Ondata di criminalità giovanile: Meritocrazia Italia propone di puntare sulla figura dell’educatore
Non si arresta l’ondata di criminalità giovanile, specie nelle grandi città.
Le sanzioni severe e le strategie repressive messe in campo a più livelli dalle Istituzioni hanno mostrato limiti significativi, non rilevandosi, a conti fatti, davvero efficaci.
La radice del problema non è certamente nelle norme, ma in dinamiche sociali, economiche e culturali sulle quali bisogna intervenire, coinvolgendo, in un approccio integrato, Istituzioni e società.
Un ruolo cruciale potrebbe essere rivestito dalla figura dell’educatore, quale punto di riferimento per i giovani, in grado di guidarli nel percorso di crescita e offrire alternative costruttive al coinvolgimento in attività illecite. L’educatore non dovrebbe limitarsi a svolgere una funzione di controllo o di assistenza, ma dovrebbe saper instaurare con i minori una relazione basata sulla fiducia, sul rispetto e sulla valorizzazione delle potenzialità.
Tale figura opera già in diversi contesti e in rete con altri soggetti, con l’obiettivo di offrire ai giovani opportunità di apprendimento, di partecipazione, di inclusione e di cittadinanza attiva.
La sua importanza sembra essere messa in secondo piano, però, rispetto alla logica emergenziale e repressiva che caratterizza le recenti misure legislative. Al contrario, lo stesso ben si presterebbe a svolgere un ruolo preventivo, identificando precocemente i segnali di disagio nei giovani e intervenendo attraverso attività di supporto e orientamento, aiutando a contenere l’escalation di comportamenti devianti.
Meritocrazia Italia reputa indispensabile avviare un progetto educativo che attui una strategia di intervento massiccia e che preveda la figura dell’educatore quale presenza costante nelle scuole e nelle strade dei quartieri, soprattutto in aree ad alto rischio di criminalità minorile e dispersione scolastica.
Tale piano dovrebbe includere:
– una formazione specifica per gli educatori;
– programmi multidisciplinari di intervento precoce per le prime fasi del disagio giovanile, con l’obiettivo di ridurre i fattori di rischio e potenziare quelli di protezione;
– la collaborazione con istituzioni scolastiche, al fine di creare percorsi educativi personalizzati che tengano conto delle esigenze individuali, promuovendo la partecipazione attiva dei giovani e prevenendo la dispersione scolastica;
– l’implementazione di sistemi di monitoraggio e di valutazione per misurare l’efficacia degli interventi e apportare le necessarie modifiche in tempo reale.
Solo attraverso un impegno congiunto e coordinato di tutti gli attori sociali coinvolti sarà possibile contrastare efficacemente il fenomeno della criminalità minorile e della dispersione scolastica, restituendo ai giovani la possibilità di un futuro migliore.
Stop war.