PERCHÉ IL POPOLO TORNI A VEDERE – 6 GIUGNO 2021

PERCHÉ IL POPOLO TORNI A VEDERE – 6 GIUGNO 2021

Essere democratico è una travagliata avventura.

Non è facile intendersi sul concetto di democrazia, che ha in sé della cultura, dell’etica e della morale. Ha in sé la libertà dall’oppressione, da una soggezione che assume connotazioni diverse nel tempo. Militare prima. Mediatica oggi.

Sotto profili diversi aiutano la riflessione le esperienze di Alessandro Manzoni e Giuseppe Mazzini.
Manzoni non ha mai aderito a un’organizzazione politica. Ha preferito restare a guardare a distanza. Studiò bene il sistema italiano proprio durante la sua permanenza a Parigi e a quell’impegno si deve il capolavoro de ‘I Promessi sposi’, sintesi delle contraddizioni di una Società fintamente oppressa, fintamente desiderosa di cambiamento, eppure tanto incline a chinare il capo dinanzi al padrone del momento.
Del pari, Mazzini, che invece aderiva a movimenti di gruppo, quelli crepuscolari della Carboneria, non raggiungeva traguardi di vera Rivoluzione, incapace di mobilitare le masse e forte soltanto dell’azione di cellule locali, motivate ma non tra loro coordinate. I tentativi di allargare la portata dell’opera furono tanti e realizzati in varie direzioni. La Giovine Italia vendeva il sogno dell’Unità, senza riuscire a creare i presupposti per la sua realizzazione, senza spiragli di concretezza.

Le strade verso l’Unità e la democrazia sono sempre state impervie. Hanno sempre imposto costanza nel sacrificio, lucidità d’analisi e di previsione, e uno sforzo di sensibilità e apertura, con superamento dei propri limiti, delle proprie certezze e delle proprie abitudini.

L’abilità da sviluppare, per dare vita a progetti comuni, sta anche nel comprendere come definire i ruoli di gioco, nel creare affinità inedite, nel distinguere amicizia e attitudine alla costruzione. È nella eterogeneità della composizione dei gruppi, nella diversità, che si scoprono le sinergie.
L’idea condivisa prima dell’io. La riflessione prima dell’emotività.

E invece si guarda sempre più spesso al dito, e non si vede la luna.

In Parlamento si conducono battaglie per la revoca del vitalizio a un condannato, e non si ha il coraggio di affrontare problemi comuni, di confrontarsi con le cause reali del disastro globale che ha afflitto, e ancora affligge, anche il nostro Paese, tra gli altri, e di dare risposta a chi ha subito un drammatico arresto lavorativo e uno stravolgimento delle proprie abitudini di vita, quando non perdite più alte. Eppure questo sarebbe essenziale, per capire se sono stati commessi errori da non ripetere in futuro. I privilegi, reali o fittizi, della casta politica sono facile maschera per questioni più difficile da risolvere.

È una scelta. Per certo pilotata da interessi di tipo economico che poco hanno a che fare con quei bisogni dei cittadini che dovrebbero guidare l’azione politica.

Si ritorna al problema dell’oppressione mediatica, che devia l’attenzione da ciò che conta davvero. Sì che la democrazia resta solo parola scritta su carta.

In questo il germe di una nuova, vera, Rivoluzione fatta di verità e di ripristino della gerarchia dei valori.
Serve ricalibrare le energie verso quello che conta davvero, rifuggendo dalle tentazioni del futile e della suggestione alimentata da chi vuol dirottare l’attenzione delle masse nel verso a sé più favorevole.

Quando il Popolo ritornerà a vedere, non sarà più possibile imbonirlo o controllarlo. Lo sanno bene tutti i gruppi interessati a conservare il potere, apparentemente distanti tra loro per pensiero o idea politica, ma uniti nel desiderio di intorbidire la realtà percepita dai cittadini.

Meritocrazia viaggia in altra direzione, in quella della concretezza, del garbo, dell’umiltà e dell’altruismo, dell’impegno, costante, dell’azione.



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