Per riattivare la bussola interiore

Per riattivare la bussola interiore

Molto spesso ci sentiamo dire e diciamo di ‘non avere tempo’.
Questo è un problema diffuso causato dall’associare l’impegno con il successo. In realtà basterebbe creare uno spazio da dedicare all’apprendimento continuo. L’apprendimento continuo e l’approfondimento consentono di sviluppare una bussola interiore che permette di viaggiare in libertà, senza subire passivamente gli stimoli esterni, che proiettano nella totale incertezza di pensiero.
Proprio questa incertezza del pensiero sta mettendo a dura prova l’Uomo di oggi.

Viviamo su un treno in corsa, incerti sulla destinazione e minacciati dagli eventi imprevedibili: la rivoluzione tecnologica, il mercato dominante, la globalizzazione, la competitività e la precarietà. Viviamo alla giornata, scollegati da un progetto di vita a lungo termine; non c’è tempo per fermarsi a progettare.

Questo scenario ha avuto effetti negativi sul mondo delle libere professioni, con minori ingressi e maggiori abbandoni, seppur il numero dei laureati è aumentato.
La libera professione attrae sempre meno i giovani e si allarga la forbice delle disuguaglianze, all’interno delle singole categorie professionali, tra più ricchi e più poveri, a causa del calo progressivo dei redditi da lavoro autonomo rispetto ai pubblici dipendenti.
I giovani sono sempre meno attratti dalle libere professioni per una serie di motivi che riflettono i cambiamenti nel mercato del lavoro, nelle aspettative di carriera e nelle condizioni socio-economiche attuali. Ecco alcune delle ragioni principali.

Anzitutto, instabilità economica e incertezza sul futuro: le libere professioni spesso non offrono la sicurezza economica che i giovani cercano.
Un tempo essere un professionista (avvocato, medico,…) garantiva un reddito stabile e una carriera prestigiosa; oggi invece molti professionisti affrontano l’incertezza economica, soprattutto nei primi anni di carriera. La competizione è alta e i guadagni iniziali sono spesso bassi.
I giovani cercano stabilità e sicurezza finanziaria, che arrivano però dopo tempo e richiedono investimenti significativi in termini di denaro e risorse. Lunghi percorsi di studi, stage e abilitazioni.
I giovani oggi hanno aspettative diverse rispetto alle generazioni precedenti. Molti preferiscono carriere che offrono maggiore flessibilità, opportunità di crescita rapida, e la possibilità di lavorare in ambienti dinamici e innovativi, come le startup o le aziende tecnologiche.

Le libere professioni tradizionali, spesso percepite come rigide e statiche, non soddisfano queste nuove aspirazioni. Inoltre, molti sono attratti da carriere che permettono un impatto sociale immediato o che si allineano maggiormente a valori personali come la sostenibilità ambientale o l’innovazione tecnologica.
In passato i liberi professionisti rappresentavano il motore dell’economia italiana, al pari degli artigiani.
Ma la crisi delle libere professioni può essere una opportunità, bisogna pensare ed agire nell’ottica che dalle crisi nasce il successo. Dobbiamo essere capaci di riconoscere e raccogliere le sfide del tempo puntando sulle competenze, sulla nostra identità, seppur in continua trasformazione (basti pensare al digitale, alle differenze reddituali tra nord e sud, all’intelligenza artificiale).

Non va sottaciuta un’ulteriore insidia che rende ancor meno appetibile l’approccio alle libere professioni: l’AI, che già in molti settori viene utilizzata sostituendo all’uomo gli strumenti algoritmici.
Ecco che si palesa la necessità di introdurre norme che limitino il ricorso a tali strumenti nell’ambito delle libere professioni, dove la creatività del dato umanistico non deve essere surclassato o addirittura sostituito dall’intelligenza artificiale, che creerebbe solo un ulteriore spopolamento negli ordini professionali.

I liberi professionisti sono equiparati dall’Unione europea alle piccole e medie imprese; pertanto, per avviarsi alla libera professione, non è sufficiente essere preparati dal punto di vista teorico e tecnico, ma è necessario sviluppare la cosiddetta ‘competenza imprenditoriale’, che è stata definita dal Consiglio europeo nel 2018 come la capacità di agire sulla base di idee e opportunità e di trasformarle in valori per gli altri. Si fonda sulla creatività, sul pensiero critico e sulla risoluzione di problemi, sull’iniziativa e sulla perseveranza, nonché sulla capacità di lavorare in modalità collaborativa al fine di programmare e gestire progetti che hanno un valore culturale, sociale o finanziario.
Un professionista conosce le realtà e i bisogni delle persone con cui entra in relazione, e questa azione va intensificata.

Senza le professioni non c’è successo e futuro.
Il nostro progetto è l’occasione per richiedere un intervento legislativo utile a rendere più attrattivo e competitivo il mondo delle libere professioni, attraverso le diverse professionalità e il confronto. Inoltre le libere professioni vanno ulteriormente sostenute e incentivate attraverso supporti concreti per coloro che sono genitori di figli minori e con la previsione di sostegni per i periodi in cui per malattie o impedimenti di varia natura si è impediti a svolgere la professione. Anche questa è una delle ragioni che hanno determinato la fuga di molti professionisti che hanno preferito il tanto agognato ‘posto fisso’.
C’è tanto da fare. Bisogna conoscere le criticità della realtà e porre rimedi e dare soluzioni.



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