Pericolo ‘lupi’

Pericolo ‘lupi’

L’impatto dei progetti ambientali

Il lupo è il simbolo della resistenza.
Nessun altro grande predatore è riuscito a resistere alla pressione dell’uomo come il lupo.

Per lungo tempo considerato un animale in via di estinzione, anche a causa di una caccia indiscriminata, dopo essere considerato una specie importante per la biodiversità, sta ripopolando diverse aree, ma purtroppo, non trovando sufficiente fauna selvatica per alimentarsi, sta conquistando parti di territorio attaccando greggi e animali da compagnia. Ciò ha causato conflitti tra gli agricoltori, che, vista la minaccia per i propri animali, chiedono di controllarne il numero; gli ambientalisti, che ne difendono la presenza; alcuni imprenditori turistici, che lo vedono come un’attrattiva, e chi avverte il pericolo per gli animali allevati per hobby o per servizi di pet therapy (come chi fa onoterapia).

La diffusione del lupo interessa tutto l’arco alpino (dal Friuli al Piemonte, all’Austria, alla Svizzera, etc.).
In Italia, è presente sulle Alpi, sull’Appennino, in collina e ormai in pianura e sulle coste come in Piemonte, Abruzzo o nelle Marche.
Le evidenze degli aumentati attacchi agli allevamenti e alla sicurezza dei turisti sono tante.

Il punto è che non tutti i territori sono idonei a ospitare i lupi. Alcuni, per loro conformazione, sono del tutto inadeguati, date la poca fauna selvatica, i molti allevamenti di bestiame di piccole dimensioni, le valli strette e montuose che limitano la possibilità di pascolo agli allevatori e restringono il luogo di caccia dei lupi.

Tra i territori più martoriati vi sono le valli del bellunese (Alpago in primis) e Trentino alto Adige. Come luoghi fragili, il bellunese, Cortina, Feltre e Val di Zoldo.
Neppure le opere di prevenzione sono sufficienti. Il lupo ha imparato a saltare i recinti elettrici o scavarne buche. Anticipa la chiusura serale degli animali con attacchi nelle ore diurne. I cani non sono un problema, vengono sbranati o isolati con una parte di gregge. Usa il recinto come trappola per il bestiame, che non può più scappare.

La Commissione europea ha dichiarato che, a fine 2023, effettuerà un’analisi approfondita di tutti i dati scientifici e tecnici disponibili. Ma ogni territorio ha la sua mappatura e storia già documentata.
Ora è tempo di aiutare le comunità locali a difendersi e a evitare che la situazione si aggravi.

Analizzando il problema, emerge che alla base c’è sempre la mancata capacità di gestione prospettica delle risorse.
Il progetto di reinserimento dei lupi è il caso più evidente per spiegare la differenza tra il concetto di sostenibilità e quello di ambiente, che in Italia vengono sovente utilizzati come sinonimi. Anche il più bel progetto può risolversi in un grosso danno, se poi non si è in grado di gestirlo, soprattutto a livello politico. Purtroppo, sono tantissimi i progetti fatti soltanto per ‘spendere soldi sul territorio’, ma poi destinati ad arenarsi.

Vanno perse opportunità di investimento di giovani imprenditori, magari inesperti a trattare con i lupi, ma determinati a cambiare la qualità di vita volendo lavorare all’aria aperta, per un turismo sostenibile e tutela delle persone e dell’ambiente.

Servirebbe:
– accelerare la ricerca e l’analisi dei dati, analizzando non solo la quantità di lupi, ma quella della popolazione, degli imprenditori e delle loro tipologie, al fine di aiutare lo sviluppo economico e sociale;
– identificare i luoghi in cui il lupo non possa essere ammesso, luoghi con fragilità particolari, come le valli montane alpine e attuare efficaci controlli, prevenzioni e protezioni;
– affrontare il tema in modo multidisciplinare non solo ambientale, ma anche economico e sociale, facendo formazione e guidando gruppi di collaborazione per la gestione del territorio;
– coordinare tavoli di confronto tra allevatori, agricoltori, ambientalisti, associazioni, cittadini, imprenditori del turismo e dell’ospitalità per negoziare con adeguate soft skill, perché è dalle opinioni differenti che possono venire le soluzioni migliori;
– utilizzare indicatori di impatto, come: il numero di lupi rispetto al numero di uomini addestrati per proteggersi e proteggere le greggi, soprattutto ora che rispetto ad anni fa le montagne sono disabitate.

A breve termine siano:
– realizzate zone di contenimento dei lupi con azioni di coordinamento e controllo;
– promosse azioni di prevenzione e di annientamento delle cause che portano alla creazione di ibridi lupo-cane;
– incentivare la formazione dei giovani per la gestione delle opportunità economiche e del territorio in modo sostenibile e durevole.

Non si perda di vista la complessità dei territori, con visione sostenibile a 360 gradi e a lungo termine.
Le scelte politiche siano in grado di andare oltre al valore che un’iniziativa può avere per uno o pochi stakeholder all’interno di un contesto, e sappiano apportare un cambiamento economico, ambientale e sociale per il benessere di tutti: uomini, animali, economia, ambiente e società.

 

 

 

FONTI
– repubblica.it/green-and-blue/2021/01/18/news/il_ritorno_di_lupi_orsi_e_linci_una_sfida_per_l_europa-282656999
– corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2023/06/13/news/tambre_lupo_aggredisce_cani-12855351/
– corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2022/08/17/news/alpago-il-lupo-attacca-sotto-il-dolada-15-ovini-predati-e-dispersi-1.41635398
– amicodelpopolo.it/2020/07/27/attacco-del-lupo-ai-cani-da-guardiania-coldiretti-la-resistenza-di-chi-lavora-sul-territorio-e-al-limite/?doing_wp_cron=1692472605.4460220336914062500000
–  trentotoday.it/cronaca/lupi-attaccano-uccidono-cane-pastore-terragnolo.html

 

 

 



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