PER IL RILANCIO DELL’IMPRESA AGRICOLA

PER IL RILANCIO DELL’IMPRESA AGRICOLA

Punti nevralgici di un piano di ripresa

Dai dati Istat sull’imprenditoria agricola italiana emerge che, nel 2016, il peso dei giovani imprenditori italiani sino a 40 anni era il 9% del totale (con valori che superano il 10% in Piemonte, Lombardia, Sardegna, la Valle d’Aosta, che registra il 18%, e le Province di Trento e Bolzano).
Rispetto al peso della media rilevata a livello europeo, il valore nazionale è inferiore di circa il 3%. Il peso dei giovani fino a 40 anni sugli over 55 è del 15%, ma si evidenzia che a Bolzano la percentuale è del 41%, mentre in Abruzzo e Molise del 9%.

Dall’analisi dei dati dell’ultimo Censimento dell’Agricoltura (2010) – unica fonte disponibile con dati a livello comunale – emerge che l’11% dei giovani imprenditori è concentrato nelle aree D con punte del 18 e del 16% in Lombardia e Piemonte (il 9,9 e l’8,6 % nelle aree B e A), mentre gli over 55 si concentrano prevalentemente nelle aree A (65%).

Statisticamente risulta che i giovani imprenditori italiani provengono principalmente da famiglie agricole o con disponibilità di terreni e sono più presenti nei settori produttivi ad alto valore aggiunto ma che richiedono anche forte impegno di tempo, lavoro e capitale (ortofloricoltura, allevamenti bovini, suinicoltura).
Le dinamiche delle imprese agricole condotte dai giovani sono state analizzate ricorrendo ai dati di Movimpresa (UnionCamere), che riportano le iscrizioni e le cancellazioni delle sole imprese professionali iscritte nel Registro delle Imprese tenuto dalle Camere di Commercio.
Per quanto riguarda le età dei giovani conduttori, l’indagine riguarda i capo azienda con età fino a 35 anni. È emerso che, nel 2018, le imprese condotte da giovani di età fino ai 35 anni e neo iscritte al registro sono state 4.489. registrando; rispetto al 2011, un incremento del 26%. In linea con quanto rilevato per il complesso delle aziende già registrate, rispetto al 2017 si ha una contrazione del 2%

Alla base, i giovani imprenditori agricoli incontrano molteplici ostacoli nell’avvio e nello sviluppo dell’attività.
I principali fabbisogni riguardano l’accesso ai terreni, l’accesso al credito, l’efficace gestione del rischio e una nuova e più efficace esigenza in termini di formazione nei settori delle competenze imprenditoriali.
Le nuove proposte di Regolamento per lo sviluppo rurale continuano a sostenere l’avvio di nuove imprese e nuove aziende agricole, stimolando gli Stati membri a prevedere un approccio strategico e individuare un insieme chiaro e coerente di interventi per il ricambio generazionale che permetta di affrontare tutti i principali fabbisogni.

Con particolare riferimento all’accesso alla terra, secondo una ricognizione operata dalla Corte dei Conti Europea (2018), il 35% circa dei giovani agricoltori italiani ha segnalato problemi di acquisizione dei terreni.
La terra è in genere un fattore a disponibilità limitata e ciò emerge con chiarezza per le start-up. Nel caso del ricambio generazionale in continuità aziendale, la disponibilità del fattore ‘terra’ assume una valenza diversa nel senso della gradualità dei passaggi di proprietà in ottica successoria. A ogni modo, misure agevolative di accesso alla terra, come gli strumenti Ismea di primo insediamento e i regimi di agevolazione fiscale specifici già in essere, rappresentano ancora una forte necessità.
A questo proposito è importante evidenziare che negli ultimi anni un numero sempre maggiore di amministrazioni regionali e Istituti nazionali, come Ismea, hanno realizzato vere e proprie ‘Banche della terra’, con l’obiettivo di costituire inventari completi e aggiornati dei terreni e delle aziende agricole di proprietà pubblica e privata che possono essere messi a disposizione di terzi tramite operazioni di affitto o di concessione. Le banche della terra dell’Ismea, tra gli Istituti nazionali e della Toscana, della Liguria, della Lombardia e dell’Umbria tra gli esperimenti locali, sono tra le esperienze più avanzate.

L’accesso al credito risulta essere il problema principale per il 57% dei giovani agricoltori in Italia rispetto al 33% dei giovani agricoltori nell’UE-28.
Una recente pubblicazione Fi-compass (2019) realizzata raccogliendo le risposte di 7.600 agricoltori dei 24 Paesi membri permette di sintetizzare i principali fabbisogni finanziari delle imprese agricole anche in funzione delle diverse classi di età. In linea generale, non esistono differenze statisticamente significative tra le diverse classi di età in termini di richieste di accesso al credito e tipi di prodotti finanziari. Tuttavia, le imprese agricole gestite da giovani imprenditori under 40 hanno meno successo nell’ottenere i finanziamenti richiesti registrando, per richieste di prestiti a breve o lungo termine, un tasso di rifiuto più elevato dovuto presumibilmente al più elevato rischio associato alle nuove attività e alla mancanza di adeguate garanzie (sia immobili che mobili) e di piani aziendali poco sostenibili.
Allo stato, per facilitare l’accesso al credito sono già operativi a livello nazionale fondi di garanzia a copertura di finanziamenti bancari a breve, medio e lungo termine finalizzati a incrementare la competitività del comparto agricolo. Tali garanzie, nel caso di giovani agricoltori, possono coprire fino all’80% dell’importo finanziato. Allo stesso tempo i giovani agricoltori possono accedere allo specifico fondo per l’abbattimento delle commissioni di garanzia (rilascio garanzie dirette Ismea), godendo di una garanzia gratuita nel limite di 15.000 euro di costo e comunque nel rispetto dei massimali stabiliti dai Regolamenti della Commissione in materia di aiuti ‘de minimis’.
Un ulteriore effetto positivo di contributi, bonus e sgravi, è contenuto nella legge di conversione del decreto Sostegni Bis n. 106 del 202,1 che ha previsto indennizzi per i braccianti agricoli, bonus per i pescatori e contributi a fondo perduto per gli investimenti in tecnologie innovative e sostegno all’imprenditoria femminile in agricoltura.
La legge di conversione del decreto Sostegni Bis, tra l’altro, estende alle donne, indipendentemente dall’età, le misure agevolate già previste per l’avviamento delle nuove imprese agricole per i giovani under 40, e semplifica l’accesso all’anticipazione PAC fino al 70%, permettendo anche di compensare i relativi interessi con una sovvenzione diretta concessa ai sensi del ‘Temporary framework’, il quadro temporaneo sugli aiuti di stato adottato dalla commissione in risposta al covid.

Infine, in materia di formazione, informazione e diffusione di conoscenze, i giovani richiedono una formazione rinnovata dal punto di vista formale e sostanziale.
La formazione dovrebbe essere ‘a tutto campo’, basata su nuove metodologie e contenuti funzionale al nuovo modello di agricoltura sostenibile che verte su materie che si riferiscono sia all’obiettivo «competitività del settore agricolo e forestale» sia a quello «gestione del territorio e ambiente».
Dal punto di vista delle modalità formative, i giovani sembrano non gradire i lunghi corsi con classiche lezioni frontali in aula, optando piuttosto per corsi o stage intensivi, brevi, di due o tre giorni, magari con più frequenti partecipazioni a convegni o seminari o stage limitati alla durata di due o tre giorni massimo. Uno degli aspetti più rilevanti in tema di fabbisogni formativi è rappresentato, infine, dalla richiesta di disporre di un sistema di formazione che si basi sulla efficace interazione non solo con il classico e consolidato «sistema istituzionale della conoscenza» costituito da enti di ricerca e di trasferimento tecnologico, ma con altri agricoltori ‘esperti’ in grado di trasmettere diverse esperienze e nuove soluzioni di successo che possono favorevolmente essere trasferite e adattate ad altri contesti aziendali.
Occorrerebbe garantire un aggiornamento specialistico, tramite una formazione più ampia, che comprenda sia corsi di marketing che il tracciamento dei prodotti agricoli tramite tecnologia blockchain, per consentire l’immissione sul mercato di prodotti agricoli sicuri e di origine garantita, scongiurando contraffazioni che, tramite una concorrenza sleale, mettono in crisi le aziende agricole che producono prodotti d’eccellenza e unici sia per il territorio di provenienza che per il tipo di coltivazione.



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