Pari opportunità e famiglia
La prima educazione passa dalla cultura del rispetto
Formare non vuol dire soltanto insegnare a ‘leggere, scrivere e far di conto’.
Vuol dire soprattutto favorire lo sviluppo di un’attitudine alla vita sociale, di una coscienza critica.
La vera formazione aiuta l’individuo a crescere nella Comunità. E garantire a tutti questa opportunità rappresenta la condizione di base per una società nella quale è possibile creare innovazione, lavoro e crescita anche economica.
‘Diritto all’istruzione’, ‘istruzione inclusiva’, ‘dimensione sociale dell’istruzione’ e ‘formazione per tutti’ sono alcune delle espressioni di maggiore utilizzo, non solo nei dibattiti internazionali sulla formazione, ma anche in quelli concernenti diritti umani, inclusione sociale e sviluppo economico.
Il principio delle pari opportunità nell’istruzione non può non aver prioritaria considerazione delle persone con disAbilità, che purtroppo ancora incontrano ostacoli insormontabili nell’accesso alla formazione a tutti i livelli. Ma il concetto abbraccia anche numerosi altri gruppi esclusi dal sistema o non sufficientemente rappresentati. Si tratta, tra le altre, di persone provenienti da fasce socio-economiche meno abbienti, da contesti rurali, ma anche di minoranze razziali, etniche e di altro genere e, in molti Paesi, di donne. Tanti anche coloro che subiscono l’emarginazione per ragioni di età, religione, orientamento sessuale o altre particolarità.
In non pochi contesti professionali e istituzionali, delicato è ancora il ruolo della donna. L’educazione alla parità tra i sessi e al rispetto delle differenze è volta da un lato a incoraggiare il superamento di ruoli e stereotipi e dall’altro a privilegiare una visione delle differenze come ricchezza, non come fondamento di una gerarchia e di possibili discriminazioni.
La scuola può e deve realizzare una reale inclusione per valorizzare le individualità ed educare al valore positivo delle differenze e alla cultura del rispetto.
La conoscenza è lo strumento migliore per il superamento di pregiudizi e stereotipi, tanto fortemente radicati nella società e, non ultima, nella scuola, che invece deve fornire strumenti e metodologie per promuovere interventi di prevenzione, informazione e sensibilizzazione.
Anche la l. n. 128 del 2013 pone l’attenzione sulla necessità che la scuola favorisca l’aumento delle competenze relative all’educazione, all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere.
Verso la migliore prevenzione di ogni forma di discriminazione sono le Linee Guida Nazionali indirizzate alle Istituzioni scolastiche autonome, in attuazione dell’art. 1, l. n. 107 del 2015, secondo il quale: «Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori». Senza contare le forti sollecitazioni contenute nelle pieghe della Carta costituzionale, della Carta dei Diritti fondamentali e della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo.
Utilissimo sarebbe attivare presso le scuole laboratori esperienziali sulle pari opportunità e sul tema delle violenze in ambito domestico per potenziare la consapevolezza dell’importanza del rispetto tra gli individuo.
Se la famiglia deve fare la sua parte in questo percorso, è soprattutto l’istituzione scolastica a doversene fare carico, fin dalla scuola dell’infanzia, per offrire anche a quelle famiglie che non hanno gli strumenti idonei la possibilità di educare i propri figli con una consapevolezza e una sensibilità diversa verso l’altro.
L’investimento educativo che si fa a scuola, sulle bambine e sui bambini deve contaminare i genitori e il territorio. Educare i bambini educa un po’ anche gli adulti.
Bibliografia di riferimento
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