OLTRE L’IDEOLOGIA, LA VERITA’ – 26 LUGLIO 2020
Nella corsa all’assegnazione della segreteria nazionale che vedeva in concorrenza Ciriaco De Mita e Arnaldo Forlani, durante il XV Congresso della Democrazia Cristiana (Roma, 2-6 maggio 1982), il Presidente Amintore Fanfani prese la parola a favore di uno dei due candidati. Alla reazione di parte della platea in disapprovazione e protesta, Fanfani rispose con compostezza, ricordando che nessuna contestazione a un rappresentante istituzionale, per di più di un partito politico tanto riconosciuto a livello nazionale, sarebbe stata possibile se anche lui, tra gli altri, non avesse combattuto, quotidianamente, per la libertà di espressione.
L’art. 1 cost. avrebbe potuto trovare altra formulazione e riportare il fondamento della Repubblica non al «lavoro», ma direttamente ai «lavoratori», o agli «imprenditori». La prima soluzione sarebbe stata gradita alla sinistra dell’epoca. Certamente, la destra avrebbe apprezzato di più la seconda. Invece l’architettura della disposizione si propone di raggiungere il dovuto equilibrio tra istanze dei lavoratori e ragioni degli imprenditori. «L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro».
Trovare un punto di convergenza tra idee differenti e interessi contrapposti non è impossibile. Ma impone impegno e dedizione.
E forse non sono più tanti coloro che hanno reale desiderio di abbandonare le comodità dell’ignavia. In molti si accontentano di sfogare la rabbia procurata dal disagio ricercando un nemico comune. Su questa tendenza costruiscono il consenso Movimenti alimentati da controproducenti vocazioni disfattiste.
Fin dai primi passi, Meritocrazia Italia ha lanciato un segnale diverso. Di serietà. Di distensione.
Le contrapposizioni sono parte ineliminabile della società. L’unica strada possibile per contenere la conflittualità è riportare il dialogo a un linguaggio universale.
Ritrovare un pensiero comune non vuol dire reprimere le libertà personali, di idea e di espressione, ma darne massima valorizzazione. È libertà non subire passivamente l’evoluzione sociale e politica, rivendicare un ruolo attivo nella gestione della cosa comune e contribuire al miglioramento della qualità della vita di tutti.
Restituire attenzione alle debolezze, riconoscere la centralità di ricerca e formazione, puntare alla riqualificazione infrastrutturale anche per le vie del recupero delle tante strutture dismesse, ripristinare un sistema sanitario adeguato non sono atti di destra o di sinistra.
I cittadini devono riconquistare la capacità di scelta. Devono poter decidere da sé cosa è importante e cosa non lo è per migliorare la qualità della propria esistenza. Senza dogmatici inquadramenti ideologici.
I temi dell’inclusione sociale, delle politiche giovanili, del recupero ambientale devono essere affrontati in maniera libera. Fuori da schemi preconfezionati. Con mente aperta al confronto.
Chi insegue il sogno di costruzione di Meritocrazia non è lontano dalle difficoltà del quotidiano. Conosce il disagio e si propone di superarlo.
Giungono promesse di recupero di cospicue risorse finanziarie, ma la crisi è ormai avviata.
Giungono promesse di presta chiusura della fase emergenziale, ma qualcuno racconta che la curva dei contagi ha ripreso a crescere e che un nuovo lockdown è alle porte.
Si promette. Ma manca l’idea di progetto comune.
Uno Stato che non paga i propri debiti in un momento di affanno economico dei cittadini finirà per aggiungere disagio al disagio. Uno Stato che si limita a riscuotere in un momento in cui la moneta non circola finirà per portare al collasso l’economia interna. Uno Stato che riduce l’inclusione sociale a mere logiche assistenzialiste rinvia di poco la rivoluzione sociale. Uno Stato che considera il Prodotto Interno Lordo unico criterio di misurazione della felicità di un popolo finisce per dimenticare che lo star bene è soprattutto sicurezza e salute, trasparenza informativa, capacità di comprensione e creatività, partecipazione democratica e autodeterminazione, soddisfazione e senso di integrazione, diffusione della cultura, promozione dell’arte e tutela dell’ambiente. Finisce per dimenticare che lo sviluppo economico è mezzo al fine prioritario della tutela della persona, non fine esso stesso.
Meritocrazia Italia parte dalle debolezze del Paese e muove verso un obiettivo di stabile equità sociale, puntando su una più utile redistribuzione delle competenze. Perché i problemi del quotidiano possono trovare soluzione soltanto con analisi lucida, studio mirato e capacità di previsione.
Meritocrazia non è élite di persone più capaci o più talentuose di altre, ma riunisce ‘gente comune’ che, con umiltà, altruismo e coraggio, ha fatto una scelta di responsabilità, consapevole che il contributo di ciascuno non è che una goccia nell’oceano, ma anche che è di quello che l’oceano si compone.
È il momento di prendere coscienza che ciascuno è fautore primo del benessere personale e collettivo, e di dismettere ogni comodo alibi a quella superficialità e a quel disinteresse nella cura del bene comune che sono il portato di una deriva culturale che appartiene ai singoli e che, soltanto di riflesso, contamina anche l’operato delle istituzioni.
«Siamo angeli con un’ala soltanto e possiamo volare solo restando abbracciati» [Luciano De Crescenzo]