
Per affrontare il problema del rischio sismico, non si attenda l’emergenza
L’Italia è territorio ad alto rischio sismico, periodicamente colpito da eventi di forte intensità che causano ingenti perdite umane e danni al patrimonio edilizio, compresi edifici strategici e di valore storico e artistico. Dopo ogni sisma, l’attenzione mediatica si concentra per giorni e settimane sulle immagini della devastazione, sui reportage e sui commenti degli esperti, alimentando la speranza in interventi risolutivi. Tuttavia, con il passare del tempo, il clamore si affievolisce fino a svanire nel silenzio.
È per questo motivo che Meritocrazia Italia ritiene necessario affrontare il tema ora, a mente fredda, cercando di analizzare quanto andrebbe fatto per meglio comprendere il fenomeno e per migliorare la resistenza delle costruzioni agli scuotimenti sismici.
Si sente spesso dire, anche da esperti del settore, che i terremoti non si possono prevedere, ma tale affermazione non è propriamente corretta. Pur essendo senz’altro vero che i terremoti non si possano predire, cioè che non si possa stabilire in quale luogo, data e ora avverranno, è relativamente semplice, grazie, in particolare, ai dati contenuti nel Catalogo ING-SGA dei forti terremoti italiani (dal 461 A.C. al 1990), in gran parte provenienti dagli studi storici condotti dell’ENEL per localizzare gli impianti nucleari, stabilire, con buona certezza, dove, con quale intensità e con quale probabilità essi si potranno verificare in futuro.
Si ritiene pertanto indispensabile e urgente che siano avviati studi approfonditi per comprendere le ragioni della diversa distribuzione della sismicità sul territorio italiano.
Perché, ad esempio, alcune aree, come la Sardegna, risultano quasi immuni ai terremoti, mentre altre ne sono frequentemente colpite?
Gli studi, di natura prevalentemente geofisica, che avrebbero costi irrisori rispetto ai benefici in termini di vite umane e riduzione dei danni, dovrebbero mirare a individuare le strutture tettoniche profonde, come già avveniva negli anni Novanta con il progetto CROP (crosta profonda) condotto da CNR, ENI ed ENEL (ViDEPI).
A questi studi dovrebbero poi essere fatte seguire modellazioni geodinamiche, sia matematiche sia fisiche, per testare le ipotesi più accreditate sull’evoluzione delle aree in deformazione e confrontarle con le evidenze neo-tettoniche di superficie e con la distribuzione storica dei terremoti, consentendo, in tal modo, lo sviluppo di un modello sismotettonico onnicomprensivo e attendibile nel quale tali dati abbiano una collocazione organica e una coerenza significativa.
Le ben note conseguenze drammatiche, in termini di vittime e danni materiali, prodotte dai terremoti dovrebbero bastare a convincere chiunque che il rischio sismico, in Italia, è reale e periodico. Considerando che quasi l’80% del nostro patrimonio edilizio non è ancora adeguatamente sicuro dal punto di vista sismico, è urgente adottare politiche efficaci di prevenzione sismica.
È utile ricordare a tale proposito che i danni causati da un terremoto non dipendono esclusivamente dalla sua magnitudo, ma anche da fattori quali le caratteristiche del suolo, la profondità dell’ipocentro e la distribuzione dell’energia sismica alle diverse frequenze di scuotimento. Il rischio sismico, inoltre, non è determinato solo dalla pericolosità sismica di un’area, ma anche dalla vulnerabilità del suo patrimonio edilizio (ossia dalla capacità delle strutture di resistere alle sollecitazioni sismiche) e dall’esposizione (cioè, in particolare, ma non solo, dal numero di persone presenti nelle strutture colpite).
Occorre, purtroppo, considerare che, dal punto di vista statistico, è ormai trascorso molto tempo dall’ultimo terremoto violento accaduto in Italia: il sisma di Norcia del 2016 (magnitudo momento Mw = 6,5). Ancora più preoccupante è l’assenza, da oltre un secolo, di un evento estremamente violento nel Sud Italia, la zona più sismica del nostro Paese, dove l’ultimo terremoto catastrofico (Mw = 7,1), accompagnato da un violento maremoto, è avvenuto nel 1908, tra le città di Messina e Reggio Calabria.
Alla luce di tutto ciò, Meritocrazia Italia chiede con forza che:
– siano approfonditi gli studi sui terremoti;
– siano adottate con urgenza politiche di prevenzione sismica efficaci per ridurre il numero di vittime e i danni che, altrimenti, inevitabilmente, sarebbero prodotti dai futuri terremoti;
– sia esteso l’uso di moderne tecnologie antisismiche (d’isolamento sismico, di dissipazione di energia, ecc.), che da decenni si dimostrano altamente efficienti per proteggere strutture di ogni tipo e che in Italia sono già state applicate con successo a numerosi ponti ed edifici, anche strategici, tra cui scuole e ospedali, per i quali il loro utilizzo dovrebbe diventare obbligatorio;
– siano preclusi all’uso tutti gli edifici e le abitazioni non sicuri, o almeno dovrebbe essere opportunamente segnalato il pericolo che si corre entrando in essi.
Solo attraverso un impegno concreto nella prevenzione e nella messa in sicurezza del territorio è possibile ridurre il bilancio umano ed economico dei terremoti: la prevenzione si fa quando il problema non c’è, per evitare che ci sia in futuro.
Stop war.