Percorsi di specializzazione per il sostegno didattico degli alunni con disabilità: MI chiede immediati interventi di revisione
Con il decreto legge dello scorso 31 maggio sono introdotti i Percorsi di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità per i possessori di titolo conseguito all’estero, in attesa di riconoscimento.
L’art. 7 dispone, tra l’altro, che coloro che, alla data di entrata in vigore del decreto, abbiano conseguito presso una Università estera legalmente accreditata nel Paese di origine o altro organismo abilitato all’interno dello stesso, secondo specifiche disposizioni che certificano il possesso di una formazione professionale acquisita in maniera prevalente sul territorio dell’Unione europea, una qualifica professionale o un titolo di formazione (di cui all’art. 4, comma 1, lett. c, d.lg. 9 novembre 2007, n. 206, ammissibile in base ai criteri stabiliti dal decreto di cui al comma 3), e abbiano pendente, oltre i termini di legge, il procedimento di riconoscimento del titolo di formazione ovvero abbiano in essere un contenzioso amministrativo per mancata conclusione, entro i termini di legge, del procedimento possono iscriversi ai percorsi di formazione, riferiti a un solo grado di istruzione, se, contestualmente all’iscrizione, presentano rinuncia a ogni istanza di riconoscimento sul sostegno.
Con il superamento dei percorsi di formazione si consegue un solo titolo di specializzazione per le attività di sostegno didat-tico agli alunni con disabilità, relativo al grado di istruzione del percorso di formazione scelto.
È poi previsto che siano definiti i criteri di ammissibilità dei titoli di cui al comma 1 e i corrispondenti requisiti di qualità, e i contenuti formativi dei percorsi, riferiti ai diversi gradi di istruzione e alle distinte tipologie dei medesimi titoli.
Tale previsione ha incontrato il fermo dissenso delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, perché ritenuta discriminatoria nei confronti dei docenti italiani che, a parità di condizione, dovrebbero essere preferiti nell’inserimento nelle graduatorie GPS, risultando assolutamente insoddisfacente l’inserimento a pettine degli abilitati all’estero. I sindacati pro-pongono piuttosto l’inserimento in coda dei contendenti.
È certo che molti docenti abilitati e specializzati in Italia si vedranno scavalcati nell’accesso ai contratti a tempo determinato, soprattutto alla luce del fatto che è stata concepita un’ulteriore rilevante modifica apportata alle tabelle di prima fascia della scuola secondaria, con l’attribuzione dello stesso punteggio, pari a 24 punti, sia per i corsi ordinari che per i corsi abilitanti di qualsiasi peso formativo (60, 36 e 30).
Un’attenta analisi della disposizione impone un distinguo: a dispetto delle ipotesi avanzate negli scorsi mesi, il decreto disciplina l’ammissione con riserva degli abilitati all’estero previo riconoscimento del titolo straniero.
È evidente dunque che, non potendosi per definizione ritenersi tale posizione soggettiva consolidata, l’inserimento con riserva non dà diritto all’individuazione in qualità di avente titolo alla stipula di contratto; in attesa dello scioglimento della riser-va, l’aspirante è inserito in graduatoria nella fascia eventualmente spettante sulla base dei titoli posseduti pleno iure. Ne deriva che, in caso di effettiva stipulazione del contratto, è lecito attendersi una formulazione del testo negoziale coerente con tale status ‘provvisorio’ (ad esempio con l’inserimento di clausole risolutive espresse nella eventualità del mancato avveramento della condizione relativa all’effettivo riconoscimento).
In disparte i profili di lamentato svantaggio di tale iniziativa a discapito dei tanti docenti abilitati in Italia, ciò che preoccupa di più è l’idoneità almeno potenziale a costituire una fucina di ricorsi, con conseguenti rallentamenti sull’azione didattica. L’incertezza originaria della posizione del docente non potrà che ripercuotersi sulla continuità didattica proprio degli alunni più fragili in quanto bisognosi del sostegno; e i numeri sono assolutamente non incoraggianti in quanto, stando ai report sindacali, si discorre di oltre 12.000 aspiranti.
La questione è complessa, e l’inserimento a pettine nelle graduatorie sembra un tentativo di soluzione salomonica.
Meritocrazia Italia chiede che si tenga conto dell’esatto piano degli interessi. Non si ribaltino le priorità. Il maggior danno di una riforma non ben ponderata si esprimerebbe in termini di rallentamento della didattica e di discontinuità del servizio, e quindi affliggerebbe l’interesse, superiore, dei ragazzi, specie se svantaggiati dal BES. Siano sperimentate soluzioni utili a ga-rantire l’effettivo bilanciamento tra tutti gli interessi in gioco, puntando sulla celerità dei controlli sui titoli per arrivare nel minor tempo possibile alla stabilizzazione del docente assunto e al contempo regolamentare analiticamente i criteri di valutazione al fine di ridurre la minimo il contenzioso che già si intravede all’orizzonte.
Stop war.