Per i territori alluvionati, Meritocrazia invoca responsabilità. Si agisca ora.
Dallo scorso maggio, dal tempo delle alluvioni che hanno devastato ampie aree d’Italia, molto è rimasto immutato, con enorme disagio di cittadini e imprese. Importanti reti stradali sono ancora chiuse al traffico, o comunque non in condizioni di sicurezza. Tantissimi sono gli edifici andati distrutti e non ancora recuperati, comprese abitazioni private.
Gli effetti dell’isolamento già si avvertono, ma la preoccupazione, specie delle aziende locali, cresce in vista della fine del periodo estivo. La possibilità che si proceda a un’evacuazione è vissuta come una minaccia incombente.
Ammonta a 2,741 miliardi la dotazione finanziaria per la ricostruzione. È stato nominato un Commissario straordinario incaricato di predisporre cinque piani speciali: per le opere pubbliche, per i beni culturali danneggiati, per gli interventi sui dissesti idrogeologici, per le infrastrutture ambientali e per quelle stradali. Sono stati nominati tre sub Commissari, i tre governatori delle regioni più colpite (Emilia Romagna, Toscana e Marche). Sono state istituite una cabina di regia per il monitoraggio e una struttura di 60 persone che potrà avvalersi di consulenti tecnici ed esperti.
Eppure a oggi è ancora tutto fermo.
Il fattore tempo è decisivo. È essenziale che i lavori di messa in sicurezza e ripristino si svolgano in estate.
Ora, subito.
Perché la situazione adesso è tragica, ma, con larga parte degli appennini provata dalle grosse frane, interi versanti devastati e strade da rifare, nei prossimi mesi, con l’arrivo dell’autunno, andrà peggiorando irrimediabilmente.
Il moto d’orgoglio della popolazione locale, che, con le proprie forze, ha tentato di rialzarsi, trovi seguito in un’azione politica mirata, per una volta davvero decisa e tempestiva.
Il problema non riguarda soltanto alcune Regioni, è un problema dell’intero Paese. La crisi economica e sociale di alcune aree inevitabilmente si ripercuote, in un inesorabile effetto domino, sulla salute di tutto il territorio nazionale.
Un Paese che non sa e non vuole investire in prevenzione, che non sa fare i conti con la propria fragilità idrogeologica e con l’impatto che su di essa hanno i cambiamenti climatici, deve almeno farsi carico con prontezza dei costi dei danni che non si sono saputi e potuti evitare.
Meritocrazia Italia invoca responsabilità e azioni immediate.
Stop war.