POVERTÀ EDUCATIVA E INCLUSIONE SOCIALE

POVERTÀ EDUCATIVA E INCLUSIONE SOCIALE

Un passo verso la coesione

In Italia, oltre 1 milione e 200 mila minori vivono in condizione di povertà c.d. assoluta, e altri 2 milioni sono in povertà relativa.

La povertà economica, però, è problema che cede in gravità rispetto a quello, più rilevante eppure connesso, della povertà educativa. Fenomeni che si alimentano reciprocamente. È certo che, in generale, la crisi economica abbia inciso fortemente sulle condizioni di vita di bambini e ragazzi.
Il Italia, secondo le rilevazioni OCSE PISA, il 24,7% degli alunni di 15 anni non supera il livello minimo di competenze in matematica e il 19,5% in lettura, posizionandosi tra i ‘low achiever’ nella classifica dei Paesi OCSE. I risultati mutano notevolmente in base alle seguenti variabili: status socio-economico e culturale della famiglia; stimoli ricreativi e culturali; fattori relazionali; genere e origine migrante.

Le nuove forme di marginalità e di povertà educativa sono questione tornata prepotentemente al vertice dell’emergenza sociale, anche per i correlati fenomeni di devianza e di criminalità che coinvolgono, assai di frequente, ragazzi sempre più giovani. Il fenomeno delle ‘baby gang’, unitamente al dilagare di atti di bullismo nei riguardi di coetanei o indirizzati ad adulti fragili, tristemente macchiano la cronaca recente. Tanto frequenti sa non suscitare più clamore.

L’espressione ‘povertà educativa’ definisce «la privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni», situazione che rappresenta un pericoloso limite allo sviluppo delle competenze e soprattutto delle relazionali e sociali, fondamentali per il benessere, per il successo nel mondo del lavoro e per una partecipazione attiva nell’economia e nella società.
La povertà educativa, insomma, integra la massima condizione di svantaggio che si genera di fronte a condizioni di deprivazione materiale ed economica e trova le sue espressioni più evidenti non solo nell’esclusione all’accesso a una formazione adeguata, ma anche a spazi e ambienti di vita degni, a opportunità ludiche, culturali e di socializzazione più ampia.

È un fenomeno multidimensionale, frutto del contesto non inclusivo di tipo economico, sociale, familiare in cui spesso vivono i minori.

Il dibattito in corso nelle Nazioni Unite per una ‘Agenda 2030 for Sustainable Development Goals’, riporta la necessità di fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e opportunità di apprendimento permanente per tutti».
In particolare nel ‘Social Investment Package’, pubblicato nel 2013, la Commissione Europea sollecita i Paesi membri a investire nei bambini e nei giovani e a combattere la trasmissione di svantaggio tra generazioni. Nel documento, inoltre, si raccomanda agli Stati di creare servizi di qualità per la prima infanzia, fondamentali per il buon sviluppo e futuro benessere dei giovani, e contrastare fortemente fenomeni quali l’abbandono scolastico, riconosciuto come concausa proprio dell’esclusione sociale e della povertà educativa.

In questo quadro è essenziale un maggiore impegno nella rimozione di gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale alla piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Serve un reale coinvolgimento di istituzioni, associazioni, università, comunità locali e gli stessi ragazzi, in azione sinergica per l’adozione di misure che non riguardino soltanto la Scuola, ma anche le politiche urbane, l’ambiente, lo sport e la cultura.
Certo potrebbe aiutare anche una maggiore apertura della Scuola al territorio e un maggiore investimento in attività extra-curriculari o di didattica laboratoriale per lo sviluppo delle soft skill, nonché in percorsi che mirino a insegnare a riconoscere il valore della relazione impegno-onestà-legalità, soffermandosi sulla dignità del lavoro, che si esprime non tanto in quel che si fa, ma nel modo in cui lo si fa.

Occorre puntare su attività di sensibilizzazione sociale finalizzate a orientare i giovani a una cultura della legalità, della parità di genere e dei corretti stili di vita, il rispetto dell’ambiente e il superamento di ogni forma di illegalità, discriminazione e violenza, ovvero percorsi di educazione alla lettura, alla musica, al teatro, alle arti, allo sport e alla conoscenza consapevole ed al rispetto dei diritti altrui, anche finalizzati all’inclusione lavorativa.

Per eliminare la povertà educativa e spezzare le catene della diseguaglianza tra minori occorre rafforzare il legame tra educazione inclusiva e inclusione sociale, in un’ottica di coesione sociale.



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