Politiche del lavoro: non si parli solo di salario minimo
L’intera discussione sulle politiche del lavoro sembra incentrato sulla sola questione dell’introduzione del salario minimo.
La proposta di legge all’attenzione del Governo prevede un salario minimo di 9 euro lordi.
Da alcuni sondaggi risulta che il 53,5% dei cittadini è favorevole; un ulteriore 6,3% è d’accordo ma solo se si escludono alcune categorie come l’agricoltura, il lavoro domestico e l’assistenza agli anziani, mentre l’8,9% lo è ma considera troppi 9 euro. Contrario il 24,2%, secondo cui il salario dovrebbe essere generato solo dall’incontro della domanda delle imprese e dell’offerta del lavoratore.
Senza sottovalutare l’importanza della questione, Meritocrazia Italia ha in più occasioni ricordato che i salari in Italia sono già definiti, per molte categorie professionali, dai Contratti Collettivi Nazionale di Lavoro (CCNL). Solo alcune categorie di nuovi mestieri (ad esempio i rider che effettuano consegne a domicilio) non sono al momento coperti.
Si ricorda inoltre che la paga oraria minima per il settore dei metalmeccanici è di 11 euro lordi. Vigono poi ulteriori forme di retribuzione per i lavoratori, tra le quali la retribuzione differita del TFR e la tredicesima mensilità, oppure gli incrementi automatici retributivi quali gli scatti di anzianità, la contribuzione delle aziende ai fondi pensione integrativi, i buoni pasto e altre forme migliorative della paga oraria che non esistono in altri Paesi europei. Per questo il confronto con la paga oraria minima applicata in altri Paesi dell’Unione può essere, in molti casi, non esaustivo.
È richiamato come modello quello tedesco: lo scorso anno, la paga oraria minima applicata è stata aumentata da 10 a 12 euro lordi. Tuttavia questo strumento è utilizzato in Germania principalmente per le forme di lavoro denominate “mini job”, dove è previsto un massimo di 14 ore e 59 minuti di lavoro alla settimana e dove si possono guadagnare al massimo 6.240,00 euro all’anno, compresi anche i pagamenti una tantum, come le gratifiche natalizie o le ferie. Questa forma di inquadramento salariale viene utilizzata per i lavoratori nei ristoranti, negli alberghi, nei supermercati e sono rivolti principalmente agli studenti o a persone che lavorano occasionalmente.
La presenza capillare della contrattazione collettiva di settore da sempre detta una regolamentazione di comparto, qualificando le peculiarità anche economiche di determinati ambiti lavorativi, in maniera non asettica ma puntuale e ricognitiva delle esigenze specifiche del settore. Non sempre l’equiparazione indistinta è sinonimo di correttezza di intervento.
Per questo, Meritocrazia Italia invita la politica a una serena e attenta analisi del problema retributivo dei lavoratori italiani, che ha bisogno di essere rivisto sia per gli importi retributivi sia con riferimento al prelievo fiscale e per i prelievi contributivi (parafiscalità) applicate sulle buste paga dei lavoratori. Chiede al Governo di sensibilizzare gli organismi preposti a effettuare i controlli sul rispetto delle norme contrattuali e la sicurezza dei lavoratori in tutti gli ambiti lavorativi ad agire con maggiore impegno ed efficacia, per marginalizzare il ricorso al lavoro nero e l’evasione contributiva, che rappresentano il vero problema da risolvere per migliorare il benessere dei lavoratori e delle famiglie italiane meno protette.
Stop war.