Pisa: sia fatta verità senza condizionamenti politici. MI è sempre dalla parte della cooperazione tra cittadini e Istituzioni
Fanno molto discutere i recenti fatti di Pisa.
Il diritto di manifestare le proprie idee e il proprio dissenso, purché, è ovvio, esercitato senza ricorso alla violenza, è un diritto fondamentale costituzionalmente riconosciuto.
Forme di manifestazione non violenta hanno segnato la storia dei popoli.
Professando una disobbedienza civile non violenta, Gandhi guidò milioni di indiani sfidando il monopolio britannico. Furono quasi quattrocento i chilometri percorsi dal leader del movimento di emancipazione indiano, sulle coste dell’oceano India-no. Voleva denunciare il monopolio con cui il governo britannico sfruttava le miniere di sale in India. Questa manifestazione ha portato all’indipendenza dell’India nel 1947 ed è diventata un simbolo internazionale di lotta pacifica per i diritti civili.
La marcia su Washington del 1963, guidata da Martin Luther King Jr., è stata un momento epocale nella lotta per i diritti civili degli afroamericani negli Stati Uniti. La manifestazione pacifica ha richiesto l’uguaglianza razziale e ha culminato nel fa-moso discorso ‘I Have a Dream’. Ha contribuito all’approvazione del Civil Rights Act del 1964 e ha ispirato movimenti per i diritti civili in tutto il mondo.
Una manifestazione pacifica può essere un modo efficace per esprimere dissenso e promuovere le proprie proposte e le proprie posizioni.
Avviene in tutti i Paesi del mondo. I manifestanti indossano una pettorina, imboccano fischietti ed altri strumenti sonori per attirare l’attenzione dei passanti negli spazi loro assegnati e di solito delimitati da transenne poste in loco dalla municipalità.
Le giornate di Pisa hanno evidentemente risentito di una mancata ottimale gestione nell’iter di realizzazione e di un mancato coordinamento tra organizzatori e prefettura.
I giovani partecipanti, forse per inesperienza o per mancanza di coordinamento, o forse anche per mancanza di guida da parte degli organi pubblici, hanno creduto possibile muoversi liberamente e disordinatamente per la città. Le forze dell’ordine, dal lato loro, hanno il dovere di assicurare la protezione dei luoghi sensibili, come le ambasciate, i consolati o i luoghi di culto.
Fatto è che la vicenda non deve ripetersi. Con la violenza, da chiunque perpetrata, non si ottengono mai giusti risultati, anzi se ne ottengono in misura di gran lunga inferiori e di gran lunga meno edificanti rispetto a quelli portati dalla forza dello spirito pacifista che anima i progetti volti ad un cambiamento positivo.
Ora serve riportare i fatti a verità con adeguate indagini, per le giuste attribuzioni di responsabilità, senza i soliti, controproducenti, condizionamenti politici. Meritocrazia Italia reputa fondamentale insistere sull’educazione al rispetto e al corretto esercizio dei diritti. A tal fine, utile sarebbe che, specie negli istituti superiori, si tenessero delle lezioni per spiegare ai giovani come poter manifestare il loro disagio e dissenso nel rispetto delle regole delle quali ogni Stato democratico deve dotarsi per garantire la sicurezza e la civile convivenza.
Stop war.