Oltre i clichè

Oltre i clichè

Non è semplice oggi essere differenti.
Affermare idee non convenzionali o lontane dagli schemi consolidati è sempre una battaglia ardua.
Gli stereotipi attecchiscono molto facilmente perché, accomodandosi nei contorni di categorie precostituite, ci si sente più forti, o meno esposti al giudizio altrui. Allora ognuno decide quello che vuole essere, o che vuole apparire, scegliendo in quale tra le caselle predefinite collocare l’immagine di sé. Per essere accettati e apprezzati.

Ogni sbavatura di colore fuori dai bordi suscita clamore. Ogni deviazione dalle linee tracciate può bastare a incrinare le relazioni, anche quelle più forti.
Le catene degli stereotipi portano solo infelicità. Come tutto quello che lega alla forma, e lascia al margine la sostanza delle cose.

Mi viene in mente il capolavoro di Franz Kafka, ‘La metamorfosi’, pubblicato per la prima volta nel lontano 1915 ma quanto mai attuale. La storia di un ragazzo voglioso di cambiamento, tanto desideroso di rompere gli schemi da finire, un giorno, inaspettatamente, per svegliarsi mutato in insetto. Da insetto, comincia a vedere le cose diversamente, a ripensare anche i legami familiari. Si accorge della grande difficoltà dei genitori nel continuare a proteggerlo e curarne la crescita nella nuova condizione. Basta la variazione di tratti morfologici, del solo aspetto fisico, per stravolgere le abitudini e le certezze. Inizia per lui una lunga fase di tormento, di imbarazzo, di isolamento e di abbandono.
Un racconto che ben si colloca nella società moderna, nella società delle finzioni. Molto spesso quelle che chiamiamo amicizie non sono che legami flebili, precari. Relazioni di convenienza, che esistono fino a quando è possibile condividere esperienze positive.
La superficialità delle relazioni rende vulnerabile, fragile, l’intera comunità.

Una riflessione va rivolta, in questo senso, anche alla politica, che viene immaginata come qualcosa di complicato. Ma la politica fa parte dell’azione quotidiana di ciascuno di noi, è connaturata alla coesistenza, che deve essere garantita nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità.
L’omologazione dei pensieri non garantisce la vera inclusione, ma apre alla esclusione di chi voglia costruire la propria personalità in maniera più originale.
Invece di cogliere nutrimento dall’intelligenza di chi punta sulle proprie particolarità, emarginiamo e allontaniamo tutto quello che appare, semplicemente, diverso.

È l’atteggiamento di chi ha l’arroganza di sapere cosa sia giusta e cosa sbagliato.

Lo si vede bene anche nell’esperienza di Meritocrazia, che unisce e mette in dialogo differenti menti e modi di essere. Accade spesso che qualcuno abbandoni convinto che il gruppo sia in errore rispetto a posizioni o teorie, dismettendo il confronto e non disposto a mettere in dubbio le proprie granitiche certezze, per aprire a punti di vista alternativi, o soltanto un po’ diversi.

L’idea migliore in assoluto, la soluzione perfetta è sempre e solo una finzione. E inseguire la perfezione rende deboli, incapaci di apertura all’altro. La scoperta di essere fallibili rende infelici.
Nessuno ha mai del tutto ragione; nessuno ha il diritto di sentirsi offeso da un pensiero diverso dal proprio; nessuna idea merita di essere sottovalutata o non presa in considerazione, pur prima di essere scartata.
Accettare questo vuol dire predisporre se stessi alla crescita, e concedersi importanti opportunità di miglioramento. L’umiltà è il primo passo.



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