PER AGGIRARE L’OSTACOLO
Il ruolo del tutor sociale
Le famiglie con bambini disAbili o affetti da malattia invalidante sono chiamate a far a difficoltà che complicano il quotidiano.
Da qualche anno, è in sperimentazione l’utilità della figura del tutor sociale, con il compito di accompagnare le famiglie nel percorso finalizzato ad acquisire i propri diritti e a dare consapevolezza di tutte le agevolazioni a disposizione.
“La nostra missione – racconta Cinzia Cullacciati, tutor sociale e presidente dell’Associazione Onlus “Una mano per…” di Voghera (PV) – è quella di dare alle famiglie che hanno bambini e ragazzi con disabilità un supporto nella gestione degli iter burocratici e, allo stesso tempo, un bagaglio conoscitivo utile per affrontarli e per ottenere tutti i possibili sussidi previsti dalle normative vigenti. L’obiettivo è che un giorno diventino autonomamente tutor di se stessi”.
Infatti le difficoltà incontrate riguardano soprattutto gli aspetti burocratici.
“In questi anni – spiega Cinzia Cullacciati – alcune cose sono cambiate grazie all’intervento delle Associazioni, ma permane il problema dell’atteggiamento frequente di onnipotenza della dirigenza delle Istituzioni. Chi ricopre ruoli apicali crede, spesso, di non dover rendere conto a nessuno e non risponde nemmeno alle richieste degli utenti del servizio. Io credo che questa onnipotenza debba crollare!”. Non meno rilevante risulta essere la conoscenza di chi opera negli uffici rispetto alla reale situazione degli utenti. “Pur con buona fede, manca la consapevolezza su come rendere snelli certi passaggi. La nostra burocrazia viene spesso strumentalizzata e, se non hai una preparazione adeguata, rischia di diventare un mezzo per contrastare i tuoi diritti. L’informazione resta indispensabile”.
I compiti del tutor sociale sono quelli di analizzare il contesto territoriale per aiutare la famiglia con presenza di un minore disabile nell’affontare la “giungla” burocratica e per permettergli di svolgere un percorso di vita adeguato, tra cui quello dell’Istruzione obbligatoria.
Tra le attività rientrano: scrivere lettere o mail in condivisione con le famiglie, esporre questioni e richieste alle figure istituzionali o agli uffici di riferimento, supportare le famiglie per ottenere un diritto di cui magari non erano a conoscenza, informare sulle diverse opportunità e illustrare i passaggi per ottenerle.
Il tutor crea, con costante e duratura presenza, un legame profondo con la famiglia e con il bambino stesso, studiando le opportunità e le migliori possibilità di gestione degli iter burocratici, nonché i luoghi più adatti ad accogliere il bambino durante il percorso di crescita.
La famiglia e il bimbo sono costantemente seguiti e supportati. I tutor sociali redigono delle relazioni generali sulle maggiori problematiche riscontrate sul territorio e strutturano progetti mirati alla risoluzione delle mancanze emerse.
L’ambito in cui l’intervento del tutor sociale (così come di altre figure) sembra essere più complesso è quello scolastico.
“Ci scontriamo con la penuria di docenti di sostegno preparati“- aggiunge la signora Cullacciati – “Durante i mesi di lockdown siamo, però, riusciti a far recuperare le ore di assistenza educativa scolastica che, altrimenti, sarebbero state perse, mandando gli educatori a fare interventi a domicilio. Non era un obbligo e ha permesso loro di lavorare e le risorse per quest’attività erano già state messe in bilancio dall’Ente comunale”.
La nuova figura potrebbe rappresentare un importante raccordo tra le famiglie con figli disAbili e le Istituzioni.
Questa figura professionale può risultare un validissimo supporto per gli assistenti sociali, il cui numero risulta essere, in molti casi insufficiente, così come le risorse a loro disposizione.
L’esito positivo dell’esperimento condotto da più associazioni porta a credere nell’opportunità di una istituzionalizzazione delle figura, con migliore regolazione finalizzata alla ottimizzazione delle potenzialità.
Questo comporterebbe, in ogni caso, un impegno, anche in termini di investimento, nella formazione dei tutor, se del caso anche attraverso la definizione di corsi di laurea specialistica.
Di particolare utilità, sarebbe l’inserimento del tutor sociale nelle équipe multidisciplinari operanti all’interno delle strutture ospedaliere, di supporto agli assistenti sociali per il caso di al fine di ricovero di anziani soli, di disabili, di minori privi di tutela, etc.
Il tutor, in coordinamento con avvocati o periti legali, potrebbe occuparsi anche della richiesta dell’istituto della tutela o dell’amministratore di sostegno.
Nel frattempo, un maggiore interesse da parte degli enti locali sarebbe auspicabile. Una mappatura di tutte le Associazioni del territorio, che si avvalgono di questa figura, favorirebbe il lavoro sinergico con assistenti sociali e faciliterebbe il superamento di ostacoli ancora presenti e sui quali pure è fondamentale intervenire in un futuro prossimo.
Tutto ciò si propone, nella consapevolezza che il sistema di supporto alle disAbilità meriterebbe un generale e sistemico ripensamento. Per una più equa distribuzione delle opportunità.
Di NATALIA ALBINA e TIZIANA BRUNETTI
FONTI:
Tutor sociale, non assistente sociale. La nuova figura di cui nessuno parla
https://blog.retedeldono.it/it/progetti/una-mano-per…/una-mano-per…-tutor-sociale