PNRR: stato dell’arte e prospettive
Cosa accadrà
All’indomani del parere favorevole all’invio all’Italia della seconda rata di finanziamenti da 21 miliardi, legata al raggiungimento delle quarantacinque scadenze da completarsi entro il primo semestre del 2022, sono emerse non poche criticità legate alla difficoltà di spesa dei fondi europei rispetto a quanto inizialmente stimato.
Con dati alla mano, molti sono i cantieri non ancora avviati, e questo renderà necessario velocizzare i tempi per riuscire a concludere tutti i progetti entro il 2026.
I ritardi, in parte da ascrivere all’impennata dei costi delle opere pubbliche e in parte alle difficoltà nel portare a compimento le complesse procedure richieste dal PNRR, acuite dalla fragilità amministrativa dei soggetti attuatori, costringerà l’Italia a spendere molti più soldi nei prossimi anni, atteso che a oggi è stata impiegata circa la metà dei fondi disponibili. Nello specifico: 40,9 miliardi nel 2023, 46,5 miliardi nel 2024, 47,7 miliardi nel 2025 e 35,6 miliardi nel 2026.
Ciò dà l’idea delle difficoltà che attendono le nuove Istituzioni, che saranno alle prese con il raggiungimento dei target ovvero con la messa a terra degli interventi.
Alcune misure per ovviare a questi problemi sono state già approntate, ma quelle introdotte dal Governo uscente potrebbero non bastare.
Ci si riferisce, in particolare:
a) alla temporanea assunzione di personale destinato a supportare direttamente o indirettamente le amministrazioni coinvolte (con il reclutamento di 1.000 esperti a supporto degli enti locali, che si traducono in alcune decine di assunzioni per ogni Regione, e 2.800 assunzioni per rafforzare le pubbliche amministrazioni del sud, molte delle quali non si sono perfezionate per mancata accettazione della proposta di assunzione), e
b) alle manovre introdotte per mitigare l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia (introduzione delle clausole di revisione dei prezzi, annullamento delle aliquote per l’elettricità e la diminuzione di quelle per il gas, credito d’imposta per le imprese, riduzione delle accise e dell’Iva sui carburanti, istituzione del fondo per la realizzazione dei progetti che coinvolgono i comuni con più di 500mila abitanti, potenziamento di quello a sostegno di progetti comuni di interesse europeo (Ipcei), istituzione del fondo per l’housing universitario, estensione anche ai progetti finanziati con il Piano di ripresa delle risorse contenute nel fondo per le opere indifferibili).
Se finora i ritardi nella realizzazione dei progetti PNRR non hanno inciso sull’erogazione dei fondi da parte dell’Unione europea, con il passare dei mesi le cose cambieranno; ci si avvia verso una fase nella quale si dovrebbe iniziare a raggiungere i target stabiliti nel PNRR, con la conseguente necessità, all’esito della ricognizione sullo stato di attuazione del piano già operata, di programmare per tempo le misure atte a evitare ulteriori irrimediabili ritardi con conseguente perdita dei fondi resi disponibili.
Ferma la necessità di efficientare la neoistituita piattaforma Regis (destinata a raccogliere i dati comunicati dai soggetti attuatori) per operare un monitoraggio reale sullo stato di attuazione dei progetti, ora è indispensabile, tra l’altro,
– attuare politiche di rinnovamento generazionale, di lungo periodo, dei funzionari pubblici, mediante procedure di reclutamento volte a verificare il possesso delle necessarie capacità manageriali in capo ai candidati piuttosto che di conoscenze dal contenuto meramente nozionistico investendo nelle more, causa le imminenti scadenze, strutture tecniche specializzate del compito di supportare la capacità amministrativa dei soggetti pubblici attuatori dei progetti, anche per realizzare l’obiettivo trasversale a tutte le missioni di colmare l’atavico divario territoriale esistente;
– erogare, senza attendere l’approvazione della legge di bilancio, risorse atte a calmierare gli aumenti di costi di energia e materie prime, per poi muoversi nella direzione di creare condizioni di maggiore indipendenza energetica del Paese perseguibili attraverso l’approvazione di un Piano nazionale energetico che valorizzi l’impiego di fonti di energia rinnovabili e la diversificazione di forniture e fonti e la rivisitazione del Piano di ripresa che tenga conto della possibilità di fruire delle risorse del REPowerEU per gli interventi di natura strutturale.
L’auspicio è, come sempre, che si abbandoni una visione legata alla contingenza e si punti ad ambiziose riforme di sistema, per dare un nuovo volto all’Italia.