Oltre al riparto degli incarichi in Europa e all’autonomia differenziata, le Istituzioni di occupino della grave emergenza sociale giovanile

Oltre al riparto degli incarichi in Europa e all’autonomia differenziata, le Istituzioni di occupino della grave emergenza sociale giovanile

La cronaca nera di questi giorni si tinge di un buio così profondo da sembrare soffocante. Vittima e carnefice si confondono in una macabra danza che ancora una volta parla di disagio adolescenziale.

Si additano i social, il lockdown, l’abuso di droghe e alcool, la musica e il provincialismo. A conti fatti, però, la realtà è soltanto che bambini, che si credono adulti, uccidono un altro bambino, che si credeva un adulto.
La vita vale meno di poche centinaia di euro, meno di una condanna per omicidio, meno di una gogna mediatica che scava sulle ragioni di un folle gesto nella consueta caccia alle streghe che assolve i grandi assenti di questa storia: istituzioni, società, politica.

È vero che le agenzie formative più prossime nella vita di un ragazzo sono la famiglia e la scuola, ma vero è anche che il sistema funziona se è completo e se tutti i livelli istituzionali fanno la loro parte.

Ci si chiede se la cosa più grave di tutte non siano il silenzio e l’indifferenza nel quale questi fatti sembrano destinati a restare.
Solo pochi mesi fa le piazze si popolavano per Giulia Cecchettin, contro il mostro che l’ha uccisa: femminicidio è la parola che risuona ancora nell’aria. Oggi, attorno a Crox ancora silenzio, come quello del parco in cui è rimasto esanime mentre i suoi assassini, tra un selfie e l’altro, facevano il bagno in una calda sera d’estate come altre centinaia di volte avevano fatto prima in compagnia dei loro amici.
Un silenzio che resta amaro se coinvolge le Istituzioni. Si parla di autonomia differenziata e del riparto degli incarichi a livello europeo, ma, nella più completa indifferenza generale, i media restano indisturbati nella selezione dei contenuti, e nella diffusione della sottocultura della violenza, del sadismo, della prevaricazione e della sopraffazione del più debole.

Quanti altri giovani dovremo seppellire, in un cimitero, in un carcere o nella solitudine esistenziale che non dà scampo, tutti diversamente prigionieri di un mondo di adulti che non ha tempo per loro e non li protegge più, prima di intervenire?

Meritocrazia Italia sceglie di rompere il silenzio.
Chiede alle Istituzioni di rivolgere lo sguardo alla gravissima emergenza sociale che coinvolge i giovani, e non solo, assumendo su di sé la responsabilità di sostenere le famiglie e le scuole per la diffusione della cultura della legalità, dell’empatia e della partecipazione, e di promuovere modelli costruttivi e positivi. Che si ponga un freno immediato all’uso dei social e che si faccia finalmente rete sulle giovani generazioni, che sono la promessa del futuro e ai quali il futuro viene negato e gli impegni traditi.

Stop war.



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