Per essere differenti

Per essere differenti

È appena trascorso il periodo delle festività pasquali, un momento di riflessione dovuta.

Ripensando al nostro viaggio, alla tanta strada percorsa fin qui, mi è venuto in mente quanta differenza di sia tra ‘ragionare’ e ‘avere ragione’. Non ci si fa mai caso.
I termini ‘ragione’ e ‘ragionamento’ hanno la stessa radice, ma hanno anche un formante semantico molto diverso. Così come diverso è ‘fare politica’ e ‘vivere la politica’.

La voglia di assecondare il proprio ego, di dire le cose che sembrano più giuste agli occhi degli altri, di essere e restare dalla parte del giusto, più di tutti coloro che ci sono vicini, allontana dal vero e non consente di cogliere tutte le sfumature della realtà.
Il nostro progetto, invece, porta anche alla riscoperta di se stessi, all’esaltazione delle meravigliose sensazioni che si nascondono nel contatto diretto e nel confronto delle idee, senza bisogno di prevaricare o autoaffermarsi.

È molto interessante l’opera di Daniel Goleman sull’intelligenza emotiva, tradotta in quaranta Paesi in tutto il mondo. Un capolavoro nel quale descrive il suo disagio per il fatto di appartenere a un’epoca nella quale lo studio della psicologia segue standard imposti, dogmi stratificati nel tempo e derivanti dal pensiero socratico e aristotelico, ristagnando nel noto.
Racconta, però, di un episodio che, nella sua semplicità, gli ha cambiato il modo di vedere le cose.
In una giornata uggiosa e afosa del mese di agosto, a New York, sale su un autobus e si imbatte in un autista particolarmente gioviale. ‘Have a nice day’ ripete a tutti i passeggeri. Sulle prime nessune sembra curarsi di lui. Molti, salendo, non rispondono neppure al saluto. Durante il viaggio, l’autista comincia a raccontare storie della città, sempre con il sorriso sul volto e creando un ambiente allegro e disteso. Goleman si accorge così di quanto può incidere l’induzione positiva in un contesto sociale. Anche chi arrivando non ha neppure la cortesia di ricambiare il saluto va via sorridendo.

Da qui la differenza tra l’intelligenza emotiva e il quoziente intellettivo.
Il quoziente intellettivo racchiude anche la parte più primordiale dell’essere, quella egoista, quella violenta, quella irriverente. L’intelligenza emotiva completa, è fatta di cultura, di capacità di interazione e di contatto con l’altro. È quella parte che ti fa capire che, più che la ragione, serve il ragionamento.

Questo lo deve comprendere soprattutto chi è istituzione. Si è tali soltanto se si sa coltivare una sensibilità particolare e aiutare anche gli altri vivendo il ruolo, per il bene comune del progetto.
Tutto questo, tornando a noi, mi piace dirlo a chi ha la responsabilità dei gruppi di lavoro, che vanno seguiti sempre, a chi attende di poter prendere il palco e raccogliere applausi ma poi non sa fare squadra e non crede nel logo. Mi piace dirlo a tutti coloro che credono che Meritocrazia possa davvero fare la differenza, perché, per essere differenti, non basta avere idee nuove, ma è fondamentale la partecipazione attiva e costante di persone che ci credano.

Alla fine, essere diversi da tutto il resto, oggi, non è troppo difficile. Basta comunicare a pensare autonomamente, allontanarsi dal mondo virtuale per tornare a vivere quello reale, basta dare opera alle parole, e ai buoni propositi. Seminare l’esempio con condotte virtuose, nel piccolo del quotidiano, scegliendo di fare una passeggiata piuttosto che prendere sempre l’auto, o con gesti di cura dell’ambiente.
Non è sufficiente saper usare belle parole. La parte più difficile è nella promozione della crescita culturale, che è fatta di operosa solidarietà.

Lasciamo spazio all’intelligenza emotiva, apriamo all’ottimismo e alla positività, viviamo davvero la speranza di un futuro migliore e mettiamo da parte l’egoismo e le invidie, e diventeremo da subito più forti.

Per essere differenti.



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