Privatizzazione di Ita Airways: si punti a un piano industriale strategico
È pubblicato il nuovo decreto sulla privatizzazione di Ita Airways, emesso il 22 Dicembre scorso.
Da quella data ai soggetti che hanno manifestato interesse a partecipare alla procedura di cessione nei mesi passati, e solo a quelli, è stata riconosciuta la possibilità di inviare la propria offerta per entrare nel capitale della compagnia aerea italiana.
Nonostante gli sforzi profusi, gli ultimi anni si sono chiusi in perdita; allo stato Ita risulta ancora molto debole e presenta conti in rosso. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, cui la società appartiene al 100%, fino a oggi ha speso per il vettore 20 milioni di euro come conferimento iniziale di capitale, 700 milioni di euro come aumento di capitale, e 400 milioni di euro come liquidità. Di rilancio in rilancio la compagnia ha in pratica assorbito oltre 1,3 miliardi di euro dei contribuenti, e finora ha volato in perdita, con una mini flotta di una sessantina di aerei, perdendo circa 1,5 milioni di euro al giorno (cifre impietose e disarmanti).
Il considerevole sforzo finanziario non è servito a garantire un ruolo rilevante alla compagnia, neppure sul mercato nazionale.
In ogni caso, in forza di accordi raggiunti con Bruxelles, lo Stato dovrebbe versare nelle casse di Ita ancora un’ultima tranche dei trasferimenti autorizzati, pari a 200 milioni di euro, dopo di che non potrà più sostenerla.
La strada della vendita della compagnia è da tempo considerata una necessità da quasi tutti gli schieramenti politici, ma i nodi da sciogliere restano comunque tanti, e tra questi quello dell’esubero di personale. Con grande probabilità, per risanare Ita sarà necessario licenziare diverse migliaia di persone, con contratti di lavoro eccessivamente onerosi per l’attuale stato di salute economica della Compagnia. Su questi licenziamenti si è scontrato fino ad oggi ogni tentativo di conciliazione per un vero risanamento.
Tra i potenziali acquirenti negli ultimi mesi è sempre stata in prima linea Lufthansa, mentre si sono tirati indietro il fondo statunitense Certares, Air France e il gruppo navale Msc.
Ed è delle ultime ore la notizia che il Mef ha finalmente sottoscritto la lettera di intenti di Deutsche Lufthansa AG, documento che dà il via alla trattativa privata ed esclusiva tra le parti. Se le parti troveranno punti di incontro, la prossima fase vedrà la sottoscrizione di un accordo preliminare di vendita, che dovrà avere il via libera da parte della Corte dei Conti, dell’Antitrust italiano e dell’Antitrust dell’Unione Europea, prima di addivenire ad un contratto definitivo, che secondo le valutazioni del Ministero potrebbe essere firmato già per giugno.
Nella consapevolezza che solo un partner commerciale forte possa assicurare a Ita Airways e ai suoi lavoratori un futuro non incerto, e che la compagnia tedesca possa esserlo, Meritocrazia Italia auspica che la cessione mantenga come obiettivo precipuo quello di uno sviluppo profittevole della Compagnia, e soprattutto che il piano industriale ponga particolare attenzione allo sviluppo degli hub nazionali, all’ingresso in mercati strategici e all’incremento delle rotte a lungo raggio. Perché la gestione di Ita, successiva alla cessione, sia realmente adeguata ad assicurare il conseguimento degli obiettivi del piano medesimo, riteniamo fondamentale che sia prevalentemente coinvolta la compagnia aerea acquirente, e che al Ministero dell’economia e delle finanze siano riconosciuti poteri di controllo sulla gestione stessa e il diritto di gradimento su nuovi azionisti.
È indispensabile altresì che, con un nuovo giro di assunzioni, tornino in organico almeno parte di lavoratori posti in cassa integrazione, tra l’altro dotati di competenze pluriennali.
Stop war.