeguatamente formate;
– siano predisposti percorsi professionali ad hoc degli Avvocati che si occupano delle materie familiari e minorili, per una migliore sinergia tra tutti i soggetti operanti nel settore, nel miglior interesse del minore.